Dopo il "muro", la rinascita
(29-09-2005)
Mi avevano parlato in tanti della bontà della Maratona di Berlino, dei suoi grandi numeri, della sua perfetta organizzazione:era finalmente ora di verificare personalmente la verità di queste promesse.Mi sono fatto questo regalo iscrivendomi abbastanza in ritardo, accettando un pacchetto turistico non dei più economici, ma che mi ha garantito la possibilità di avere poche “scocciature burocratiche” e di accontentare mia figlia Giulia, che ci teneva a fare il suo primo viaggio inaereo.
Si è trattato di tre giorni spesi veramente bene a livello turistico, con la possibilità di vedere tanto della capitale tedesca, di apprezzarne i notevoli lavori che in pochi anni l’hanno trasformata e tuttora stanno cambiando il volto della città. Un elemento fra tutti che mi ha colpito è la straordinaria rete di trasporti pubblici, fatta di metropolitane in superficie, underground (U-Bahn) e autobus che rendono assolutamente superfluo utilizzare i mezzi privati.L’avventura maratona è iniziata venerdì pomeriggio al centro maratona, posto in una zona periferica (ma raggiungibile con U- e S- Bahn, trattandosi della grande Fiera di Berlino) denominata Kaiserdamm: si tratta di un expo dalle dimensioni esorbitanti, con stand che espongono abbigliamento sportivo ma anche tutto ciò che in qualche maniera può essere utile al podista.
Numerosi anche gli stand delle altre maratone del centro Europa, comprese alcune italiane (Padova, Firenze e altre 'in subappalto'), che hanno sfruttato questa occasione - in cui convengono ben 40.000 podisti e quasi 100 mila altri visitatori per allargare il “proprio giro” con podisti che vengono dall’estero.Prima di accedere all’expo, per chi non fosse in possesso di chip personale, indispensabile il noleggio (al costo di 31 euro, di cui solo 25 rimborsati come cauzione) del marchingegno da allacciare alla propria calzatura, che permette di avere certezza del riscontro cronometrico della propria prestazione sia come tempo ufficiale che come real-time.Tutte le operazioni di consegna del numero sono ben organizzate e rapidissime; pacco gara praticamente vuoto, se si eccettua una spugnetta (sponsorizzata) da portarsi dietro e adoperare negli spugnaggi. Per chi ne avesse voglia, possibilità di accesso al pasta party e, naturalmente, birra per tutti.Svolgo le operazioni in modo abbastanza veloce, per tornare dalle mie donne (moglie e figlia) ed iniziare il tour turistico per la città. Sulla via del ritorno incontro Alessandro Tarallo, amico del sito della “delegazione laziale”, con il quale scambio alcune impressioni; ci ripromettiamo di vederci alla partenza - affermazione che sembrerebbe azzardata, sapendo che ci saranno ben 40.000 partenti.Sabato dedicato interamente al turismo, ma l’aria della maratona si avverte: l’abbigliamento dei podisti tradisce la ragione della presenza lì e in quella data.Sebbene avessi intenzione di assaporare qualcosa di tipico, per opportunità e tranquillità ripiego su un locale “italiano” per la cena (e sarà l’unico aspetto veramente negativo di tutta la vacanza).La maratona. La sveglia suona presto; giungo nella hall per la colazione per primo, ma in breve tempo, come lumache dopo la pioggia, i tavoli vengono tutti occupati da una massa multicolore e multinazionale di maratoneti. Ho fretta di giungere sul luogo della partenza, ho voglia di godermi l’atmosfera della grande gara, di sperimentare la grande efficienza che mi è stata descritta.L’ingresso alla zona predisposta per la fase di preparazione alla partenza è blindato; vi si accede solo mostrando il pettorale, mentre amici e familiari ne vengono tenuti fuori in un’area predisposta appositamente per loro.I bagagli si depositano in camion che contengono solo poche centinaia di sacche, e in ognuno di essi vi sono almeno due o tre addetti alla raccolta-distribuzione.La disposizione dei camion stessi è organizzata in modo da creare due zone, una per le donne e una per gli uomini, con amplissime tende che serviranno poi da spogliatoio e doccia.Il numero di bagni chimici a disposizione è elevato, e tutti possono prendere un telo per proteggersi dal freddo in attesa della partenza - per la verità e per nostra fortuna si è trattato di un ausilio del tutto superfluo, in quanto il clima si è presentato molto mite ed il sole ci ha illuminati abbondantemente.Comincio a scorgere qualche amico: per primo Liccardi, amico bolognese (corre con la digitale) che subito mi offre la possibilità di un click e mi informa della presenza anche di altri amici che non vedrò (direttore Marri, dov’eri?)*. Due amici trevigiani richiamano la mia attenzione; sono anche loro lì a godersi la maratona, ma hanno anche un altro impegno non da poco: guidare Carlo Durante (podista non vedente dal ritmo di corsa molto elevato) lungo tutta la gara; incontro anche due amici, Antonio e Pietro, conosciuti a Padova in occasione della mia esperienza da pace-maker delle 3 ore.Dopo la consegna dei bagagli veniamo “incanalati” nella zona di partenza di nostra competenza, attribuita in base al tempo accreditato: sono predisposti ben 8 blocchi.E’ tutto talmente ben organizzato che si riesce anche a fare il riscaldamento (almeno per quelli dei primi blocchi) sino a pochi minuti prima dello start; nessuno si sogna minimamente di fare il furbo e l’unico che si permette di farlo viene invitato severamente a prendere posto nel proprio settore.Rinuncio al riscaldamento, mentre non rinuncio a
trascorrere qualche minuto e a scambiare quattro chiacchiere con Luca Speciani e signora; mantenendo fede alla promessa mi rivedo con Tarallo, dandogli il mio “in bocca al lupo” - illudendomi poi che anche questo sia servito a portarlo a stabilire il suo nuovo personal-best.Le partenze si succedono: prima alcuni disabili, poi i “cicloni”. Alle nove in punto tutto è pronto per il colpo di pistola che darà il via alla fatica di una marea di 40.000 convenuti su Strasse des 17 Juni.La strada è immensa, su due carreggiate il fronte è molto ampio; mi trovo a partire praticamente in prima fila, appena dietro alla,giapponesina che poi vincerà la maratona.L’atmosfera è quella dei grandi eventi, ma il mio stato d’animo è strano, non so darmene spiegazione.Si parte. Un fiume in piena di podisti scalpita; mi vedo superare da centinaia e centinaia di uomini
e donne che corrono, e mi sembra di essere fermo. Al primo km il mio cronometro segna 4’07’’; non sono fermo, sono loro che vanno più forte, il mio ritmo è giusto.Dopo poco dalla partenza, una rotonda sulla quale si erge un monumento simbolo di Berlino, la Siegessaule, obbliga il fiume a dividersi in due, per poi ricomporsi dopo poche centinaia di metri.Mi guardo attorno; siamo circondati, non c’è possibilità di scampo. Alle spalle mi sopravanzano, ai lati della strada un muro umano ci incita, ma io non riesco a divenirne partecipe; già dal quarto km sento le gambe stanche, avverto sensazioni brutte, temo di non riuscire a gustare appieno l’evento.Il mio ritmo rimane costante, ma continuano a superarmi e lo faranno sino al 10° km; cerco di distrarmi guardandomi attorno, scorgendo qua e là qualche monumento già visto il sabato oppure “studiato” sulla guida.I ristori, abbondantissimi, sono predisposti in modo inconsueto; non rispettano la tradizionale alternanza (ogni 2,5 km) spugnaggio-ristoro, ma sono posti in punti quasi "a sorpresa". In altro contesto sarebbe stato una nota negativa, qui è talmente tutto al top che non mi azzardo neanche a pensarlo.Transito alla mezza, insieme all’amico Antonio di Seregno, in 1:26’52’’: sono praticamente andato per 21 km sempre allo stesso ritmo, ma con poca soddisfazione.Lungo il percorso il muro umano ai lati della strada non ha mai lasciato alcun varco; numerosissimi e rumorosissimi i tifosi danesi (mi chiedo se vi sia stato un esodo in massa), e tutti i podisti della Danimarca vengono festeggiati oltremodo. Dal 24° km le mie sensazioni poco piacevoli, se possibile, peggiorano; comincio ad avvertire male ad un ginocchio, la coscia dà segni di cedimento, avverto lontanamente crampi, nella mia testa si presenta per la prima volta in tanti anni lo spettro di non riuscire a farcela. Rallento anche di qualche secondo, tanto che l’amico Antonio mi lascia e se ne va.Al 31° km il mio cronometro segna 4’15’’, il peggior intermedio di tutta la gara: che sia arrivato il muro?
Ebbene si, è arrivato il muro! Ma si tratta di un muro strano!Passiamo in una piazza dove si esibisce un gruppo di ragazze in tenuta (molto succinta) da majorettes; il pubblico incita rumorosamente, in maniera assordante. Si tratta di un input straordinario; da questo punto in avanti comincio ad andare più forte, ma soprattutto comincio a vedere la grandezza dell’evento al quale sto partecipando. Da Konstanzer Strasse comincio a superare podisti uno dopo l’altro; so che fra poco, al 34°, passerò vicino al mio albergo, e ci saranno mia moglie e Giulia ad aspettarmi.Corro, corro forte, supero, saluto i bambini ai lati della strada, raccolgo gli incitamenti e ne distribuiscono ai tanti che rallentano per la crisi da “muro”. Io, oggi, il muro l’ho “preso” al contrario. Imbocco Kurfustendamm; al termine di questo vialone ci sarà Giulia, voglio raggiungerla velocemente.Corro e supero, guardo ai lati della strada, la folla è tanta, la musica ad alto volume.
Supero il punto in cui dovevamo vederci senza scorgerle (loro invece mi hanno visto), e rimango un tantino deluso; poco male, ora si corre, si va. In lontananza rivedo la sagoma di Antonio; lo punto, il gap che mi separa da lui diminuisce sempre più. Quando lo raggiungo lo incito a starmi dietro: so ormai che non cederò.Gli ultimi km sono una cavalcata trionfale: imboccare la Unter den Linden e vedere lì in lontananza la Porta di Brandenburgo, che per tanti anni ho sognato di oltrepassare, mi inietta nuove energie.Riprendo un altro italiano (Marzano, dei Road runners Milano); ha rallentato, lo saluto e vado.Gli ultimi due km sono veramente a tutta; corro in una sorta di estraniazione (ancora oggi, a tre giorni dall’evento, non ricordo il momento del passaggio sotto la Porta di Brandeburgo), a pochi metri dall’arrivo mi sento prendere la mano dall’amico milanese Marzano, con cui transito sul traguardo a braccia alzate, mano nella mano, con il tempo di 2:53’34’’. Sul traguardo riceviamo anche la foto di Fulvio Massini. Alla fine risulterò 561°. Nella seconda parte di gara penso di aver superato almeno 500 podisti, se non di più. Gli ultimi 3 km, corsi sotto i 4’ al km, qualcosa di esaltante.Ricevere la medaglia, che mi ricorderà questo momento per sempre, è straordinariamente bello.Rifare al contrario la strada per recuperare la sacca ed appropinquarsi alle docce diventa un momento per assaporare ancora di più la grandezza di questo evento.Un solo rimpianto mi rimane, che la mia corsa sia iniziata solo al 31° km!!!
* Il direttore c'era, ovviamente nella posizione piu' arretrata che gli competeva: avrebbe volentieri dato all'amico Antonio qualche istruzione preliminare su posizione dei ristori, ubicazione degli stand italiani, modo di mangiare alla tedesca ecc. (che evidentemente quelli della sua agenzia poco economica non hanno saputo dargli); forse Antonio avrebbe gustato ancor piu' quella che da 12 anni continuo a considerare (e al traguardo Massini mi ha dato ragione) la miglior maratona urbana
del mondo. [F. M.]
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