Dieci anni fa, il 9 ottobre 1994, a Venezia correvo la prima maratona della mia “carriera”. Fu una esperienza fantastica e indimenticabile, fantastica perché correre e tagliare il traguardo in un’atmosfera così calda era eccitante, indimenticabile perché la sofferenza e la cotta che provai sul ponte della Libertà rimarranno indelebili. Conclusi in poco meno di 4 ore: il diploma di partecipazione relativo a quella gara è ancora appeso nel mio studio, sfigura se si guarda al riscontro cronometrico, ma vuoi mettere il sentimento che c’è dietro?
Come usiamo noi umani, a volte con ragione, a volte solo per autocompiacimento, cerchiamo le ricorrenze per giustificare i ricordi, per questo motivo non potevo mancare alla celebrazione del mio decennale rapporto con la signora maratona.
Gasato da questo elemento, desideroso di incontrare i tanti amici del sito e stimolato a dimostrare che la crisi mentale della settimana scorsa a Carpi era solo passeggera, mi sono presentato a questo weekend veneziano al massimo della forma fisica e mentale, pronto a godermi fino all’ultima goccia il piacere che il complesso della maratona di Venezia, manifestazione e contorno, avrebbero potuto darmi.
Ho trascorso un bel sabato mattina, a Marghera all’Expo dove mi sono recato per il ritiro del pettorale, incontrando tantissimi amici che sarebbe impossibile ricordare per nome, tanti che ho salutato, rispondendo loro, senza riuscire ad associare al volto un nome noto. Purtroppo il raduno del gruppo dei PodNettiani era fissato per il pomeriggio, per cui ho potuto vedere solo Davide Mazzera e la radiosa Sabrina Bagheera accompagnata dal suo inseparabile papà Peppino podista trascinatore, con il quale in pochi minuti abbiamo scoperto di avere “inimicizie comuni”.
Ben più numeroso è stato il ritrovo domenica mattina prima della partenza, momento che abbiamo immortalato con una foto prima di essere ingabbiati come “leoni”, “pantere”, “micini” nelle locazioni a noi riservate dall’organizzazione in base alle aspettative di prestazione o meglio ai risultati sin qui ottenuti.
Questa procedura, poco bella da vedere, risulta inevitabile soprattutto per limitare spiacevoli incidenti alla partenza, quando spinti dall’impeto e spesso da qualche mano di troppo si rischia di inciampare e cadere, come è successo ieri nelle primissime file provocando anche qualche lieve danno.
Avevo preso accordi con due amici udinesi, Denis e Marco Grimaz, per procedere insieme a un ritmo di 4’ al km senza rischiare inutili perdite di energie, l’abbiamo fatto splendidamente sino a metà gara, quasi senza accorgerci dei km che scorrevano, ammirando e godendoci tutte le sfaccettature di colore che una grande maratona può offrire, parlando tanto e divertendoci di più.
Hanno colto la mia attenzione: l’abbigliamento “naif” di una donna-uomo sulla cinquantina con la scritta “Slovakia” sulla schiena, che aveva dei polpacci pelosi da far paura e si esibiva in uno stretching spaccamuscoli; l’originale contraddizione, almeno al mio giudizio, di un podista che aveva addosso una canotta con la scritta Santo Domingo Peace and Love, un fazzoletto intorno al collo con il colori della bandiera della pace e in testa una bandana degli Stati Uniti; lo scheletro appeso da due ragazzi per stigmatizzare la dannosità del doping (anche se con una doppia “p” senz’altro di troppo), scheletro che non avrebbe guastato se fosse stato posto pochi km più avanti nella zona di Marghera, dove i danni provocati dall’uomo sono stati, sono e continueranno a essere senz’altro peggiori; la danza propiziatrice di uno spettatore che con bastone sormontato da uno scheletro ho immaginato volesse allontanare lo spettro della fatica e della disperazione che avrebbe preso molti di noi da lì a pochi km. E ho visto tanti striscioni di protesta, esposti molto civilmente da cittadini della riviera del Brenta, per rendere pubbliche difficoltà di vivibilità nel loro territorio.
Al decimo km una graditissima sorpresa: in lontananza un grande cartello con la scritta PODISTI.NET che mi ha caricato inverosimilmente tanto da confondermi le idee nella testa, ho avuto il dubbio se fermarmi, poi ho concluso con un grido “Rosaaaaaaaaa” (e mi riferivo a Rosa Marchi) che spero non abbia fatto ingelosire gli altri magnifici amici presenti sul posto,che poi smaltita la sbornia dei passaggi in quel punto si sono trasferiti, penso con buone difficoltà, all’arrivo.
Ho gioito durante la gara nel dosare la forza da imprimere alla mano per dare il cinque ai tanti (ma non tantissimi) bambini presenti sul percorso, operazione da fare con prudenza soprattutto con i più piccoli ma, che so trasmettere a loro (e, confesso anche a me) tanta energia.
Subito dopo il ponte della Libertà una bambina dell’età di mia figlia (6 anni) era da sola e incitava con una flebile voce tutti, probabilmente si divertiva ma mi ha lasciato un nodo alla gola la sua solitudine. Forse anche lei un giorno diventerà una maratoneta, avvezza a una delle pratiche sportive che più di altre richiede capacità di autoisolamento e estraniazione da sensazioni negative che spesso incombono.
Durante tutto il percorso, con clamorosa conclusione nel finale, ho sentito tanto incitamento di amici presenti ai lati del percorso, tanti dei quali sono volti noti, tantissimi sono a me sconosciuti: ma evidentemente, alcuni tramite questa incredibile via di comunicazione che è il sito, altri avendomi conosciuto nelle maratone italiane, hanno voluto trasmettermi la loro carica, e io ne ho usufruito molto volentieri realizzando anche uno splendido risultato di regolarità che mi ha portato a concludere la mia gara in 2:49’05’’ con due frazioni condotte quasi nello stesso tempo (e a Venezia non è semplice).
Verso metà gara ho cercato di stimolare il mio amico Marco ad incrementare perché mi sembrava essere in grado di realizzare un ottimo riscontro cronometrico: troppo sciolta era la sua corsa, sembrava non fare nessuna fatica a stare con noi, difatti ha tentato il “colpaccio”. Peccato che nel finale sia stato tradito da una crisi di fame che lo ha costretto a rallentare terminando solo di pochi secondi davanti a me; l’altro mio amico, Denis, ha ceduto anche lui nel finale, vittima di un malanno fisico che ne ha interrotto la preparazione.
La regolarità nel condurre la gara è stato l’elemento che mi ha permesso di concludere bene, nonostante le condizioni climatiche non fossero certamente favorevoli dato l’alto tasso di umidità presente alla partenza ma un po’ lungo tutto il percorso; a Venezia (nonostante i ponti) ho corso 4 minuti più forte che a Carpi (maratona cosiddetta in discesa), e tantissimi hanno realizzato il proprio PB: questo sta a dimostrare che sono gli atleti e il complesso di condizioni esterne (clima, preparazione, alimentazione, giornata, gestione tattica) a rendere un percorso veloce, non la scala altimetrica che presenta una lieve pendenza nei primissimi km..
Mi ha fatto tanto piacere vedere sul volto la gioia, nascosta tra le rughe della fatica di coloro i quali hanno oggi realizzato il personale (Peppe 58) e soprattutto di quelli che oggi hanno coronato la gioia di concludere la prima maratona, chi con anche un ottimo tempo, chi andando in crisi nel finale e soffrendo tantissimo. A questi ultimi va il mio incitamento maggiore: la prima maratona è importante finirla, rappresenta un punto di partenza per il miglioramento successivo, sappiate che sicuramente sta per iniziare per voi tutti esordienti una bella esperienza di sport (ahò, me sembro un professo’).
Fra gli amici di Podisti.Net bravissimo all’esordio Andrea Ferri (Khanada); fra quanti mi hanno accompagnato in autobus nel viaggio di andata e ritorno da Udine, complimenti sicuramente vanno fatti a Anna Centeleghe che ha esordito con uno splendido 4:05’12’’ (4:01’ real time) raccogliendo alla lettera la sfida che le avevo lanciato qualche mese fa al Parco del Cormor quando le avevo detto che la sua condotta di gara troppo irruente alla partenza era poco consona alla maratona; ad Andrea Della Rossa, perché esordire con 3’ 09’18’’ non è da tutti; da rivedere invece, in quanto ha potenzialità senz’altro superiori, un altro amico del Parco del Cormor, Gortan Daniele; tradito da malanni fisici Enrico Centeleghe ma comunque al traguardo, tradito io invece dalla mia digitale che mi ha dato “batteria scarica”, non ho potuto immortalare il passaggio di Micaela Oleotto: dovrà ripresentarsi al più presto per una nuova maratona per permettermi di riparare.
Attendendo l’arrivo degli ultimi ho parlato con una ragazza finlandese, citandole la mia partecipazione estiva alla maratona di Helsinki, e mi ha detto che attendeva tre sue amiche finniche reduci da una maratona la settimana scorsa in Francia; all’arrivo ho rivisto due donne sudafricane che già avevo scorto all’arrivo della maratona di Carpi la settimana scorsa: questo sì che sarebbe un bel turismo, a poterselo permettere sempre.
Colgo questo aspetto per un accenno alla parte organizzativa, citando e ribadendo l’alto prezzo dell’iscrizione seppur giustificato in parte dalla difficoltà di predisporre una città come Venezia con tutti i servizi che garantiscano un arrivo di una grande maratona.
Ho sentito diversi lamentarsi dell’errato posizionamento di alcuni cartelli chilometrici: si tratta di un errore veramente inspiegabile per una organizzazione che è così ben curata in tanti suoi aspetti più impegnativi. Non avrebbe guastato anche la presenza di un numero maggiore di bagni chimici sia alla partenza che durante il percorso, 6000 atleti sono tanti, e se non vogliamo essere tacciati di essere degli sporcaccioni le organizzazioni devono fornirci le condizioni per farlo. La natura a volte non può attendere!
Ultima nota per il bellissimo spirito di gruppo che abbiamo dimostrato noi di Podisti.net, improvvisando un bel raduno di atleti impegnati nella gara ma anche di tanti che hanno affrontato molti km per la gioia di essere solo presenti, un pensiero anche a chi doveva esserci e pronto a faticare sulla strada ma è stato costretto a dare forfait, e mi riferisco a Marco Scianca.Questa è andata, rimarrà indimenticabile, come un leone (eravamo a Venezia) ho agguantato la mia 98^ maratona, ora sempre da leone scenderò nell’Arena di Verona domenica prossima, prima di celebrare il centinaio a Calderara, spero circondato da tanti amici.
Nessuno può sentirsi sicuro di vincere, al momento di partire. Non si può star certi nemmeno di arrivare fino in fondo. La maratona è l'unica gara che si può perdere anche correndo da soli.
Perle di saggezza
Se vuoi correre, corri un miglio. Se vuoi conoscere una nuovaEmil Zatopek (citazione segnalatami da Giovanni Chessa)
vita, corri la Maratona!
Me medesimo in numeri
213 MARATONE corse
PB 2:36'28'' 08.10.2000 GoldMarathon Cesano Boscone (MI)
un centinaio di MEZZE corse
PB 1:13'09'' 01.10.2000 Udine
cinque 6 ORE
PB 73,096 km (Buttrio 2014)
cinque 100 km (4 Passatore)
PB 8:51'28'' giugno 2005 in pista Fagagna (UD)
PB Passatore 9:09' 2004 Firenze-Faenza
una 12 ORE
PB 119,571 km 31-08-2014 Passons (UD)
3000
PB 9'39'' San Vito al Tagliamento (PN)
5000
PB 16'27''
10000
PB 35' 36''
3 VOLTE IRONMAN FINISHER
PB 2:36'28'' 08.10.2000 GoldMarathon Cesano Boscone (MI)
un centinaio di MEZZE corse
PB 1:13'09'' 01.10.2000 Udine
cinque 6 ORE
PB 73,096 km (Buttrio 2014)
cinque 100 km (4 Passatore)
PB 8:51'28'' giugno 2005 in pista Fagagna (UD)
PB Passatore 9:09' 2004 Firenze-Faenza
una 12 ORE
PB 119,571 km 31-08-2014 Passons (UD)
3000
PB 9'39'' San Vito al Tagliamento (PN)
5000
PB 16'27''
10000
PB 35' 36''
3 VOLTE IRONMAN FINISHER
venerdì 15 febbraio 2008
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