L'analisi di questa mia 166^ maratona va suddivisa in due parti distinte ma allo stesso tempo concatenantesi: aspetto emozionale e aspetto prettamente atletico.
La Berlin Marathon è diventato per me un appuntamento immancabile a fine settembre: sono stato presente 4 volte negli ultimi 6 anni. Questa mia fedeltà è giustificata da una organizzazione semplicemente PERFETTA in tutti gli aspetti, per quella che è la mia esperienza non ha pari nel mondo. La presenza e il calore del pubblico ti fanno sentire protagonista lungo tutto il percorso anche in una giornata fredda e nuvolosa come quella di ieri; l'ultimo km tra due ali di folla, la Porta di Brandeburgo là di fronte ti fanno dimenticare la fatica che hai sopportato nei precedenti 41 km, sotto la TOR ti senti di essere vicino a coronare un sogno, un sogno che è poco rispetto a quello che milioni di tedeschi anelavano qualche decennio fa: passare al di là. La nostra ambizione è solo sportiva, la loro era di libertà, ora a Berlino quella differenza e convivenza di due mondi non si vede più. C'è una città tra le più vitali al mondo che ti avvolge, una rete di trasporti che stupisce.
Le condizioni meteo non si presentano bene, giungo sabato pomeriggio e mi reco direttamente all'Expo poco prima della chiusura, il viaggio lungo gli stands è gradevole, una maglia ricordo è d'obbligo. Girare fra gli organizzatori che promuovono le varie manifestazioni in giro per il mondo è come un viaggio della fantasia...un momento in cui è concesso alla mente di sognare tanto poi qualcuno di questi sogni si trasformerà in realtà.
Cena con il solito carico di carboidraiti in Postdamer Platz e poi dritti a dormire alla ricerca di quel riposo che sarà saluatare l'indomani.
Raggiungere la zona di partenza è estremamente semplice; nella stazione di Hauptbahnhof convergono podisti da tutta la città, una moltitudine di atleti che hanno le aspirazioni cronometriche più svariate ma un unico obiettivo: concludere la Maratona possibilmente sorridendo.
La fiumana scorrere, le scale mobili sono intasate, fuori dalla stazione ci si allarga per poi convergere sull'unico passaggio pedonale che garantisce il passaggio sopra il canale che attraversa la città. Pochi metri e l'accesso nella "zona protetta" segna il vero inizio dell'avventura.
Organizzazione inflessibile, si passa solo mostrando il pettorale. Piove, il tempo a disposizione non è tantissimo ma i servizi sono così benorganizzati che si sta poco a svestirsi e depositare il bagaglio. L'incanalamento verso i propri settori è ordinato e solo all'ultimo momento forse approfittando del clima avverso noto qualche flessione nell'organizzazione e qualcuno osa scavalcare. L'attesa dello start fa salire la tensione, aspettative e timori prendono corpo, sale la frequenza cardiaca, sale la temperatura nonostante continui a piovigginare, nella mia testa continua a girare il mantra che recita: PARTENZA PRUDENTE, TIRARE IL FRENO.
Il colpo di pistola ci libera, un amplissimo rettilineo permette un deflusso veloce ma nonostante ciò gli ultimi tra i 40 mila partecipanti possono transitare sotto la partenza solo oltre 20 minuti.
Per fortuna che in questi casi quel che conta è il tempo netto.
Nei primi km mi superano in centinaia, io seguo il mio mantra e cerco di rimanere concentrato sul ritmo; mi guardo attorno cercando di riconoscere qualche amico che mi passa e in effetti noto alcuni del Cus Udine, un compagno di squadra del Buja, tanti altri italiani.
Sul lato sinistro scorgo la sagoma della triestina Lorena Giurissa che più volte ho accompagnato in gara, un veloce saluto e la lascio andare verso quella che sarà per lei una gran gara.
Ad ogni ristoro bevo (nonostante il clima non lo richieda), prendo la mia pastiglietta di Enervit GT, controllo lo split.
I primi 5 km vanno in 22.01; dal 6 al 10 impiego 22.02, la media è do 4'25'' qualche secondo meno di quanto mi ero ripromesso in partenza ma sto spendendo il minimo. Intorno al 15° km raggiungo un ragazzo che corre con una protesi, è straordinario vederlo procedere a 4'25'' al km con una tale naturalezza anche se la natura gli ha tolto qualcosa. Mi affianco e con lui procederò per diversi km. Split al 15° km che mi evidenzia un leggerissimo incremento (9 secondi) che mi ripropongo di recuperare prima del transito alla mezza.
Sono numerosi i gruppi musicali che ai margini della strada ci fanno festa ed ancora più numerosi gli appassionati che incitano e spesso lo fanno citando il mio nome impresso sulla maglietta con i coloro della bandiera italiana.
Passo alla mezza in 1:33'06''. Nonostante mi sia limitato comincio a pensare che sarà un'impresa riuscire a tenere questo ritmo fino alla fine. Aver pedalato nell'ultima settimana per oltre 300 km mi ha lasciato qualche tossina ma è stata una scelta per cui provo a dimenticare tutto e continuo a recitare il mio mantra. Mantenere la calma e tirare il freno.
Mi guardo attorno, ora sono ormai pochissimi quelli mi superano, inizia invece lo stillicidio di quelli che riprendo, al km 25 lo split è di 22'10''.
Inizia la parte del percorso che ricordo molto bene in quanto sempre nelle precedenti occasioni ho dato il meglio di me, nei 5 km successivi infatti incremento, pochissimo ma tanto da provare la sensazione della fatica, della spinta nelle cosce, nei polpacci. Questo determina lo sprigionarsi di energie positive anche perchè in questo modo gli amici che supero sono numerosissimi, l'adrenalina monta ma d'altro canto anche la consapevolezza che il traguardo è lontano.
Al km 30 lo split segna 21'55''. Mi dico di avere ancora un po' di pazienza, tirare ma non strafare. Mi sforzo di guardarmi attorno, di vivere il pubblico, rispondo a qualche incitamento, dò il cinque a qualche bambino, sorrido quanto posso. Faccio conti, basta continuare così e lo split negativo (seconda parte più veloce della prima per i non addetti ai lavori) è a portata di mano.
A questo punto - chissà perchè - mi ritorna in mente la definizione di "MEDIOCRE TRIATHLETA" che qualcuno mi ha attribuito e diventa carica di energia. Fermo il crono al 35° km, split 21'50''. Mancano ormai solo 7 km, 7 miseri km che corrispondono a meno di 5 giri del mio allenamento al parco.
Ora posso andare, sento le gambe vogliose, le assecondo...in barba alla mediocrità azzardo un bell'incremento e ricordando il buon Simone Grassi che aveva previsto che sarei stato caldo a questo punto mi lancio. Sono molto concentrato, confesso di essermi estraniato e non aver conservato grandi immagini, ci ho dato veramente dentro. Split al 40° in 21'32''.
Faccio un po' di conti, il risultato è ormai raggiunto, voglio esagerare; mal che vada scoppio all'ultimo km e mi farò una passeggiata trionfale, altrimenti sarà una ciambella proprio con il buco.
Sono gli ultimi 2 km e 195 che segnano il momento più alto della mia vitalità in Maratona nell'anno in corso, sono euforico, mi sento chiamare ma non c'è tempo per rispondere, non bisogna perdere neppure un secondo. transito sotto la Brandeburgh Tor, volgo lo sguardo al cielo e poi in avanti alla ricerca del cartello 42 e poi della scritta ZIEL. E' ancora lontana ma sono 200 m di gloria, di gloria già vissuta qui a Berlino ma che sono certo rivivrò anche il prossimo anno.
Vedo il crono, scorrono i secondi, hanno fretta ma io corro più di loro. Stanno per scattare le 3:05' (si tratta del tempo dallo sparo, io sono transitato 10'' dopo) è una lotta tra me e lui, il cronometro, spremo tutto e mi sa che arriviamo pari.
Lo split finale per gli ultimi 2.195 metri segna 9'12'' , 4'12'' di media. Esaltante.
Il risultato ufficiale è :
3:04'50''
Sono orgoglioso di questa mia gara e se in questo racconto ho peccato di presunzione "i miei lettori" me lo perdoneranno, è quello che succede di solito a chi pensa di aver fatto un buon lavoro.
- km 5 22'01''
- km 10 22'02''
- km 15 21'53''
- km 20 22'15''
- km 25 22'10''
- km 30 21'55''
- km 35 21'50''
- km 40 21'32''
- km 42,195 9'12''
Dopo l'arrivo la medaglia e le foto con gli amici udinesi sono il miglior premio in attesa di quegli altri compagni di viaggio che con ritmi diversi coronano anche loro il proprio sogno magari realizzando anche il PB.