Correndo fra sogni e ricordi
7.maggio.2006
Tramontata prematuramente e definitivamente la mia prospettiva di chiudere la stagione primaverile di impegni podistici con una bella ultramaratona, mi consolo con qualche più abbordabile maratona. E' inutile nasconderlo: domenica dovevo essere a Mareno di Piave a correre la 6 Ore, dovevo essere tra coloro i quali hanno sofferto su quel circuito di 2,5 km per sei lunghissime ore, dovevo gioire e sorridere ad ogni passaggio alle battute professionali e non dell'amico Fabio Rossi. Dovevo, ma non potevo.
Non potevo perché lo stato del mio tendine ribelle non me lo permette e perché il mio amor proprio non avrebbe potuto sopportare un'altra defaillance come quella di qualche settimana fa nella 6 Ore del Delfino. Non potevo, ma questo non significa che fra qualche anno non ritenterò di nuovo, perché il fascino delle Ultra è troppo intenso e, seppure io allontani per gran periodo dell'anno il pensiero, quando si avvicina maggio il tarlo riprende a tarlare (scusate la cacofonia, ma rende l'idea).Ma veniamo al reale, abbandonando ciò che poteva essere ma non è stato.Sono giunto qui in Friuli Venezia Giulia 13 anni fa e subito mi fece grande impressione la città di Trieste (anche se vivo ad Udine), più volte apprezzandone la vitalità, la straordinaria bellezza e l'apertura, come gran parte delle città di mare.Fui uno di quelli - molto numerosi - che nel 2000 era ai nastri di partenza della 1^ Maratona d'Europa, che partiva da Grignano (nei pressi del Castello di Miramare) e subito si avviava lungo la strada costiera sino ad Aurisina, con una lunga e costante salita che affrontata in partenza e con le gambe fresche non si notava, ma che in compenso garantiva una spettacolare veduta dell’Adriatico e di tutto il golfo di Trieste.Potrei dilungarmi sui ricordi di quell'anno e citare molti nomi di amici con i quali commentavo molto positivamente la nascita di questa nuova manifestazione; qualcuno pensò che quel percorso fosse troppo impegnativo, così dopo poche edizioni ci fu una variazione, con la proposta di un doppio giro da 21 km con partenza e arrivo da Piazza Unità d'Italia. Risultato di tutto questo: nelle prime edizioni gli arrivati erano circa mille, mentre quest'anno hanno tagliato il traguardo della
maratona solo 282 concorrenti! Impressioni personali, naturalmente, ma anche dati di fatto.Nel complesso, la manifestazione si articola in una settimana di gare: triathlon, vela e poi, la domenica, ben tre distanze sulle quali potersi cimentare. Dal Castello di Miramare parte la non competitiva di circa 8 km, che vede al via podisti della domenica ma anche molti pattinatori e qualche amatore che ha optato per una breve in tranquillità; sul lungomare prospiciente Piazza Unità d'Italia, invece, è posto il via delle due gare più importanti: la Bavisela, di 21,097 km, e la Maratona d'Europa.L'organizzazione è perfetta. Franco Bandelli, con i suoi collaboratori, cura tutto al massimo e con risultati ottimali: tutti i servizi sono al top, la chiusura del traffico (anche in una città come Trieste) è totale, ristori, spugnaggi, assistenza, spogliatoi, docce, tutto al meglio.Mettere in strada quasi 10.000 podisti contemporaneamente non è semplice, in una piccola regione come la nostra, per cui la manifestazione nel suo complesso può dirsi perfettamente riuscita; ripaga gli organizzatori degli sforzi e i partecipanti possono ritenersi soddisfatti già solo dello spettacolo scenografico e naturale della città, che culmina con l'arrivo in Piazza Unità d'Italia.Nota a margine personale molto sentita - e di cui non mi posso esimere - è che una maratona che porta al traguardo solo 282 arrivati stona e sa molto di specie in via di estinzione;discorso diverso invece per la mezza, la cosiddetta Bavisela, che rappresenta ormai una classica per molti podisti regionali (pochi friulani e pordenonesi al via, per la verità) e segna un buon riscontro, con quasi 1500 arrivi.
La mia gara
L'impegno odierno consiste nell'accompagnare una mia amica, Monica Zenarolla, nel suo tentativo di correre una buona maratona battendo il suo primato personale.Prima della partenza, nella zona dove sono localizzati i pullman che fungono da deposito bagagli mi ritrovo con molti degli amici del parco del Cormor; tanti di questi affronteranno la mezza, per la quale si sono preparati a puntino, alcuni mi chiedono come mai io sia qui a Trieste e non a fare l'Ultra, altri ''risvegliano'' il ricordo del Passatore: rispondo loro diplomaticamente, ma mi rode.Al mio trenino, oltre a Monica, si accoda sin dalla partenza anche Donatella, altra amica del parco che affronta la fatica della mezza. Nei primi km si va in tranquillità, e ogni volta che qualcuno ci supera è l'occasione per scambiare qualche battuta. Al giro di boa della zona portuale si ha modo di scambiare un saluto con coloro che procedono nell’altro senso, poi ci si dirige nuovamente verso la zona della partenza.Transitiamo in una zona che avevo sentito citare più volte ma che non sapevo dove fosse localizzata, dove c’è forse l’unica spiaggia italiana in cui l'ingresso è rigorosamente separato fra uomini e donne.Dopo il 7° km si transita nel Porto vecchio, una vasta area inutilizzata che potrà rappresentare una grande opportunità per la città, qualora se ne decida un utilizzo proficuo; non c'è molto da vedere, ma per fortuna c’è un tic di ombra da sfruttare, visto che il sole comincia ad incombere sulle nostre teste.
Mi supera un podista che mi saluta a gran voce: è Fabio, che mi raccomanda una buona cronaca e che ripago con la citazione.Procediamo in gruppetto al ritmo di 4'45''al km, con grande tranquillità, e fino al giro di boa
di Miramare anche Donatella riesce a tenere. Siamo già al km 14. Il lungomare è molto affascinante, per la veduta ma anche per lo spettacolo della gara, che si sviluppa su tre diverse corsie: sulla sinistra i non competitivi, che scendono verso la città e che incitano al nostro passaggio, noi al centro che procediamo di buona lena e sulla nostra destra i ''mostri'', i più forti, che viaggiano sul passo dei 3' al km e che provocano quasi la pelle d'oca, apprezzandone il gesto leggero e facile.Transitiamo alla mezza maratona, dopo aver imboccato la deviazione per il secondo giro, in 1:39'' tutto a un tratto, la strada che fino a poco fa era affollata diventa deserta: sono proprio pochi, i temerari sulla distanza di Filippide.Sul giro di boa del km 24 verifico le posizioni: ormai Monica è stabilmente al 5° posto, l'atleta che la precede è molto avanti, mentre quella che la segue è lontana ma non a distanza di sicurezza.Transitare nella zona d’arrivo al 27° km non è il massimo; ci si ricarica con qualche incitamento, ma sapere di dover affrontare ancora tanti km mentre la maggior parte sta concludendo la propria fatica non è confortante.Davanti a noi intravediamo le sagome di due amici maratoneti, Giuseppe e Michele. Il caldo aumenta, nemmeno la presenza di spugnaggi e ristori frequenti ci allevia dalla calura che incombe e il leggero venticello presente fa più danno che utile. Giuseppe e Michele vanno in crisi; li riprendiamo uno dopo l'altro, mentre Monica sembra riuscire a tenere, anche se il ritmo è sceso di qualche secondo. Cerco di incitarla; ormai al giro di boa Miramare la posizione è acquisita, la sesta è distante oltre 9 minuti.Mi viene alla mente il ricordo di quando, nel 2003, in questo stesso tratto lottavo su ben altri ritmi con gli amici del CUS Udine Paniccia e Cicigoi per la conquista di un ottimo tempo e del titolo di campione regionale MM35. Alle mie spalle, in quella occasione (come testimoniato da una foto che conservo a casa), si intravedeva la sagoma di un altro grande amico, Max Cortella, che correva una delle sue migliori gare di maratona. Ora Max è fermo ai box, ma spero di poterlo rivedere presto in strada al via di qualche altra avventura.Monica ha qualche problemino, il ritmo improvvisamente cala: la maratona presenta il conto, inutile interrogarsi su quale sia la ragione. Intuisco già al km 36 che il primato ci sfuggirà per poco, ma poco male: si tratta lo stesso di una grande prestazione.Non lesino alcuna energia per incitarla, le passo l’acqua ai ristori, cerco di ''proteggerla'' nei tratti in cui il vento è più fastidioso. Solo in tre intermedi andiamo sopra i 5’ al km, ma saranno questi secondi quelli fatali, che non permetteranno il raggiungimento del suo PB.L'arrivo in Piazza Unità è trionfale, con lo speaker Marescalchi che annuncia i nostri nomi. Tagliamo il traguardo in 3:22'12'';Monica in quinta posizione assoluta, io posso aggiungere un altro tassello alla mia collezione di lunghe.Quest'anno è stata una parentesi, ma spero che dal prossima edizione possa riprendere a correre su ritmi che mi hanno sempre dato grandi soddisfazioni nella città alabardata, e soprattutto spero che gli organizzatori stessi pensino a rivitalizzare la Maratona d'Europa.