Nessuno può sentirsi sicuro di vincere, al momento di partire. Non si può star certi nemmeno di arrivare fino in fondo. La maratona è l'unica gara che si può perdere anche correndo da soli.

Perle di saggezza

Se vuoi correre, corri un miglio. Se vuoi conoscere una nuova
vita, corri la Maratona!


Emil Zatopek (citazione segnalatami da Giovanni Chessa)

Me medesimo in numeri

213 MARATONE corse



PB 2:36'28'' 08.10.2000 GoldMarathon Cesano Boscone (MI)







un centinaio di MEZZE corse



PB 1:13'09'' 01.10.2000 Udine







cinque 6 ORE




PB 73,096 km (Buttrio 2014)







cinque 100 km (4 Passatore)



PB 8:51'28'' giugno 2005 in pista Fagagna (UD)



PB Passatore 9:09' 2004 Firenze-Faenza







una 12 ORE



PB 119,571 km
31-08-2014 Passons (UD)







3000



PB 9'39'' San Vito al Tagliamento (PN)







5000



PB 16'27''







10000



PB 35' 36''







3 VOLTE IRONMAN FINISHER






venerdì 27 maggio 2011

Running in the rain

Ieri una bella uscita bike in compagnia di 100 km con diverse salitelle per complessivi 900 m di dislivello con un paio di piccole disavventure: una foratura di Fabio e poi durante uno strappo in salita una fitta alla schiena che mi ha provocato un discreto fastidio non ancora passato. Stamattina buona seduta in piscina durante la quale ho fatto 2500 m di "lungo lento" in gran tranquillità. Nel pomeriggio uscita di corsa con tempo che minacciava pioggia come da previsioni. Dopo 40' di corsa lenta la pioggia è arrivata, anzi è arrivata una bufera di vento e pioggia...che bello! Non la smettevo più di ridere. Insieme ai compagni di corsa abbiamo sguazzato per un quarto d'ora dopo di che ha smesso quando il nostro allenamento era ormai terminato. alla fine ne è venuto fuori un ottimo progressivo.

mercoledì 25 maggio 2011

SKYRACE CARNIA

Poco meno di tre settimane al via. Tadei Pivk svela i segreti della gara di casa, ai confini del cielo tra il Monte Floriz e le trincee della Guerra

Domenica 5 giugno si correrà la quarta edizione dell’International Sky Race Carnia, gara ai confini del cielo organizzata dall’Unione Sportiva Aldo Moro di Paluzza. Tadei Pivk, atleta di casa e portacolori dell’US Aldo Moro, ha scritto il proprio nome nell’albo d’oro della manifestazione già due volte, nel 2008 e nel 2010. Il forte atleta friulano che ben si difende nelle competizioni di scialpinismo ci descrive il percorso. “La Sky Race ha un dislivello di sola salita di oltre duemila metri, da affrontare in due ascese, per una lunghezza totale di oltre ventiquattro chilometri. La gara, dopo i primi due chilometri quasi pianeggianti, s’impenna decisa verso Casera Plotta, poco prima della casera il percorso diviene meno impegnativo, ma continua a salire. Questo è il tratto che mi piace di più, mi trovo a mio agio quando il sentiero è molto duro e tecnico. Oltrepassata la Casera, il tracciato riprende a salire sino alle creste sommitali che portano al Monte Floriz e appena dopo al Rifugio Marinelli. Questa prima salita ha un dislivello positivo di 1280 metri. La discesa per raggiungere Passo Monte Croce è lunga, tecnica e molto impegnativa. Bisogna fare attenzione alle roccette, ai sassi e alle radici nel sottobosco. Al Passo si dovranno affrontare circa centocinquanta metri sull’asfalto per guadagnare l’altro versante della montagna. Anche se questa salita è più breve, cinquecento metri di dislivello, gli atleti saranno messi a dura prova, soprattutto nella prima parte che risulta essere molto ripida. Nella fase finale, a Pal Piccolo, il sentiero corre in mezzo alle trincee e si dovranno affrontare anche degli scalini realizzati durante la Guerra. La discesa che porta all’arrivo è meno tecnica della prima e si riesce a correrla molto bene, solo che bisogna prestare la massima attenzione visto che abbiamo oltrepassato le due ore di gara. Dove si vince la Sky Race? Sono convinto che la gara si decida lungo la seconda salita, inoltre la discesa finale non è così tecnica da poter fare la differenza. Mi ricordo che nel 2009 ero in testa e Fulvio Dapit mi ha ripreso lungo la prima discesa. All’attacco della salita Fulvio ha preso un bel ritmo e non sono riuscito a stargli vicino. Ho preso un centinaio di metri che non sono più riuscito a recuperare. Quali sono i tuoi consigli? Per quanto riguarda la preparazione, i concorrenti che si cimentano in questa Sky Race dovrebbero avere nelle gambe escursioni in montagna di almeno duemila metri di dislivello. E’ una gara lunga, non può essere sottovalutata e soprattutto deve essere gestita in modo intelligente per non trovarsi a metà della seconda salita con la spia della riserva accesa. La prima salita deve essere affrontata con il pensiero di avere le energie per correre i cinquecento metri della seconda salita. Al Passo Monte Croce, dopo la discesa, si corre il rischio di “impiantarsi” nelle prime rampe che riportano in quota”. Per quanto riguarda la preparazione del percorso, Andrea Di Centa, coordinatore della manifestazione, insieme ai responsabili del tracciato ha quasi ultimato la segnalazione dei sentieri. “Il tracciato è pronto all’80% - racconta Di Centa - mancano sono un paio di chilometri dalla casera Plotta, fino alla cima Floriz e il passaggio al Rifugio Marinelli. Nei pressi del Rifugio c'e' ancora parecchia neve, molto probabilmente la tracciatura sarà ultimata per il 20/25 maggio”.

PROGRAMMA DELLA MANIFESTAZIONE

Sabato 4 giugno 2011

Paluzza (Piazza XXI-XXII Luglio - Bar Tavernetta)

Dalle ore 16.00 e fino alle ore 20.00 •APERTURA UFFICIO GARA DISTRIBUZIONE PETTORALI

Paluzza (Piazza XXI-XXII Luglio - Sala CESFAM)

Ore 18.00 • BRIEFING TECNICO: • Proiezione filmato: 3a Edizione “International SkyRace Carnia”; • Presentazione della 4a Edizione “International SkyRace Carnia”; • Consegna pettorali gara ai migliori atleti partecipanti alla “SkyRace”.

Domenica 5 giugno 2011

Paluzza (Località “Laghetti” di Timau)

07.30 - Ritrovo e consegna pettorali in zona partenza; 09.00 - Partenza gara: “International SkyRace Carnia”; 11.30 - Arrivo primi concorrenti; 13.00 - Pranzo; 15.00 - Chiusura gara e premiazioni. Durante e alla fine della manifestazione, in zona arrivo, intrattenimenti, chioschi e cucina tipica.

Un ricordo del Passatore

Sabato prossimo partirà da Firenze una delle più conosciute ultramaratone, la 100 km del Passatore. Ripresento i pensieri che scrissi nel lontano 2004 allorquando la conclusi per l'ultima volta. La mia avventura con il Passatore 2004 inizia sabato mattina di buon’ora, sveglia alle 04.30 per essere puntuali all’appuntamento con gli amici friulani dell’U.O.E.I. con i quali affronteremo il viaggio in autobus che ci porterà alla partenza in Piazza della Signoria a Firenze.La nottata non è stata delle più tranquille erano anni che non provavo la tensione pre gara, quello stato d’animo che si prova quando sai di andare incontro a qualcosa di grande, di complesso che non vede in campo solo le tue forze fisiche ma anche la testa e tanti altri fattori esterni che potrebbero influire sull’evento che stai per affrontare. Si, perché il Passatore non è una gara come le altre, innanzitutto perché è una 100 km ma anche perché si parte da Firenze nell’ultimo weekend di maggio alle 15.00 quindi in condizioni climatiche di solito di gran caldo, dopo poche ore ci si ritrova a quota 913 m sul livello del mare con temperatura e clima decisamente differente e con la notte che incombe sulla testa di noi podisti, la discesa inevitabilmente rischia di provocare danni alle gambe e soprattutto all’apparato gastro-intestinale, a causa del fresco e dell’inevitabile cocktail di cibi e bevande che ogni podista ingerisce lungo il percorso; terminata la discesa mancano ancora 30 km e lì veramente può succedere di tutto. Ma veniamo al racconto del mio Passatore. Il pranzo e l’attesa della partenza la vivo con tanti amici con i quali, è inutile dirlo, si parla solo della nostra prossima avventura e apprendo che sarà alla partenza anche Cosetta Benatti che dopo aver corso 5 maratone quest’anno, solo tre giorni fa si è iscritta anche alla 100. Follia???!!!! Ho curato la preparazione fisica, mentale e logistica di questa gara nei minimi dettagli, penso che nulla mi sia sfuggito, consegno le sacche che saranno portate sul percorso nelle varie tappe intermedie dall’organizzazione, in ognuna di esse ho riposto tutto ciò che mi potrebbe essere utile in caso di necessità. Il cielo sulla nostra testa è decisamente nuvoloso, in direzione Colla di Casaglia (la vetta più alta della gara) siamo sicuri di non trovare più di 7-8 gradi di temperatura, a Faenza mi riferiscono che in mattinata pioveva. Se penso che uno degli spauracchi era la temperatura alta il primo pericolo è decisamente scongiurato; indosso pantaloncino e canotta traforata Podisti.net e mi avvio in Piazza della Signoria, vedo tanti amici, con i quali scambio saluti e in bocca al lupo ma sono estraniato dalla realtà, la mia testa è immersa nell’impresa. Partenza prudente era la strategia, guai a lasciarsi prendere la gamba dall’entusiasmo, la salita di Fiesole subito mostra la sua difficoltà ma la determinazione, il vedere sulla strada il paese completamente colorato di bandiere della pace (scusate la mia divagazione extra podistica) mi fornisce ulteriori energie mentali; viaggio spesso accanto ad un ragazzo che sulle spalle reca la scritta Andorra, si tratta sì di Campionato Europeo di 100 km ma vuoi che vi sia in questo piccolissimo stato un centochilometrista mi chiedo? Al passaggio nel centro di Fiesole, assiepata di spettatori mi sento chiamare a gran voce per nome, mi volto uscendo dal mio stato di concentrazione e scorgo Orlando Pizzolato (il vincitore di due maratone di New York per chi non lo conoscesse) che mi incita a gran voce. Il mondo del podismo è fatto anche di questo mi dico, oggi è il nostro giorno, di tutti quelli che sono su questa strada e un vero appassionato di corsa questo lo sa. La strada dopo Fiesole comincia a scendere e diventa fondamentale prendere il giusto ritmo senza pensare naturalmente al cronometro ma cercando di ritrovare in se stessi quegli elementi che possano distrarre dallo scorrere del tempo e della strada; l’elemento fondamentale è sicuramente lo splendido paesaggio che ci circonda, le colline possono essere ammirate nella loro grandezza anche perché un leggero venticello ha spazzato via le nuvole che incombevano fino a poche ore prima e rende leggera la corsa. Mi trovo a correre in un gruppetto di atleti stranieri provenienti chissà da dove, due presumibilmente dai paesi dell’Est, lo intuisco dal loro modo di parlare ma preferisco non chiedere (e in che lingua poi), l’amico con la scritta Andorra, tre spilungoni dall’inconfondibile origine tedesca, lo si nota anche dal colore della maglia, insomma sono io lo straniero in questo contesto. Borgo San Lorenzo si avvicina, lo si vede da lontano, al mio fianco una lunghissima fila di auto, camper e altri mezzi di accompagnatori, esalano fumi terribili (non mi dilungo sul problema della mancata chiusura al traffico, annunciata sulla carta ma mai applicata nella realtà). Sento un giovane podista che appena raggiunto dice testualmente a due accompagnatori in bici: ”Adesso ho bisogno di fare un tratto in bici”, rimango sbalordito, così senza ritegno, ma cosa ci fa questo fra noi faticatori della strada, si tratta di un intruso, di un fannullone che non ha neanche uno specchio in casa? E i suoi amici si sentono degli eroi nell’aiutarlo a commettere questa oscenità? Fatto sta che all’ingresso in Borgo San Lorenzo me lo ritrovo davanti sul ciglio della strada in attesa di riprendere a correre, non gli risparmio un improperio coi fiocchi. Il mio passaggio a Borgo San Lorenzo avviene in ottime condizioni fisiche e psicologiche, mi sembra che questi 35 km siano passati senza lasciare alcun segno, il transito è avvenuto in 2:24’, al volo prendo dalla sacca che mi passano gli amici dell’UOEI, che attendono vicino all’autobus il transito di tutti gli amici, una confezione di maltodestrine e mi accingo ad affrontare la salita della Colla. Altre volte mi sono chiesto se provare a camminare o alternare passo a corsa, ora niente, si corre e basta. Incrocio la compagna dell’amico Daniele Cesconetto in bici che mi dà un sorso d’acqua e mi dice che Daniele è poco avanti. Concentrato al massimo affronto la salita ad un ritmo che sia equilibrato, che non mi faccia spendere eccessive energie, ma non mi faccia perdere anche molto terreno. Quando intravedo in lontananza Daniele (amico di tante maratone) mi pongo l’obiettivo di raggiungerlo e piano alla volta gli recupero qualcosa. “Scolliamo” come dicono i toscani, cioè transitiamo sul Passo della Colla insieme in poco meno di 4 ore, non mi sembra vero, metà dei km sono alle spalle, la fatica ancora non si è fatta sentire, la carica è a mille e la parte del percorso più difficoltoso è superata. Mi lancio in discesa a buon ritmo, qualche difficoltà mi provoca un leggero male alla milza che cerco di allontanare concentrandomi sulla respirazione; la mia porzione di cervello che è deputata alla “passione matematica” comincia ad elaborare dati, a fare calcoli su cosa possa succedere se il ritmo rimane costante, se cedo leggermente, insomma parte il conto alla rovescia, in fondo siamo in discesa sia fisica (nel senso di pendenza) che di km. Al ristoro di Casaglia, indosso la maglia a maniche lunghe per mettermi al riparo dai rigori del fresco che si profila minaccioso nella lunga discesa che mi porterà a Marradi e dopo aver mangiato una fetta di pane e marmellata e fatto scorta di liquidi mi butto a capofitto nella discesa; anche stavolta cerco comunque di non esagerare, la strada fila ma bisogna gestire i muscoli delle gambe che potrebbero risentirne nel lungo tratto che mi separa dal traguardo al termine della discesa. Ancora le ultime luci della sera mi fanno compagnia e quasi sono deluso perché in questa maniera mi perdo lo spettacolo che ho ancora nella testa di quando 10 anni fa transitai in questa zona e immerso nel buio della notte assistetti allo spettacolo delle colline circostanti in cui luccicavano le lucciole. Ma dover rinunciare a questo significa che sono ben in anticipo rispetto a quella volta e facendo un po’ di conti anche sulla tabella che ho elaborato nella mia testa per poter realizzare il mio sogno: chiudere il Passatore in meno di 10 ore. L’entusiasmo cresce con l’andare avanti dei km, cerco di prendere qualche intermedio, sfruttando le indicazioni dei pannelli al lato della strada, mi vengono i brividi, potrebbe accadere di realizzare qualcosa che non avrei neanche lontanamente immaginato, bisogna resistere però, è necessario allontanare ogni illusione, scendere coi piedi per terra e macinar km. Poco prima di Marradi avverto una brutta sensazione, forse il freddo e l’acqua che ho bevuto hanno provocato problemi al mio intestino, inutile resistere, appena entrato in paese mi fermo un momento sul ciglio della strada e un conato di vomito mi assale, un paio di minuti, e tutto sembra passato. Riprendo la mia corsa e sul ciglio della strada scorgo Emiliano Piola fermo confortato da amici. Cerco di dargli un incoraggiamento al volo, ma mi fa capire che non ne ha più. Mi dispiace tanto, ci siamo incontrati tante volte quest’anno nelle maratone primaverili ed è in condizioni smaglianti ma evidentemente qualcosa oggi è andato storto come peraltro deve esser successo ad un altro grande Claudio Leoncini che ho superato da qualche km anche lui in evidente crisi, faccio gli scongiuri e proseguo avanti. Al settantesimo km, quando ormai la strada ha spianato e non mi avvalgo più delle sensazioni positive sia fisiche che mentali della discesa, un black out mi si presenta, improvvisamente mi sento venir meno le forze nelle gambe e in contemporanea la mia testa elabora pensieri negativi. Ho bisogno di una grande forza d’animo per inventare una reazione: mi propongo di alternare corsa a passo, la strategia funziona per un paio di km poi il tratto di corsa si riduce mentre riesco a camminare abbastanza spedito. Mi dico che non può cambiare tutto così d’un colpo, proverò a camminare per un po’ poi si vedrà. Nella mia testa tutte quei pensieri positivi che avevano volato sino a pochi km fa si trasformano in sensazioni negative, il freddo comincia a farsi sentire, nonostante questo le gambe vanno di passo, ma non scatta la molla di riprendere a correre. Cammino per un’ora e mezza, anche a costo di raggiungere Faenza di passo nessuno potrà togliermi la soddisfazione di tagliare il traguardo, ma il dannato spettro del Passatore è alle mie spalle, sta per prendersi il mio sogno: terminare entro le dieci ore. Subisco passivamente il sorpasso di tanti podisti, recepisco senza reagire i loro incitamenti, solo nel momento in cui l’immenso Vedilei mi supera ho la forza di replicare con qualche parola, ma si tratta solo di orgoglio; non c’è niente da fare, bisogna solo tener duro e sperare che qualcosa cambi. Faccio un po’ di conti andando di passo il mio sogno andrà a finire nel sacco dei ricordi delle avventure del Passatore Pelloni, non nella mia bacheca personale. Con una forza d’animo di quelle dei momenti estremi mi dico che devo tentare di cambiare il corso delle cose, riproverò ad alternare corsa e passo; comincio con poche centinaia di metri correndo, mi guardo attorno cerco di badare alla strada buia, alle macchine che mi vengono dinanzi, guardo le colline che degradano verso la strada, le numerose lucciole che volano a pochi metri dal suolo, faccio di tutto insomma per distrarre la mia testa dalla tentazione di riprendere a camminare. Funziona!!! Dopo un paio di km tutto improvvisamente ritorno ad essere positivo, le gambe corrono, la testa cerca di precederle, bisogna sfruttare al massimo il momento positivo, evito di fermarmi ad un ristoro per paura di perdere l’attimo fuggente, il mio sogno riprende a concretizzarsi, l’ombra malefica è rimasta alle mie spalle, nel cielo stellato, illuminato da una splendida luna mi appare una stella cadente che per diversi secondi solca il cielo: non esprimo nessun desiderio, il mio sogno si sta concretizzando, lascio ad altri la possibilità di avvalersene. Il passaggio per Brisighella in 7:55’ non lascia dubbi ormai sulla possibilità di raggiungere Faenza in tempo e neppure un leggero calo nel finale può impedire il realizzarsi del mio sogno. Il cartello con l’indicazione dell’ingresso in Faenza non mi inganna, so che c’è ancora un bel pezzo di strada da fare. Un podista mi supera, lo lascio passare senza reagire, non è contro gli avversari che sto lottando, nessuno in questa gara (a parte i primissimi) insegue l’avversario, tutti sono vincitori quelli che tagliano il traguardo, se inoltre si riesce a migliorare il proprio personale è un successo. Piazza del Popolo accoglie me come tutti gli altri podisti che mi hanno preceduto e quelli che mi seguiranno. Taglio il traguardo per la terza volta, a distanza di nove anni, con un tempo da sogno 9:09’ 17’’ senza nessun rimpianto. Ho speso 5 mesi di preparazione fisica e mentale per raggiungere quest’obiettivo, ho trovato tanti amici che mi sono stati accanto nei lunghi allenamenti al Parco del Cormor, ma la gara l’ho condotta in solitudine dal primo all’ultimo km, anzi non in solitudine, ero accompagnato dal mio sogno. Ora l’appuntamento è per il prossimo anno con una certezza: partire, arrivare e crederci. Si può ancora migliorare. Sarebbe ingiusto citare solo alcuni degli amici che hanno vinto la loro gara, rischiando di dimenticarne altri: ma una eccezione va fatta per tutti quelli che hanno esordito, che hanno per la prima volta hanno provato le incredibili sensazioni di tagliare il traguardo della 100 km del Passatore.

lunedì 23 maggio 2011

NOVECOLLI

Piccoli flash dalla NOVECOLLI.
  • Oltre 12000 ciclisti al via, variopinti, provenienti da tutta Italia, da tutto il mondo.
  • Nove colli da scalare con complessivi 3840 m di dislivello
  • Pianura solo in partenza e nei 30 km finali per il resto continuamente in salita o in discesa
  • 7 amici che si ritrovano pronti ad iniziare questa esperienza nuova
  • Per alcuni è un esordio assoluto nel ciclismo
  • Si parte a gruppi e non tutti siamo nello stesso blocco ma ci ritroviamo dopo pochi km
  • I cliclisti veri volano a 40 all'ora
  • Alle prime rampe di Bertinoro siamo costretti a scendere e camminare: c'è intasamento.
  • Anche la prima vetta, Polenta, la raggiungiamo a piedi
  • secondo e terzo colle (Pieve di Rivoschio e Ciola) sono solo il prologo del colle più impegnativo, intanto la temperatura sale
  • Siamo al Barbotto, la quarta e più temuta cima di questa gara, solo 5,5 km ma con un km finale al 18%; l'entusiasmo e il sollievo per l'obiettivo vicino aiutano ma la salita è veramente dura anche se per me non la più dura
  • Bivio per coloro che intendono prendere la versione corta dei 130 km.
  • Io e Monica ripartiti dal Barbotto insieme giriamo a destra per la lunga...qualcuno aveva immaginato che scegliessimo la via breve, io non avevo avuto mai dubbi
  • 5° colle Monte Tiffi, ascesa breve ma impegnativa
  • 6° e 7° colle, Perticara e Monte Pugliano sono salite facili ma infinite, entrambe 9 interminabili km e niente alberi ai lati della strada, pochissima ombra, il sole picchia forte
  • I ristori sono manna dal cielo
  • Lunghissima discesa e poi 8° colle, Passo delle Siepi: breve ascesa e senza difficoltà
  • Ultimo colle, Gorolo 4 miseri km di salita ma con pendenze del 17% e dopo 160 km le gambe le sentono seriamente
  • Giunti in cima si avverte l'entusiasmo di avere a portata di mano l'obiettivo
  • Giù per la discesa
  • Giunti in piano inizia il divertimento
  • Iniziamo un inseguimento forsennato ai gruppetti che ci precedono ed insceniamo una gara con una coppia (uomo-donna) che non intendono cedere...naturalmente avranno la peggio.
  • Ultimi km da brivido e taglio del traguardo a braccio alzato
  • Fatta la mia prima Granfondo ed è la NOVECOLLI, 206 km
  • Foto con la medaglia al collo quanto mai meritata.
Le sensazioni forti meglio che me le tengo nel cuore.

lunedì 16 maggio 2011

Triathlon Lungo di Candia (TO)

Prima esperienza sulla distanza del Triathlon lungo (anche se le distanze classiche sono leggermente modificate) terminata assolutamente al di là di ogni più rosea aspettativa.
Una piccola premessa per chi non fosse addentro alle distanze e alle regole di questa gara, la più vicina alla distanza classica dell'IRONMAN.
Si inizia con 3800 m di nuoto (in realtà dovrebbero essere 4000) nel lago di Candia, si prosegue poi con 120 km di ciclismo rigorosamente NO DRAFT, senza possibilità di metteresi in scia quindi --ognuno fa per se stesso -- e si termina con 28 km di corsa (in realtà dovrebbero essere 30).
Le previsioni di maltempo con pioggia e temporali mi avevano allarmato non poco invece alle 7 di mattina il lago era perfettamente calmo, l'acqua a temperatura ottima (non come a Caldaro) e l'aiuto delle boe in acqua ha fatto si che fossi molto rilassato. Probabilmente la consapevolezza che sarebbe stata comunque molto lunga mi ha fatto subentrare uno stato di tranquillità che mi ha agevolato. Due giri durante i quali non ho praticamente mai avuto alcun momento di panico.
L'intermedio segna un 1:26'24'' che nemmeno lontanamente avrei immaginato tanto da pormi il dubbio se la distanza non fosse leggermente ridotta (ma casomai di poco). Soddisfattissimo quando ho toccato terra ho pensato che il più era fatto ma nello stesso tempo che visto che ero in ballo tanto valeva ballare.
Tralascio il fatto di essere uscito dall'acqua tra gli ultimi perchè come evidenzierò dopo è assolutamente irrilevante.
In bici c'erano da percorrere 3 giri da 40 km che ho affrontato con impegno ma anche con la certezza di non voler spendere tutto, ho avuto pochi punti di riferimento in quanto il mio distacco era rilevante i gli iscritti complessivi pochi alla gara che distribuiti su 40 km...
In piano ho cercato di tenere botta spingendo rapporti lunghi soprattutto nel secondo giro, nei tratti in salita invece ho dato il meglio recuperando qualcosa.
Durante il terzo giro purtroppo la presenza di vento laterale mi ha penalizzato non poco facendomi perdere un bel po' sulla media che avevo fino a quel momento.
Al termine comunque sono riuscito a staccare una media di 30 km/h che è quella che posso aspettarmi (ma sarà difficile confermare a Klagenfurt).
Alla seconda transizione (passaggio dalla bici alla corsa) ho indossato le mie scarpe da running facendo attenzione ai calzini ed in breve ho realizzato che tenere la media di 5' al km mi avrebbe permesso di chiudere sotto le 8 ore...un miraggio fino a pochi giorni fa!!!
Il percorso del running si sviluppava su un circuito di 7 km con giro di boa al centro, quindi 3,5 km ad andare e altrettanti a tornare; il tutto da ripetere 4 volte.
E' il mio campo di battaglia, trovare punti di riferimento, target da raggiungere, distacchi da calcolare, sorpassi, saluti e incitamenti e tanta adrenalina.
Parto subito di buona lena, non sento assolutamente la difficoltà del passaggio bici corsa, primo sguardo al km dopo un paio e sono a 4'30''...che cazzo sto facendo mi dico?
Lungo il percorso intercetto diversi compagni di squadra o amici che conosco, molti di loro sono al termine della prova più corta; alcuni sono affaticati ma ancora in vena, qualche altro decisamente in difficoltà.
Individuo coloro i quali sono nella mia stessa gara e subito inizia il rito dei sorpassi.
La corsa del Triathlon ed in particolare quella delle lunghe distanze è qualcosa a se stante, le differenze di potenzialità sono elevatissime per cui capita spesso e volentieri di vedere atleti costretti a corrichhiare o addirittura a camminare.
Ragiono con il cuore e le gambe più che con la testa; le gambe vanno a 4'35'' senza lamentarsi ed io le assecondo. Recupero posizioni...l'adrenalina alimenta ancor di più le mie energie.
Al primo passaggio dal traguardo raccolgo l'incitamento di Gianpero, di Fabio e di tutti gli altri amici e amiche sostenitrici...confesso a voce alta che forse sto andando troppo forte ma proseguo.
  1. 16'00''
  2. 16'02''
  3. 16'22''
  4. 16'15''
  5. 16'21''
  6. 16'14''
  7. 16'28''
  8. 16'18''
Superfluo commentare ulteriormente le sensazioni che ho provato mentre "lappavo" ad ogni metà giro (3,5 km), i numeri parlano da sè.
Ho concluso la frazione corsa in 2:10:10 alla media di 4'38'' che in questa stagione non sono mai riuscito a tenere neanche in una maratona secca.
Il risultato finale dice 7:40:12 con 87° posto assoluto considerando che ero uscito dall'acqua in 129^ posizione , ho fatto veramente un bel salto in avanti; ottima la frazione corsa che mi ha portato al 27° posto.
Dopo questa gara l?IRONMAN di Klagenfurt è veramente più vicino ed ho ancora qualcosa da poter limare...
PECCATO, FORSE ERA PROPRIO LA GIORNATA GIUSTA...

lunedì 9 maggio 2011

Ma è tanto difficile?

Ma è tanto difficile far comprendere che nella vita come nello sport ci sono dei momenti nei quali c'è bisogno di darsi nuovi obiettivi?
Spesso sento esprimere questi giudizi di scadimento sulle mie prestazioni sulla Maratona, ieri uno mi ha definito bollito (lui che penso negli ultimi 9 km abbia beccato una decina di minuti da me).
Non so più che linguaggio utilizzare per far comprendere che il mio unico obiettivo per quest'anno è l'IRONMAN al quale punto per essere finisher e niente più.
Ho condizionato tutto il mio allenamento a questo fine, corro pochissime volte, pochi km e ritmi bassi...cerco di memorizzare un ritmo che mi potrà essere utile in quella gara del 3 luglio.
Le ore trascorse in sella alla bici sono tantissime ma sicuramente non agevolano la corsa.
Nonostante ciò ho corso 4 Maratone in 2 mesi tutte tra 3.16 e 3.26 e tutte con split negativo.
Sono soddisfattissimo di come sta andando. Tra dicembre (Reggio Emilia) e gennaio (Medea) avevo raggiunto il punto più basso della forma a causa del malanno al gluteo, ora sono in costante risalita.
Mettiamo pure che mi fossi concentrato solo sulla corsa e avessi corso altre 3 maratone sotto le 3 ore ora il mio tabellino segnerebbe 121 piuttosto che 118...mi avrebbe cambiato la vita?
Tagliare il traguardo su questi nuovi fronti mi sta gratificando tanto invece.
A chi si ostina a parlare a sproposito però voglio far notare una cosa...mi si può anche definire bollito (azzardato quando faccio una maratona con split negativo di 6 minuti) ma significa veramente non aver capito nulla dello sport sia come prestazione che come spirito.
Lungo la strada ieri ho incontrato veramente amici che erano in crisi nera, camminavano e per tutti loro ho avuto una parola di incitamento.
In questo weekend in poco più di 20 ore ho gareggiato per oltre 6:
  1. 1500 m nuoto in 36'
  2. 40 km di bici a 31 km/h con salita
  3. 10 km di corsa a 4'20'' al km
  • mezza maratona in 1.45
  • mezza maratona in 1.39 naturalmente si tratta della Maratona di Trieste spezzata in 2
pezzi di gare che molti vorrebbero avere nelle gambe. Eppure ci sono gli stolti che continuano con questa storia.
Portare a termine una maratona è sempre onorevole, disonorevole è rinunciare a correrla per paura di non ottenere il risultato sperato o peggio ancora per paura che qualcuno te lo faccia pesare.
Poveri stolti non avete capito molto della mia concezione dello sport e dello spirito con il quale lo affronto.

domenica 8 maggio 2011

Maratona di Trieste: cuore e freddo calcolo

Iniziamo con due numeri l'analisi della mia Maratona di Trieste 2011.
Tempo finale 3:24:43 135°
1^ parte 1:45:23 278°
2^ parte 1:39:20
E' un percorso che conosco a memoria, lo apprezzo e mi esalta.
Bisogna saperlo interpretare, risparmiare fino al 18° quando inizia la salita, sacrificarsi fino al 25°, stringere i denti lungo lerampe che portano prima a Duino e poi ad Aurisina, lasciare andare le gambe lungo la discesa ma allo stesso tempo assecondarle e poi una volta giunti a Miramare cominciare a fare sul serio quando il piano ti dà l'idea di andare in salita.
Tante piccole indicazioni che sono complesse da mettere in pratica.
La Maratona è sintesi di gambe, cuore e freddo calcolo.
Ero curioso e allo stesso tempo timoroso di come avrebbe reagito il mio corpo a sole 16 ore dal termine di un impegno di gara intensa al Triathlon di Caldaro. Appena alzato le sensazioni non erano delle migliori inoltre 3 piccole vesciche mi infastidivano; per queste ultime è stato sufficiente cambiare calzini e scarpe.
La prima parte della gara invece l'ho corsa insieme ad alcuni amici, Anna, Andrea e Michele in particolare che ho accompagnato fino al 19° km al ritmo costante di 5' al km. Sarò stato d'aiuto a loro ma la loro presenza mi ha agevolato perchè ho corso molto rilassato, discorrendo e mi sono ritrovato ad aver fatto metà della fatica senza accorgermi.
Freddo calcolo quindi, calcolo che ha cominciato a portare i sui frutti prima del previsto perchè già intorno al 15° km abbiamo cominciato a raccogliere podisti in crisi. La giornata acalda avrebbe dovuto mettere in guardia.
Quando inizia la salita abbandono la compagnia e il solito Andrea mi si accoda per qualche km. Riesco a stare sempre allo stesso ritmo di 5' al km ma chiedendo un sacrificio alle gambe non indifferente che sento appesantite ma alle quali prometto che al 25° avranno in premio un po' di relax.
Transito alla mezza in 1:45:23; più preciso di così si muore.
Anche nei successivi 3 km di salita non perdo un colpo mentre continua la risalita nelle posizioni, al termine avrò recuperato nella seconda metà oltre 140 posizioni.
Quando abbiamo inboccato la costiera ed iniziato ad assaporare la discesa mi sono accodato ai pace-maker delle 3:30 in evidente anticipo per poi sorpassarli ed assecondare la facilità della corsa intorno ai 4'40''. Ogni tanto qualcuno mi riconosceva, qualche saluto, qualche incitamento dato e ricevuto, ogni tanto uno sguardo al mare e al cronometro che iniziava ad illudermi di potersi fermare sotto il target delle 3:30 che avrei sottoscritto alla partenza.
Al termine della discesa, nel tratto più ripido ero ad un ritmo inferiore ai 4'30'' al km, mi sento salutare per nome e poi la stessa persona esclama: "MARGIOTTA IO SONO BOLLITO MA VEDO CHE LO SEI ANCHE TU".
Non ho individuato chi potesse essere ma gli ho risposto con un gesto molto espressivo ricordandogli che avevo corso poche ore prima un Triathlon e che comunque stavo andando in progressione.
Mi ha fatto incazzare ma questo è servito subito dopo a mio vantaggio.
Mi chiedo che senso abbia esprimersi in questo modo, oltretutto fuoriluogo, come se visto che correvo frequentemente a certi ritmi ora che non lo faccio più sarei bollito.
Quando abbiamo raggiunto il piano il ritmo si è assestato per circa un km poi la provvidenziale presenza di un amico podista al suo esordio nella distanza (correva con la maglia di una società di Latisana) mi ha aiutato, ci siamo dati il cambio più volte incrementando il ritmo.
A 3 km dal termine mi ha leggermente staccato ma lo tenevo d'occhio ed insieme a lui la possibilità di tagliare il traguardo sotto 3:25.
Ho spinto, sorpassato tanti della mezza; qualche amico udinese del parco. Ultimo km trionfale tirato al massimo, sul cartello del km 42 Renato superato in tromba e sprint finale per tagliare il traguardo in 3:24:43 immediatamente alle spalle del latisanese.
Sono veramente, un capolavoro in relazione all'impegno di sabato che neppure lontanamente avrei immaginato. Uno split negativo di 6 minuti è realizzabile solo in condizioni di lucidità mentale e freddo calcolo. Peccato per la brutta medaglia che resta di questa manifestazione.
Dato ormai incommentabile, FC media 128 bpm

TRIATHLON DI CALDARO

La mia esperienza con il Triathlon Olimpico è scarsissima e poco felice, lo scorso anno debutto choc con il temporalone di Bardolino del quale potei salvare solo la frazione corsa. Della seconda esperienza non parliamo ...tanta fatica per niente, squalificato per getto della spugna, ops, della cuffia fuori settore.
Nè è passata di acqua sotto le mie braccia (mica poi tanta) ma soprattutto sono tanti i km che ho percorso in bici...per la corsa il problema NON SUSSISTE.
Logico quindi che mi aspettassi qualcosa di buono ma nella mia incoscienza essendomi iscritto per gareggiare la domenica mattina alla Maratona di Trieste, sapevo di dover gestire le forze e conservare qualche energia.
L'approccio alla gara mi consola, il primo sguardo è all'acqua che mi sembra relativamente trasparente e senza onde, faccio però l'errore di non utilizzare il senso del tatto...
Lunghissima fila per avere il chip che ora ho acquistato e quindi non dovrei più avere questo problema.
La filosofia di questa gara mi si addice nel nuoto si spezza con una uscita dopo 1000 m, nella bici e nella corsa 3 giri; quindi tante possibilità di "incroci" e punti di riferimento. Insomma potrebbe diventare una gara ad inseguimento nelle quali ho sempre dato il meglio di me.
Si entra in acqua e naturalmente parto in fondo al gruppo.
ca@@o che fredda l'acqua, sento la testa gelarmi, vado quasi in crisi di panico; almeno 100 metri di assoluta paura con un piccolo pensiero a tornare indietro e ritirarmi.
Resisto e prendo il mio ritmo (lentissimo ma mio)...nonostante vada piano ho accanto qualcuno e questo quasi non mi sembra vero.
1000 m di nuoto che scorrono bene tranne qualche carezza alle boe; esco e nel rientrare rinuncio al tuffo optando per la discesa dalla scala (proibito ridere).
La frazione nuoto si chiude in circa 37 minuti...quando entro in zona cambio ho grande facilità a scorgere la mia bici ma non sono ultimo come era accaduto a Bardolino.
Da questa posizione si può solo risalire.
La rimonta inizia già dalla prima salita e continua inesorabile, non mi curo di coloro (i più forti) che mi superano a velocità improbabili, impossibile a pensare a qualche scia, la faccio solo per gli altri che di volta in volta si attaccano; mi dico di risparmiare ma la tentazione mi porta insistere; nel secondo giro riesco ad infiltrami in un gruppone di speedy-bikers che mi alzano la media per 6-7 km...o ce ben. Loro girano per terminare ed io continuo da solo. Lungo la terza e ultima salita supero un sacco di concorrenti e mi lancio nella discesa durante la quale sento la bici sbandare un po' per il vento un po' per un "eccesso di velocità" alla quale non sono abituato.
La frazione bici la completo (ma non è ufficiale...vedremo) circa in 1.16 almeno 12 minuti meglio dello scorso anno.
La corsa è adrenalina pura...
Faccio solo un centinaio di metri e scorgo la "sagoma" di una concorrente conosciuta la raggiungo e mentre la saluto mi accoglie con una esclamazione nella quale mi ricorda "che dovevo andare piano"; ma ormai ci sono...meglio continuare.
La progressione nel secondo e terzo giro ha un ulteriore incremento e se non ho sbagliato concludo in poco più di 41'40''.
Un complessivo di 2:37' (salvo contraddizione del risultato ufficiale) che va molto al di là del 2.50 che avevo previsto e lontanissimo dal 2:55' dello scorso anno.
Una gara veramente bella, dura direi sia in bici ma soprattutto nella corsa che senz'altro mi agevola e poi questi circuiti brevi proprio li adoro. Ancora molto lontano da potermi definire triathleta ma un sassolino stavolta l'ho posato.
Un pensiero ai diversi compagni che lungo i percorsi ho visto in difficoltà (alcuni anche serie); non abbattersi, perseverare...ma non è necessario che ve lo dica l'ultimo arrivato.
PS
Dovevo conservare qualche energia per la Maratona di Trieste, non so dove lo abbia fatto ma stamattina ne avevo ancora.
Alla prossima, scusatemi la prolissità e se ho ecceduto ma mi sono divertito e realizzato qualcosa che un anno fa non avrei mai lontanamente immaginato

giovedì 5 maggio 2011

Battezziamo la bici: LJUBA

Sono trascorsi 2 mesi da quando ho acquistato la nuova bici. Ne ho fatti di km riuscendo a trovare un ottimo feeling e prendendomi delle belle soddisfazioni.
Sarà un gesto poco originale ma voglio battezzarla con un nome la mia compagna di avventure.
Si chiamerà LJUBA che significa "amore".
Oggi insieme a lei una doppia seduta. In mattinata uscita direzione Slovenia con qualche salitella in tranquillità per 50 km circa; nel pomeriggio 80 km con le sole salite di Nimis e Faedis ma spingendo a fondo con un ottimo riscontro nella media.

mercoledì 4 maggio 2011

5200 m di nuoto

Oggi giornata dedicata al nuoto, più per necessità che per scelta.
Splendeva il sole e la tentazione di andare a fare una corsetta è stata grande ma ho resistito e pensato al fine...al 3 luglio.
Ho deciso di utilizzare la muta perchè i prossimi due weekend dovrò farlo e devo avere l'automatismo in testa.
L'obiettivo iniziale era di fare 2500 m costanti e cercando (per quanto riesco) di avere un gesto che non mi faccia spendere troppo. Man mano che scorrevano le vasche ho sentito sempre maggiore "affinità" e lo spazio e il tempo sono trascorsi molto più velocemente.
Senza quasi accorgermene ho spinto l'orizzonte sempre più lontano e raggiunto e superato quella soglia dei 5000 m che qualche giorno fa avevo individuato come utopia.
Al termine 5200 m in 2 ore esatte.
Una giornata assolutamente positiva che unita ai 104 km di bici di ieri a 30,7 di media mi lasciano assai soddisfatto.
I parziali della seduta odierna:
  1. 11.26
  2. 11.27
  3. 11.29
  4. 11.32
  5. 11.27 57.23
  6. 11.20
  7. 11.28
  8. 11.34
  9. 11.35
  10. 11.50
  11. 4.41
3800 in 1.27.07
5000 in 1.55.14

lunedì 2 maggio 2011

Resoconto di Aprile

Ancora un mese da record come quantitativo di allenamenti.
Numeri che sono semplici cifre ma che hanno un significato rilevante se compresi in una preparazione fai da te ma comunque finalizzata ad un obiettivo.
La corsa si mantiene stabile intorno ai 200 km senza grandi lavori, ma qualche accenno di progressioni l'ho fatto; una buona maratona a Padova con un finale da incorniciare e tanti ritmi intorno ai 5' al km.
Bici, tanta bici con uscite lunghe, lunghissime e brevi; la prova generale del circuito di Klagenfurt; tanta salita ma anche tanto piano e persino un allenamento a fine mese che per la prima volta potrebbe essere definito tale.
Il nuovo mezzo mi ha dato nuova fiducia e i risultati non sono mancati.
Nel nuoto ho fatto diverse sedute interessanti se non altro per la distanza, per i ritmi dovrei dire che sono in alto mare ma questo poco mi importa...una iniezione di fiducia l'IRONSWIM e i 4100 m consecutivi.
Nei dettagli ecco i numeri:
  1. CORSA 210 KM in 16:54'
  2. CICLISMO 1707 KM in 62:38'
  3. NUOTO 28,6 KM in 12:00'
complessivamente quindi 91 ore e 33 minuti con una sola giornata di riposo.
Ora arriva il mese di maggio nel quale conto di non ridurre molto l'attività ma inevitabilmente avrò qualche giornata di lavoro in più e soprattutto dovrò gestire i fine settimana in funzione delle diverse gare in programma