“Viveva, or non è molto, in terra della Mancia...negli intervalli di tempo
nei quali era in ozio si applicava alla lettura dei libri con predilezione e sì grande compiacenza, che obliò quasi interamente l'esercizio della caccia ed anche l'amministrazione delle cose domestiche”. Così comincia l'avventura di Don Chisciotte che bardato della sua armatura intraprese la strada che lo avrebbe portato a combattere numerose battaglie per conquistare la sua Dulcinea.Domenica noi novelli Don Chisciotte accompagnati da tantissimi Sancho Panza non eravamo nella Mancia ma in via dei Fori Imperiali, anche noi bardati di canotta e pantaloncino desiderosi di conquistare la nostra Dulcinea che altrettanto diffidente ci chiede di combattere battaglie difficili prima di concederci la sua mano: nell'occasione l'amata si chiama Maratona di Roma.
Doveva
essere la Maratona da pace-maker delle 3 ore ed invece all'ultimo momento mi si voleva dirottare sulle 3'15'': la risposta è stata secca ed immediata. No, ancora per un po' voglio combattere per conquistare il traguardo delle 3 ore prima di passare allo step successivo.Libero quindi, libero di lasciar andare le gambe a ricercar da sole il ritmo, quello che si può tenere senza soffrire più di tanto nella prima parte, quello che consente di guardarsi attorno.
C'è un problema a Roma, guardarsi attorno sarebbe bello e la materia da ammirare non mancherebbe ma il terreno è accidentato, l'appoggio incerto e le mie caviglie (con tendini annessi) meritano considerazione, i garretti del mio Ronzinante vanno trattati con attenzione e preservati.Così gran parte della gara ho dovuto spendere (io come gli altri) energie preziose per cercare il giusto appoggio sui sanpietrini.L'attesa della partenza è stata lunga e vissuta insieme ai miei amici di ventura
Renato, Stefano e Michele; il commento principale quanto ci avrebbe danneggiato il vento che minaccioso faceva ondeggiare le cime degli alberi, per fortuna un bel sole ci avrebbe accompagnato sino al traguardo. Eolo però è infingardo soffia sempre contro, se va bene te lo trovi di lato e nei tratti in cui dovrebbe essere a favore (se la fisica non è un'opinione) arriva la Legge di Murphy, quel tratto sarà coperto e quindi non godrai dell'effetto benefico.La musica tratta dalla colonna sonora di Momenti di Gloria è servita ad alzare il tasso di adrenalina, poi lo sparo e via ad iniziare questa nuova battaglia.Un fiume di gente, gambe ansiose di liberare energie, gomiti che larghi cercano varchi dove infilarsi, sorrisi, saluti, timori, gesti scaramantici. Che la Maratona inizi.Piazza Venezia e l'Altare della Patria sulla nostra sinistra, avremo modo di rivederlo; ora bisogna trovare il ritmo giusto; dinanzi a me vedo due maglie con i mori sardi: è Pierpaolo Stefanopoli, un saluto e poi entrambi alla ricerca dello stesso obiettivo, under three hours.Circo Massimo, Piramide e via verso la Basilica di San Paolo dove al 5° km la media segna 4'08'' al km, non è un ritmo che ho ricercato, le gambe vanno da sole evidentemente è quello giusto, mi limito a premere il pulsante dello split senza badare neanche a controllare ogni km.Si torna indietro costeggiando il Tevere per un lunghissimo tratto prima su una sponda poi, dopo aver attraversato un ponte, sulla sponda opposta, un nuovo ponte e ci si dirige verso “Er Cupolone”; il viale che offre la vista della Basilica di San Pietro è molto affascinante da percorrere. Al mio fianco quasi dalla partenza vi sono due amici veneti, Tiziano di Treviso che ho conosciuto alla Camignada dello scorso anno e un tesserato della società “Aggredire” del quale io, smemorato, non ricordo il nome. Scambiamo qualche parola, a tratti fatico a tenere il loro passo ma siamo sempre lì.Ogni tanto uno sguardo al Garmin: l'indicazione è fissa sullo stesso ritmo, le gambe sono in funzione PILOTA AUTOMATICO, 4'08'' al km.Transitiamo alla mezza in 1:27'19'', riflessione immediata: si tratta dello stesso tempo, al secondo del mio passaggio a Barcellona di tre settimane fa; oggi però sono certo che quel tempo sarà difficilmente ripetibile, le gambe cominciano ad accusare la fatica e poi Eolo non ci dà tregua.Siamo nella zona del Foro Italico, è il momento di darsi una mossa: quando si è in difficoltà la miglior difesa è l'attacco. Il Don Chisciotte che è in me saluta gli amici, prende in prestito la Durlindana di Orlando e decido di vender cara la pelle, prima di cadere a Roncisvalle farò mia Dulcinea. Ronzinante a noi! Attacchiamo i mulini a vento (tanto il vento non manca)! Inizio una buona progressione aiutato anche dalla leggera discesa , la Moschea mi scorre accanto, sono in stato di grazia temporaneo, supero un sacco di concorrenti, guadagno posizioni con regolarità. Al 30° km la mia media non si schioda dal 4'08'', le gambe stanche ancora non mollano, faccio fuori “i mulini” uno alla volta; l'intermedio al 35° mi dice che ho addirittura incrementato di qualche secondo.Siamo ormai in pieno centro davanti a me intravedo il km 36, mi affiaca Sancho Panza il mio fido scudiero, mi supera, tenta di scappare. Uno scudiero non molla mai il suo capo nel momento del bisogno; non è Sancho e un podista travestito la guerriero che avevo superato nei primi km, spada in mano corre leggero, provo a stargli dietro ma le mie gambe accusano la fatica. Tra Via del Corso e Piazza del Popolo raccolgo tanti incitamenti dagli spettatori, il mio nome impresso sulla canotta viene scandito nelle lingue più svariate: “Animo, Antonio” urla una spagnola; “Go, Antonio, go” una americana lentigginosa ma carinissima; ci scappa pure qualche “e annamo Anto'” di chiare origini autoctone.Oramai sono agli sgoccioli, mancano “quattro sporchi km”, transito in Piazza di Spagna, altro bagno di folla e di incitamenti, non ho la forza neanche di volgere lo sguardo a sinistra per vedere la scalinata, la Fontana di Trevi meriterebbe molto più della mia indifferenza. Faccio ricorso alle strategie solite per consumare questi ultimi km: mancano due miseri giri del parco dove mi alleno, al traguardo. Altare della Patria, omaggio e rispetto ma il Colosseo è ormai il mio obiettivo.Faccio due conti, il risultato è ormai segnato, finirò in 2:55' se il cuore e la testa suppliranno alla mancanza delle gambe negli ultimi 2 km.Spremo le residue energie, i sanpietrini di Via San Gregorio sono l'ultimo supplizio, in fondo l'Arco di Costantino è la meta.Sulla curva in salita che costeggia il Colosseo il pubblico è assiepato, saluto e ringrazio per gli incitamenti, quando inizia la discesa improvvisamente piomba il silenzio, le transenne impediscono la presenza dei sostenitori. Lì davanti a me lo striscione del traguardo, ai lati il deserto, che malinconia questo arrivo.Non c'è neanche da lanciare la sfida al cronometro, arrivo rallentando in 2:55'21''; la medaglia al collo è un premio assai meritato quest'oggi.Don Chisciotte ha fatto sua Dulcinea per la 153^ volta ed anche quest'oggi sotto le 3 ore.L'attesa è ora per gli altri “amici di ventura” che invece sono rimasti vittima tutti di “galeotto fu il cag...”: Stefano conclude in 3:03' rimandando ancora il suo appuntamento con l'abbattimento del muro, Renato in 3:23', Michele 3:45'.Dopo la linea del traguardo vivo uno dei momenti meno positivi di questa manifestazione: la riconsegna sacche è un supplizio per molti, per cambiarsi bisogna trovare un angolino sull'asfalto e per fortuna che c'è il sole. Da questo punto di vista Roma è molto lontana da New York ed anni luce da Berlino, Dublino, Barcellona.Sarebbe impossibile nominare tutti gli amici tra gli oltre 11000 che hanno tagliato il traguardo:
i Mercurys di Vittorio Veneto,
Anna la maratoneta (PB in 3'05'')
Andrea Marchiol anche lui PB,
i coniugi Pagavino, quelli del Niù Team,
e poi certamente un pensiero al popolo dei delusi, di quelli che si aspettavano tanto ed hanno raccolto meno oppure a quelli che per un motivo o per l'altro non sono riusciti a tagliare il traguardo.
L'anno prossimo non tornerò perchè questi sanpietrini meritano un tempo più lungo per essere digeriti invece già domenica prossima sarò al via della Maratona di Treviso per una nuova sfida: indovinate un po' quale sarà il mio obiettivo?