Nessuno può sentirsi sicuro di vincere, al momento di partire. Non si può star certi nemmeno di arrivare fino in fondo. La maratona è l'unica gara che si può perdere anche correndo da soli.

Perle di saggezza

Se vuoi correre, corri un miglio. Se vuoi conoscere una nuova
vita, corri la Maratona!


Emil Zatopek (citazione segnalatami da Giovanni Chessa)

Me medesimo in numeri

213 MARATONE corse



PB 2:36'28'' 08.10.2000 GoldMarathon Cesano Boscone (MI)







un centinaio di MEZZE corse



PB 1:13'09'' 01.10.2000 Udine







cinque 6 ORE




PB 73,096 km (Buttrio 2014)







cinque 100 km (4 Passatore)



PB 8:51'28'' giugno 2005 in pista Fagagna (UD)



PB Passatore 9:09' 2004 Firenze-Faenza







una 12 ORE



PB 119,571 km
31-08-2014 Passons (UD)







3000



PB 9'39'' San Vito al Tagliamento (PN)







5000



PB 16'27''







10000



PB 35' 36''







3 VOLTE IRONMAN FINISHER






martedì 27 novembre 2007

Maratona di Berlino 2007

Ricomincio da Berlino 30.09.2007 In gennaio, al Brembo, avevo portato a termine la mia ultima maratona soffrendo tantitissimo, sofferenza dovuta al male fisico del tendine ma anche al pensiero dell’inevitabile intervento chirurgico che mi avrebbe fermato per molti mesi. Dopo 9 mesi sulle strade di Berlino ho sofferto comunque tanto, in alcuni tratti ho anche avuto brutte sensazioni di stanchezza, mi sono chiesto persino chi me lo fa fare, ma ora che anche questa mia 140^ maratona è andata in archivio vedo dinanzi un orizzonte sereno che mi porterà a raccogliere in giro per l'Italia e per il mondo belle esperienze lungo quei fatidici 42.195 m che affascinano e rapiscono. Ma veniamo alla esperienza berlinese. Si parte da Udine in tanti alla volta della capitale tedesca, ben sette miei compagni di club ma anche tantisimi altri amici concittadini della Libertas, dell'Olimpia e di altre società, numerosi sono anche i goriziani e i triestini. Renato, Pino, Oscar si muovono in camper, per loro si tratta di una breve gita con la famiglia, le condizioni atmosferiche disagiate e lo scarso tempo a disposizione forse limitano le opportunità di godere di Berlino; io scelgo l'aereo come pure gli amici Antonio, Francesco, Stefano, Aldo e Anna. Proprio in aereo comincia il clima maratona: conosco un texano che è accompagnato dalla moglie giapponese, entrambi sono all'esordio sulla 42 km. Con il mio scarso inglese, la mia mimica gestuale e l'aiuto di una cartina gli descrivo i punti topici della gara, quelli dove sarà inevitabile "vibrare" di emozione. Ci salutiamo dandoci appuntamento ad una possibile ma poco plausibile occasione di incontro. Il sabato, giornata piovosa e fredda, scorre tra una visita al Museo di Pergamo, un giro nel quartiere ebraico e il ritrovo a cena con tutti gli amici in Kurfurstendamm, a pochi passi dall'albergo dove avevo soggiornato nella mia precedente esperienza berlinese. Domenica mattina sembra di sentire i trilli delle sveglie dei 40.000 podisti che si preparano a convergere nella zona del ritrovo. Le fermate della metro consigliate sono tre: Potsdamer Platz, Friedrichstrasse e Berlin-Hauptbahnof; quest'ultima è immensa e disposta su quattro piani tutta con vetrate che per qualcuno con problemi di vertigini sarebbe rischioso entrarci, un miracolo di architettura che solo due anni fa era ancora in costruzione. All'uscita si forma un fiume variopinto di maglie colorate, si ascoltano idiomi sconosciuti oppure dialetti ben noti ai quali è impossibile non rivolgere un saluto. L'auspicio comune di questo mondo in fila è quello di trascorrere alcune ore di corsa partendo da un punto per poi tornare sullo stesso dopo 42 km, provati nel corpo, prosciugati di tante energie ma arricchiti da belle sensazioni, dagli incitamenti del milione di spettatori assiepati lungo la strada sperando anche di cogliere il saluto del conoscente. Come al solito a Berlino l'organizzazione è perfetta: praticamente impossibile accedere in zona spogliatoi se non in possesso del pettorale, deposito bagagli che non ha eguali al mondo, stand di 300 pettorali con due volontari addetti per posto (altro che "assalto a Forte Apache" di Venezia 2006), spogliatoi e docce allestiti in lunghissime tende con possibilità di sedersi per effettuare le operazioni preliminari e finali al termine della gara, bagni numerosissimi, blocchi di partenza organizzati in base al tempo accreditato e resi accessibili con un incanalamento lungo ma che non disturba (durante questa piccola passeggiata mi sento chiamare da Fulvio Massini, il noto preparatore di numerosi podisti, che mi fa gli auguri ben accetti perchè mi erano stati propizi anche nella mia precedente esperienza). L'appuntamento con gli amici è fissato alla consegna delle sacche (postazione 16.000), in men che non si dica siamo tutti lì ed anzi troviamo anche altri udinesi, mentre facciamo la breve coda per le "operazioni di evacuazione" ne approfittiamo per immortalare la nostra presenza con la vista del Reichstag alle spalle. Mi sento chiamare, mi volgo, sono di nuovo il texano e la giapponese: è piccolo il mondo! Parafrasando una espressione entrata nell'immaginario collettivo dopo il trionfo calcistico del 2006, il "cielo sopra Berlino è tutt'altro che azzurro", immensi nuvoloni neri incombono; l'amico Stefano invano cerca di convincerci che di solito vanno in direzione di allontanamento dalle nostre teste, basta dare un'occhiata per capire invece che velocemente il nero viene verso di noi. Sarebbe veramente un peccato che la festa fosse rovinata dalla pioggia. Gli ultimi accorgimenti: crema riscaldante, vaselina, verifica del chip e delle stringhe, qualcuno beve l'ultima "bomba". E’ il momento di andare non prima di aver pronunciato il rituale in bocca al lupo. L'accesso ai blocchi è rigidamente rispettato, mi posiziono in quello a me destinato, il B, praticamente in prima linea, usufruisco ancora della rendita di posizione che mi viene dagli ottimi risultati dei bei tempi andati; parto insieme ai big, a pochi metri da Gebreselassie che oggi è in odor di grande gara (ed in effetti stabilisce il record mondiale con 2:04'26”). Alle nostre spalle la porta di Brandeburgo si erge alta, è lì in attesa di celebrare il nostro trionfo quando tra qualche ora potremo passare sotto i suoi archi; dinanzi a noi il Siegessaule è solo il primo dei traguardi parziali da raggiungere e superare. Pochi secondi dopo lo sparo una branco di "animali scalpitanti" calca l'asfalto della Strasse des 17 Juni, l'adrenalina è a mille, mi sposto sul lato destro della carreggiata per non essere d'intralcio a coloro che "hanno fretta"; per oltre 20 km vedrò podisti che mi superano, sono tutti più veloci di me eppure non sto passeggiando. Calibro la mia velocità su un ritmo di 4'35”- 4'40” al km, mi rendo conto che è un azzardo considerato che non ho fatto alcuna preparazione alla gara se non pochissimi allenamenti e uno stop negli ultimi 20 giorni dovuto ad un problema muscolare, ma più lento non posso andare. Dopo 7 km transitiamo nuovamente nella zona della partenza, su una strada leggermente in discesa si scorge un fiume in piena colorato, facce fresche e sorrisi ricambiano i saluti del pubblico, mi superano due amici dell'Azzano Runners che lascio tranquillamente sfilare. Ancora qualche km e transitiamo in Alexander Platz, (Alexander Platz auf Wiedersen, c'era la neve... cantava qualche anno fa Milva ed invece inaspettatamente qualche raggio di sole illumina la nostra via) questa famosa piazza è ancora poco fruibile per i lavori in corso, mi auguro che nella prossima occasione la possa godere appieno. Una curva secca a sinistra ed un lungo rettilineo ci attende, quasi 5 km nei quali, a tratti di strada corsa in solitario, si alternano improvvisi capannelli di appassionati molto calorosi; mi raggiunge il mio amico e compagno di allenamenti Antonio Sette, con lui faccio qualche km, il suo passo è sciolto, il mio invece è forzato, le gambe sono pesanti, meglio non pensare, siamo ancora al 19° km e già pago il conto? Si affollano nella mia testa brutti pensieri, ricerco nei più reconditi angoli del mio cervello la forza per non mollare, decido di mollare la compagnia di Antonio e subito dopo il passaggio al 19° km mi fermo 40 secondi per respirare e ripartire, il ritmo rallenta lentamente ma alla metà gara ho già ripreso e transito sotto lo striscione della mezza in 1:37'05”. Lungo la strada su entrambi i lati ci sono gruppi musicali che ravvivano l'attesa degli astanti e concedono un attimo di distrazione a noi podisti, un gruppo di brasiliane ancheggia e batte su enormi tamburi... è dura conservare la giusta concentrazione. Mi supera una bellezza teutonica imponente, cerco di attaccarmi e ci riesco, grazie a questa provvidenziale nonchè graditissima lepre riprendo una buona andatura e quando raggiungo il 28° km il mio stato d'animo si galvanizza ancora di più. In una piazza c'è grande movimento: da un lato ballerine variopinte ballano su un palco, dall'altro bellissime majorettes "dimostrano tutta la propria abilità" ai margini della strada. Saluto a braccia alzate, e come lo scorso anno mi sento ricaricato di energie, da questo momento in avanti riprendo il ritmo iniziale, ormai nessuno mi supera, anzi sono io ad agguantare tanti amici in crisi. Al ristoro del km 31 mi fermo un momento per mangiare mezza banana e riparto di gran lena. Sulla Kurfunstendamm mi sembra di essere a casa, riconosco tutti i posti che ho passato e ripassato più volte, due anni orsono su questa strada c'erano mia figlia e mia moglie ad incitarmi, quest'anno loro non ci sono, ma c'è la mia grande voglia di correre e la recuperata sintonia con la sofferenza. Siamo in pieno centro cittadino, il pubblico è numerosissimo e calorosissimo, più volte ho visto gruppi organizzati di tifosi, danesi e spagnoli in particolare, spostarsi ed incitare a gran voce tutti ma in particolare i loro connazionali. Anche io raccolgo gli incitamenti dei parenti dei miei amici che scorgo ai lati della strada. Subito dopo il 37° so che mi attendono solo due lunghi rettilinei, una andata e ritorno su due strade parallele che mi porteranno al traguardo. Transitiamo in Potsdamer Platz accanto a quel che resta del celebre muro di Berlino, quel muro che era simbolo di divisione e prigionia ora è solo attrattiva per una foto ricordo; per molti di noi podisti c'è anche un altro muro che ogni tanto si erge alto intorno a questo punto della gara, molti rallentano, alcuni camminano, io il muro non lo vedo neanche. Il ritmo è tranquillo, viaggio poco sopra i 4'30” al km, supero in continuazione, quando imbocco la Unter den Linden do fondo alle residue energie e strappo lo split migliore di tutta la gara. Uno sguardo alla ambasciata russa che maestosa troneggia sulla nostra sinistra: "Dasvidania" e volo verso la Brandenburger Tor. Ho persino la lucidità di scegliere la navata sotto la quale transitare: quella centrale naturalmente! Un occhio al tempo, non ci sono possibilità di lottare con il cronometro per abbassare di un minuto, mi godo gli ultimi trecento metri tra due ali di folla che esaltate dallo speaker intonano un inno che non riconosco, lo immagino a me dedicato. Un momento prima dell'arrivo rivolgo le braccia al cielo e dedico come mi ero ripromesso questo ritorno alle gare a tutte e tutti coloro che in questo momento sono "fermi ai box" per motivi di salute. In un'altra occasione vorrei che foste con me, con noi, a riprovare la gioia di arrivare sfiniti, distrutti ma felici di esserci sul traguardo di una maratona... e se poi si tratta della Maratona di Berlino è ancora di più, è tutta un'altra cosa. Fermo il cronometro sul tempo di 3:16’17”, non è dei miei migliori in assoluto ma il primo della mia terza vita podistica. Tanti complimenti anche a tutti i miei amici che avevo prima menzionato che hanno fatto tutti grandi risultati ma in particolare a chi è riuscito anche a migliorare il proprio primato personale: Pino Amato, Stefano Morandini, Anna Parrella , Adriano Gabrieucig ... e sto sicuramente facendo torto a qualcuno. Dopo la gara chi mi ritrovo in aereoporto? L'amico texano con la compagna giapponese che alla mia domanda "A quando la prossima" mi rispondono seccamente "Never" (mai), ma basta uno sguardo e correggono con "perhaps next year" (forse il prossimo anno); io li saluto con un "Arrivederci a Roma in primavera". Auf wiedersen Berlino.