A scanso di equivoci comincio questo mio resoconto sulla Maratona di Sant’Antonio dicendo che la considero una delle più belle e meglio organizzate Maratone che si corrano in Italia, ma nell’ottica di ottenere una qualità sempre migliore faccio notare alcuni lati deboli che andrebbero riconsiderati.
Nata nel 2000, sin dalle prime edizioni si è imposta nel panorama delle maratone italiane come una delle più partecipate e meglio apprezzate dai podisti italiani per la qualità dei servizi offerti, per la bellezza del percorso, in particolare l’arrivo in Prato della Valle e non ultimo per il calore del pubblico che si trova numeroso sulle strade.
Analizzando questi aspetti uno alla volta, quest’anno si può affermare che per quel che riguarda le condizioni atmosferiche non siamo stati particolarmente fortunati (ci poteva andare peggio, questo è vero!) in quanto nuvole e a tratti pioggia fastidiosa ci sono stati compagni in diversi frangenti della gara tenendo lontano dalle strade molto del numeroso pubblico che nelle scorse edizioni aveva affollato le strade di tutte le località attraversate.
In diversi comuni tutto era pronto per accogliere i podisti in pompa magna al loro passaggio, accogliendoli con gruppi bandistici, gruppi musicali, majorettes, ma soprattutto inondando di calorosi incitamenti tutti i podisti dal primo all’ultimo. Il tutto si è ridimensionato a causa del cattivo tempo anche se in particolare in un paio di paesi comunque vi è stata grande partecipazione e numerosi erano anche i bambini desiderosi di ricevere il “cinque” dai podisti e fornire il proprio apporto di calore umano.
L’arrivo in Prato della Valle naturalmente merita da solo la partecipazione a questa maratona, anche se il solo ricordo del sole dello scorso anno che ci aveva fatto abbronzare, ci lascia con l’amaro in bocca; che bel ricordo il relax del dopo gara distesi sul verde prato in attesa dell’arrivo degli amici “ritardatari”.
Questa Maratona ormai aspira ad entrare fra le “grandi” d’Italia ed ha cercato di offrire servizi da “grande” anche se devo dire in alcuni aspetti il tentativo è rimasto solo tale.
Senz’altro positiva l’iniziativa della spedizione a domicilio del pettorale che permette una gestione del pregara tranquilla, ottimo il trasporto di oltre 4000 podisti da Padova (con partenze dal parcheggio dello stadio Euganeo e dalla stazione ferroviaria) sino a Vedelago con autobus, numerosi i servizi igienici distribuiti nella zona della partenza, ottimo il servizio di raccolta e custodia borse con numerosissimi camion (non solo tre come nella maratona di Milano) con addetti molto gentili e senza la inaccettabile pretesa di dover “imbucare” tutti gli indumenti in un piccolo sacco di plastica.
Ottima l’idea di incanalare i numerosi partecipanti, in modo da farli giungere nelle gabbie in maniera ordinata, ma clamorosamente sbagliato il fatto di non informare per tempo di questo, molti inconsapevoli di questo lungo percorso di avvicinamento sono arrivati all’ultimo momento o addirittura in ritardo.
Ristori e spugnaggi puntuali e ben forniti, presidiati da numerosi volontari che distribuivano acqua e altre bevande su entrambi i lati della strada come deve essere in ogni maratona dai grandi numeri.
Buona la possibilità di avere le docce calde a poche centinaia di metri (negli spogliatoi seppur fatiscenti del vecchio stadio Appiani per gli uomini, e in una altra struttura per le donne comunque abbastanza vicina.
Gradito l’invio di un messaggio SMS pochi minuti dopo l’arrivo con il tempo finale ufficiale, anche se le classifiche erano anche esposte quasi in tempo reale all’interno dell’Expo.
Veniamo ora alle note dolenti nella speranza che l’anno prossimo si possa mettere riparo: la zona dedicata al ristoro del dopo gara troppo striminzita, e inaccessibile una volta usciti fuori, a volte noi podisti stremati dallo sforzo abbiamo bisogno di nutrirci e di bere non solo nell’immediato ma anche mezz’ora dopo.
Fra i servizi offerti dalla organizzazione cito testualmente: “le lepri saranno all’interno delle gabbie predisposte per ogni tempo di riferimento e saranno riconoscibili dalla scritta PACER sulla canotta”. Ebbene io che ero uno di questi pacers non ho avuto alcuna canotta con la scritta PACER ma solo una semplice maglietta bianca con una scritta a pennarello nero che naturalmente non ho indossato in quanto per quel che mi riguarda improponibile per correre una maratona. Nelle altre precedenti occasioni nelle quali ho avuto il piacere di offrire questo stesso servizio (Reggio Emilia e Treviso) il tutto era molto meglio organizzato, eravamo vestiti in modo di essere ben riconosciuti e soprattutto al termine della gara gli organizzatori ci hanno ringraziato in questo caso assolutamente nulla ed anzi una addetta alla segreteria mi si è rivolta quasi che dovessi essere io a sentirmi in debito. Faccio notare che ho pagato regolarmente l’iscrizione, mi era stato detto che avrei avuto il rimborso ma a tutt’oggi ancora nulla.
Appena sufficiente la gestione della partenza con uno speaker che non ha saputo caricare nella misura giusta, non è riuscito a trasmettere quell’adrenalina che fa sentire eroi anche noi poveri mortali quando ci apprestiamo ad affrontare la maratona; grandiosa la prestazione dello speaker Mutton all’arrivo ma è impensabile affidare ad una sola persona la gestione di questo servizio per tante ore, c’è bisogno almeno di due altrimenti prima o poi scoppia (battuta!).
Pasta-party: giudicate voi se due sole persone alla distribuzione possano essere sufficienti per 4000 podisti…
Veniamo ora alla parte più bella del mio resoconto: la gara.
Avendo come detto sopra il compito di condurre insieme all’amico Giacomo Romani il gruppo degli aspiranti finishers sotto le tre ore, il mio stato d’animo era abbastanza rilassato, il compito da assolvere relativamente facile ma comunque pesante la responsabilità di concretizzare la speranza di molti amici di abbattere il muro delle 3 ore che è una di quelle barriere importanti per ogni maratoneta.
Inoltre sapevo che alle nostre spalle sarebbero stati in tanti, tantissimi e fra loro anche 3 amici udinesi che corrono spessissimo al mio fianco al Parco del Cormor, uno dei quali Gianni, è stato una delle mie vittime in quanto l’ho contagiato di “maratonite”, era alla sua terza esperienza in maratona e mai naturalmente aveva assaggiato il sapore delle “under three hours”.
Nel primo tratto di gara quello che porta da Vedelago a Castelfranco, con strada molto ampia il nostro solo compito è stato quello di tenere il ritmo costante tirando il freno a qualche tentativo di fuga e lasciando andare coloro che non avevano fiducia nel nostro treno.
Prima dell’ingresso in Castelfranco ci ha colto la pioggia rendendo difficoltoso il passaggio sul selciato della città trevigiana, terminato l’attraversamento dopo il decimo km abbiamo imboccato il lunghissimo rettilineo che con poche varianti ci avrebbe portato a Padova lungo la SS 307 attraversando Resana, Loreggia, Camposampiero, San Giorgio delle Pertiche, Campodarsego e Cadoneghe.
Alternandoci al comando del foltissimo plotone io e Giacomo abbiamo tenuto un ritmo costante riuscendo a distribuire qualche battuta agli amici, ad incitare il pubblico presente all’applauso, a vivacizzare il clima e stemperare la tensione.
Siamo transitati alla mezza maratona in 1:28’50’’ con un minuto di margine rispetto alla proiezione finale, ma soprattutto con un gruppo ancora foltissimo e cosciente di avere tutte le condizioni atmosferiche ed ambientali per ottenere il risultato.
Il passaggio nei paesi dove maggiore è l’entusiasmo del pubblico è sempre molto pericolo in questi casi perché se da un lato trasmette energie psichiche dall’altro rischia di fare andare fuori giri alterando il ritmo di gara.
Infatti in ogni occasione di questi passaggi il nostro cronometro ha fatto segnare qualche impennata (pochi secondi per fortuna), in diverse località ho sentito scandire il mio nome, segno che anche qui nel Veneto ci sono tanti amici che mi conoscono come numerosi erano anche all’interno del gruppo coloro i quali avevo incontrato in tante maratone italiche.
Impossibile resistere alla tentazione di porgere il “cinque” ai tanti ragazzini presenti ai lati della strada, facendo attenzione alla delicatezza del gesto che si può rivelare pericolo.
Intorno alle due ore di gara diventa determinante oltre alla gestione del ritmo anche il sostegno morale, l’incitamento, l’invito a resistere quando sopraggiungono i primi cenni della fatica.
Devo dire che io e Giacomo abbiamo svolto il nostro compito in maniera encomiabile alternandoci alla guida del gruppo e non facendo mancare a nessuno una parola di conforto, ho avuto un occhio particolare per i miei amici udinesi che volevo accanto a me all’arrivo in prato della Valle.
Nel transito da un paese con i nostri palloncini attaccati alla maglia uno spettatore orgoglioso di sfoggiare le sue conoscenze del mondo podistico ha enunciato a voce alta la nostra funzione di pacer cadendo subito dopo in una clamorosa gaffe quando ha detto che portavamo il ritmo delle 4 ore beccandosi una discreta dose di improperi, amichevoli naturalmente (ma se avessimo avuto la canotta con il tempo indicato ciò non sarebbe successo).
Gli ultimi km sono stati affrontati a ritmo più blando, ormai l’obiettivo era praticamente raggiunto, si trattava solo di cercare di spingere qualcuno in crisi; a quattro km dall’arrivo ho spinto l’amico Adriano Gabrieucig che mie era stato sempre al fianco ad andare a tentare di fare una progressione che lo poteva portare a chiudere in 2:57 e per fortuna ha accettato il mio consiglio (risultato finale 2:57’58’’), Gianni Panfili non mi ha mollato un momento anche se lo vedevo in evidente sofferenza, ma ha stretto i denti e quando l’ho invitato allo sprint finale è riuscito anche a cambiare ritmo e concludere festante in 2:58’36’’; anche l’esperto Adriano Marzona che da diverso tempo non scendeva sotto le tre ore ha concluso in 2:59’00’’, mentre io e Giacomo Romani abbiamo concluso con gli omaggi e i complimenti dello speaker Mutton in 2:58’56’’.Dopo l’arrivo abbiamo raccolto il frutto del nostro lavoro: tante strette di mano, tanti abbracci, tanti ringraziamenti, sono felice per tutti coloro che oggi hanno concluso la loro fatica sotto le tre ore ed è stato inevitabile non ricordare quando diversi anni orsono conquistai anch’io questo obiettivo allora in assoluta solitudine, ma sono altrettanto felice per tutti quegli altri che comunque hanno realizzato un gran risultato, magari realizzando il personale oppure semplicemente portando a termine l’ennesima maratona nell’anonimato o con l’annuncio solenne dell’arrivo a tutta la piazza come nel caso della pantera di Gorgonzola Sabrina Tricarico. La maratona è anche questo.
Nessuno può sentirsi sicuro di vincere, al momento di partire. Non si può star certi nemmeno di arrivare fino in fondo. La maratona è l'unica gara che si può perdere anche correndo da soli.
Perle di saggezza
Se vuoi correre, corri un miglio. Se vuoi conoscere una nuovaEmil Zatopek (citazione segnalatami da Giovanni Chessa)
vita, corri la Maratona!
Me medesimo in numeri
213 MARATONE corse
PB 2:36'28'' 08.10.2000 GoldMarathon Cesano Boscone (MI)
un centinaio di MEZZE corse
PB 1:13'09'' 01.10.2000 Udine
cinque 6 ORE
PB 73,096 km (Buttrio 2014)
cinque 100 km (4 Passatore)
PB 8:51'28'' giugno 2005 in pista Fagagna (UD)
PB Passatore 9:09' 2004 Firenze-Faenza
una 12 ORE
PB 119,571 km 31-08-2014 Passons (UD)
3000
PB 9'39'' San Vito al Tagliamento (PN)
5000
PB 16'27''
10000
PB 35' 36''
3 VOLTE IRONMAN FINISHER
PB 2:36'28'' 08.10.2000 GoldMarathon Cesano Boscone (MI)
un centinaio di MEZZE corse
PB 1:13'09'' 01.10.2000 Udine
cinque 6 ORE
PB 73,096 km (Buttrio 2014)
cinque 100 km (4 Passatore)
PB 8:51'28'' giugno 2005 in pista Fagagna (UD)
PB Passatore 9:09' 2004 Firenze-Faenza
una 12 ORE
PB 119,571 km 31-08-2014 Passons (UD)
3000
PB 9'39'' San Vito al Tagliamento (PN)
5000
PB 16'27''
10000
PB 35' 36''
3 VOLTE IRONMAN FINISHER