Il pubblico, il carica batterie della maratona del Santo (25-04-2006)
Senza timore di essere accusati di vilipendio della religione, per molti la Maratona di Padova del 2006 non è stata una gara ma un vero e proprio pellegrinaggio lungo la strada del Santo e tutti coloro che sono giunti in Prato della Valle lo hanno fatto come un ex-voto, come fedeltà alla propria passione. Né sono da biasimare gli oltre 1200 che invece (forse più saggiamente) hanno deciso di interrompere anzitempo la fatica o sofferenza che dir si voglia.La ragione di tutto questo sta nelle proibitive condizioni atmosferiche che hanno sottoposto tutti a una grande sofferenza lungo la strada e che si sono fatte sentire anche in seguito per coloro che hanno completato la fatica.La ragione di tanta difficoltà non sta tanto nell’alta temperatura - altre volte si è corso con il termometro che segnava valori più elevati - ma in questo caso si è trattato del primo vero caldo dopo un inverno ed una primavera che sono stati mediamente freddi e prolungatisi oltre i limiti; e si sa, il nostro corpo ha la necessità di abituarsi alle mutate condizioni stagionali.
Inoltre il tracciato che porta da Vedelago a Padova lungo la statale 307 del Santo non presenta assolutamente alcun tratto di ombra, si viaggia continuamente sotto i raggi del sole.Per fortuna una perfetta organizzazione ha messo a disposizione abbondanti bibite in tutti i ristori e spugnaggi provvisti di spugne con acqua fresca che almeno per pochi minuti donavano un tic di refrigerio.Tutta la zona di partenza perfettamente allestita e degna del paragone con le migliori maratone internazionali, l’arrivo con lo splendido scenario di Prato della Valle vale da solo la partecipazione; se solo fosse possibile reperire un luogo più adeguato come spogliatoio e docce invece dell’attuale piuttosto vetusto e molto piccolo… Avrei dovuto come lo scorso anno fare il pace-maker delle 3 ore in questa occasione ma le mie precarie condizioni fisiche mi hanno spinto ad una rinuncia dell’ultimo momento e il caso ha voluto che non potessi aderire neanche all’offerta di affiancarmi ai pacer almeno per un tratto in quanto non sono riuscito a rintracciare il ritrovo per la distribuzione dell’abbigliamento e delle bandierine dei pace-maker.Si è trattato comunque di una coincidenza che è stata fortunata, infatti ho compreso subito prima della partenza che le mie condizioni precarie unite alle condizioni climatiche suggerivano un approccio prudente alla gara.Seppur lusingato dalle numerose richieste di amici che avrebbero volentieri affrontato la fatica al mio fianco per raggiungere il muretto delle 3 ore, li ho affidati nelle mani, anzi alle gambe, dell’espertissimo per questo compito Emiliano Piola.Il tratto iniziale della gara si svolge su una larghissima strada che porta a Castelfranco Veneto senza grosse difficoltà eccetto un cavalcavia posto al quinto km. Appena dopo vengo raggiunto da Giorgio Garello al quale faccio immediatamente i miei complimenti per la splendida prestazione di due settimane fa alla 24 ore del Delfino dove era giunto 3° assoluto percorrendo ben 202 km: correre con lui è un piacere perché è un grande atleta oltre che una gran brava persona, molto determinato nel perseguire gli obiettivi ma anche umile nel rispettare l’approccio ad essi.Uscendo da Castelfranco mi si affianca un altro amico friulano, Denis Del Bianco, mio ex compagno di club con il quale per diverso tempo ci siamo “rubati” i primati personali prima che lui facesse il salto di qualità e poi addirittura il “salto di disciplina” essendosi ora dedicato al triathlon che penso lo porterà alla disputa di un ottimo iron nella prossima estate.Percorriamo assieme solo pochi km, poi lo invito ad andare per non rallentarne il ritmo nonostante lui dica si tratti solo di un allenamento.Ben presto mi agguantano alle spalle tre amici per me sconosciuti uno dei quali mi riconosce come autore degli articoli su Podisti.Net, si tratta di Cristiano Menin di Legnago e di due altri amici, uno milanese e uno padovano.Sono sorpresi di vedermi indietro, loro come diversi altri, ma il bello della maratona è che sa offrire diversi modi di essere goduta e quando non si può apprezzarne il sapore della sfida alla rincorsa del proprio primato si può sempre assaggiare il sapore semplice, ma sempre stuzzicante, del solo portarla a termine.Percorriamo assieme alcuni km poi li lascio andare… devo pensare a gestire le forze in vista del crollo finale.Il passaggio alla mezza, nonostante la prudenza, è ottimo, fin troppo veloce direi (1:31’30”), le sensazioni nelle gambe sono già di stanchezza. Il transito nei paesi di Resana, Loreggia ma soprattutto di Camposampiero, dove sono presenti numerosi spettatori, ravvivano il morale e le mani di tanti bambini pronti a ricevere “il cinque” mi ricaricano le batterie. Le vado a ricercare spendendo forse qualche energia di troppo ma ricevendone sicuramente con gli interessi.Sono costretto ad un dribbling fra i podisti per andare a raccogliere la manina di un bimbo di un paio di anni che il genitore ci offriva, mi fermo quasi per non rischiare di fargli male.Posso ripartire di nuovo carico avendo fatto scorta penso, ma la carica si esaurisce in breve, il caldo si è fatto opprimente, gli spugnaggi e i ristori sembrano come l’oasi nel deserto, la corsa si riduce in una conquista del punto successivo.Lungo la strada diversi podisti si sono ormai arresi, tanti mezzi della scopa mi sorpassano già a pieno carico, anche qualche ambulanza.Intanto già dopo km avevo tolto la mia maglia da dosso e viaggio a torso nudo suscitando qualche battuta di qualche bambino ed anche la raccomandazione preoccupata di “una brava mamma” che si preoccupa che non mi prenda una scottatura.Giorgio Garello, che avevo staccato, mi riprende, inutile tentare di stargli dietro, bisogna proseguire con il proprio passo. Cerco di individuare qualche podista in difficoltà per prenderlo come punto di riferimento da raggiungere.Mi supera e se ne va anche il friulano Claudio Durì, gli sto dietro un centinaio di metri giusto il tempo per augurargli una buona gara e continuo per la mia strada.Ormai oltrepassato il 30° km il mio ritmo è sceso di molto, per fortuna il passaggio a Campodarsego mi ricarica di nuovo di qualche energia, i numerosi spettatori ce la mettono tutta, applaudono, incitano, i gruppi musicali ravvivano il clima, una signora - ingenua lei - vorrebbe consolarci e ci ricorda che ci sono “solo” 12 km all’arrivo.12 km, un’infinità per chi vede le sue forze ormai al lumicino e il sole che si abbatte sempre più caldo sulla propria testa; ormai quelli che camminano sono sempre più numerosi, non ho la forza neanche di incitarli quando li raggiungo, supero nuovamente Giorgio Garello.Padova! Finalmente l’ingresso nel capoluogo mi ridona qualche energia, mi ricordo di dover affrontare un cavalcavia e poi un lungo tratto di pavè.Vicino al ristoro del 40° km rivedo il mio amico friulano Durì, ha finito la benzina anche lui, peccato. Lo incito e vado via, in questo ultimo tratto so che darò il massimo, per riuscire a trarre anche da questa esperienza una nota molto positiva.Indosso nuovamente la canotta, aumento il ritmo, comincio a sentire qualche incitamento di amici che mi conoscono, di alcuni riconosco il volto, altri rimangono anonimi; impossibile non accorgersi dell’urlo di Antonio Rossi in piedi su una balaustra, ho il dovere di cambiare ritmo, per lui, per me, per tutti coloro che mi incitano.Faccio l’ultimo km in 4’15” come se avessi recuperato tutte le forze e l’ingresso in Prato della Valle mi provoca la pelle d’oca, sento tanti che mi chiamano per nome, li saluto applaudendo io la loro presenza in quella piazza, come suggello a questo momento e soddisfazione oltremodo gradita lo speaker Paolo Mutton annuncia il mio trionfale arrivo con un tempo che qualche tempo fa avrei dichiarato mediocre, ma che ora considero splendido: 3:10’17”.Sulla linea del traguardo colgo le impressioni di Luca Bardoni, autore di un’ottima gara seppure anche lui leggermente deluso di non aver potuto gareggiare in condizioni accettabili, anche
Claudio Leoncini manifesta la propria impotenza rispetto al caldo.A posteriori guardando le foto all’arrivo e scambiando opinioni trovo conferma nella durezza della gara odierna e ciò ancora di più rende la mia soddisfazione grande. Porto a casa da Padova, oltre che la mia 7^ maratona stagionale 131^ in totale, anche l’ennesima constatazione che questo mondo è popolato di tante bravissime persone alcune delle quali oggi ho solo potuto salutare di sfuggita (Fast, Cosetta, Luca, Sabrina, Carlos, Fabio Rossi, Luisanna, Giovanni, Paolo), altre che mi hanno dato il loro sostegno senza che
neanche le abbia riconosciute come quella ragazza magra che mentre parlavo con i miei conterranei leccesi è venuta a chiedermi come era andata, alla quale ho risposto ma che rimarrà a me anonima non avendola riconosciuta.