Citroen Milano City Marathon
Giudizio complessivo: un disastro. Come trasformare un evento in un commedia metropolitana.Era la terza volta che tornavo a Milano per la maratona: la prima nel 2002 con arrivo e partenza dal Castello Sforzesco mi era piaciuta molto, in tutti i suoi aspetti eccetto l’expo, striminzito e monopolizzato da una sola azienda; la seconda mi aveva destato una buona impressione anche per la novità dell’arrivo in Piazza Duomo che donava quel quid in più anche se il problema legato alla mancanza di docce (anzi c’erano tre docce, ma con l’acqua fredda) mi aveva lasciato di cattivo umore.Quest’anno avevo pensato: avranno raccolto gli insegnamenti delle passate edizioni quindi non ci sarà alcun problema. Sbagliato. A volte dagli errori non si impara nulla e anzi si finisce per farne altri ancora più grandi. Elenco sin da subito tutti gli aspetti che a me sono parsi negativi per poi analizzare una buona prestazione personale e comunque uno splendido weekend milanese.L’expo che l’anno scorso era stato allestito ottimamente anche se un po’ fuori centro, quest’anno aveva dei limiti enormi sia come quantità che come qualità. Due piccoli tendoni in piazza del Duomo, uno dei quali adibito alla consegna dei pettorali e alla esposizione di articoli sportivi di una sola azienda; il secondo poco distante, con piccolissimi stand di prodotti poco vicini al mondo della corsa e comunque snobbato dai più.Il pasta party (al quale non ho partecipato) era poco riconoscibile e comunque mi è stato riferito povero e senza la possibilità di sedersi: un pasta party che si definisca tale deve saper offrire la possibilità ai podisti di trascorrere un’ora con gli amici, non solo un piatto di pasta al sugo.La postazione della partenza davanti alla stazione centrale è un luogo ameno e soprattutto con pochissimo spazio per potersi cambiare per 5000 podisti; molti lo hanno fatto all’aperto, ma se fosse piovuto, cosa sarebbe successo? Avremmo invaso la stazione centrale?La consegna delle sacche con gli indumenti di ricambio: pensare di ammassare 5000 sacche in soli 6-7 camion militari è da folli, o quantomeno da persone che non conoscono assolutamente il mondo della maratona, tutti cerchiamo giustamente di consegnarla all’ultimo momento perché a dicembre fa freddo, vedere due povere donne (anziane peraltro) costrette a subire l’attacco di centinaia di podisti assatanati alla ricerca di un varco per gettare la propria sacca mi ha fatto pensare agli assalti che si vedono in TV nelle zone di guerra ai sacchi di alimenti. Sarebbe stato tanto difficile sistemare un numero triplo di mezzi, oppure come si fa in tanti altri posti adibire autobus allo stesso uso? Ma no, queste sono cose che si fanno a Roma, a Parma, a Salsomaggiore, a Milano non si può!!!Atmosfera pregara come da garetta domenicale: la differenza fra il clima che sanno creare speaker come Brighenti, Mutton (impegnato all’arrivo) e Rossi con quello apatico di Milano (mi dicono che si chiami Brembilla) era enorme. Poche note per i forti, poi solo poche note stinte di colore, ma caricare i 5000 infreddoliti da un’attesa prolungata per esigenze televisive niente! Mi spiace dirlo, ma c’è molto da imparare e la differenza si è vista all’arrivo dove l’atmosfera era di ben altro tenore, il maratoneta, non solo quello da 2h10’ ha bisogno di sentirsi protagonista ma anche quello da 4h29’40".Un’altra caratteristica assolutamente stonata (ma qui l’organizzazione ha solo in parte responsabilità) è stata la numerosa presenza di podisti disonesti che ho visto numerosi introdursi nel percorso solo a metà gara (con regolare pettorale e chip), e verso i quali mi veniva da esprimere tutto il mio disprezzo; senza considerare gli evidenti tempi sospetti di diversi podisti che è semplicissimo vedere scorrendo la classifica con i parziali.Fra le note positive senz’altro la presenza di numerosi controlli, la segnalazione dei km con pannelli posti ben in evidenza, i ristori lungo il percorso e quello finale ben forniti: ne ho notato anche uno alla partenza nel quale veniva distribuito del thè caldo ideale con il freddo; molto gentili gli autisti dell’ATM che hanno svolto il servizio navetta sino all’Arena Civica dove si poteva usufruire delle docce (penso di aver fatto la più lunga della mia vita insieme a due altri podisti cremonesi).Ma veniamo alla nota che ha caratterizzato in negativo la gara di Milano 2004. Già in Italia pensare di organizzare una maratona interamente cittadina è molto difficile vista la scarsa mentalità sportiva dell’italiano medio, figuriamoci se lo svolgimento della gara provoca letteralmente il black-out del traffico. Si sono viste delle scene inenarrabili, code chilometriche di automobilisti strombazzanti, infuriati contro di noi e contro i vigili che hanno svolto il compito loro affidato in maniera encomiabile. Ho sentito di lanci di uova, di tentativi di aggressioni, ho visto dinanzi a me un automobilista forzare per uscire da un parcheggio e travolgere il podista che mi precedeva che con una ottima prontezza di riflessi è riuscito a scansarsi provocando una notevole ammaccatura all’auto. Mi chiedo: se quando sono transitato io la situazione era così negativa, cosa può essere accaduto 2 ore dopo, quando mai si sarà districato quel nodo di auto, cosa penserà per il resto della sua vita l’automobilista milanese tutti i podisti che incontrerà per strada? Era così difficile far coincidere lo svolgimento della maratona con la domenica di chiusura al traffico? Mi viene da pensare che non ci sia alcun feeling fra organizzazione e comune, e così non si fa molta strada, meglio chiudere baracca oppure scegliere di cambiare percorso mantenendo in città solo partenza ed arrivo.A margine, ma sostanziali alla mia maratona, due momenti che hanno fatto di questo gara un momento molto bello: la serata di sabato trascorsa insieme agli amici DRS che mi ha permesso di approfondire la conoscenza di amici noti e di associare a tanti nomi virtuali volti reali. Altrettanto gradevole il pranzo del dopo gara stavolta con gli amici del sito Podisti.Net, amici con i quali scrivo e chatto ogni giorno.Altra nota indimenticabile: i tanti amici che mi hanno incitato, salutato, incoraggiato lungo il percorso, alcuni impegnati ai ristori, altri da semplici spettatori, altri ancora li ho incontrati lungo un tratto di percorso dove ci si incrocia per oltre un km in corso Sempione.La mia gara è stata condizionata in parte da una giornata di sabato condotta in maniera dissennata, troppo ghiotta l’occasione milanese per non viverla appieno, goderne tutte le sensazioni, scoprire tutti gli angoli, cercare di cogliere tutto ciò che era possibile.Queste energie che dal punto di vista fisico mi sono mancate in gara, dal punto di vista mentale mi hanno dato quella carica che mi ha portato dopo un buon avvio e passaggio alla mezza in 1h21’03", a stringere i denti, superare una crisi temporanea intorno al 25° km, e riprendere un ottimo passo nel finale, prima di esplodere nell’affondo finale, con un ultimo km da brivido durante il quale il solito impagabile e impareggiabile incitamento di Antonio Rossi mi ha spinto a chiudere la mia gara in 2h44’28".Una brevissima nota per ricordare Peppe (Giuseppe Bizzarri) che qui a Milano ha realizzato il suo PB scendendo sotto le 3 ore, le grandissime prestazioni delle Gipigianine (Gruppo Podistico Gorgonzola) Sabrina e Jole autrici anche loro del primato personale (4h29’ e 4h21’ rispettivamente), Fastigari (2h50’) e Cortella (2h52’) sfidatisi su tempi notevolissimi e poi tanti altri.La maratona numero 101 va in archivio con tante note positive ma con la consapevolezza che difficilmente tornerò a Milano se non sarò sicuro di poter correre in una domenica in cui agli amici automobilisti sia impedito circolare. A Reggio Emilia fra due settimane si cambia registro, proverò a fare da pace-maker delle tre ore: un'esperienza che mi stimola tanto.