Sono le 12, una moltitudine di esseri si aggira in pochi metri quadri, il colore dominante è il nero. Il nero delle mute che i triathleti che sono pronti allo start del Triathlon di Bardolino. Sul nero spuntano i variegati colori delle cuffie attribuiti alle varie batterie. Si respira aria di tensione, ma soprattutto la respiro io, respiro la mia stessa aria. Ho fatto un breve tentativo di approccio all'acqua del lago per vedere l'impatto, non è stato dei migliori qualche piccolissima onda mi ha disturbato e dopo poche decine di bracciate ho desistito.
Sono una unità in quella moltitudine, una delle ultime unità eppure mi sento protagonista, oltre 1200 i partenti. Sarà il mio esordio, sarà il principio di una nuova esperienza...potrebbe essere il principio. POTREBBE perchè i dubbi in questo momento sono superiori alle certezze. Intanto lo speaker si sgola a chiamare le cuffie arancioni delle donne che saranno le prime a partire, tra loro ci saranno anche Anna (compagna di squadra dell'Udine Triathlon che conosco da diversi anni, dai tempi in cui faceva solo corsa) e Monica. Anna è esperta ormai in questa disciplina e nel suo minuscolo fisico nasconde un'energia immane e il risultato le darà ragione. Monica è all'esordio come me, emozionata anche lei, alle prese con una esperienza nuova ma con un bagaglio di potenzialità nel nuoto e nella bici sicuramente superiore al mio. Un momento di distrazione e vedo in acqua tante braccia muoversi, un "branco" di cuffie arancioni che si allontanano per raggiungere due boe poste lassù che sembrano vicine ma ...mica tanto. Ora l'emozione mi prende, mi volgo per tornare nei ranghi, nelle ultime file dove sono posizionati le "cuffie rosse". Uno sguardo al lago, un temporale, anzi due, incombono. Il cielo è nerissimo alle nostre spalle, sulle colline il nero delle nuvole cariche di pioggia è tutt'uno con la vegetazione, più a ovest, sull'orizzonte del lago una strada d'acqua sembra congiungere la superficie dell'acqua con il cielo. L'unica soluzione è fare finta di niente. Questo proprio non ci voleva, la tensione di base accresciuta dalla paura dell'improvviso giungere di un temporale. Chiamano al via le cuffie rosse. Mi dico: SE VA MALE ALZO LA MANO, ATTIRO L'ATTENZIONE DEL PERSONALE DI SALVATAGGIO E RIMANDO IL MIO ESORDIO A MOMENTI PIU' PROPIZI. Quando percorro gli ultimi passi sulla terraferma vengo riconosciuto da due amici pordenonesi che mi individuano come il vincitore del MAGRAID dello scorso anno. Sarei io ma in questo contesto "palmares ed esperienza in maratona" non valgono nulla se non per l'abitudine a soffrire.
Sono con le gambe in acqua, viene dato il via, lascio partire tutti poi mi tuffo.
Ho provato la muta, ma sempre in condizioni di acque calme o quasi e comunque con la certezza di poter toccare il fondo.
Mi impongo la tranquillità, la concentrazione. Guardo il fondo e seguo la traiettoria dello spago che delimita la corsia da seguire. Dopo 3-4 minuti ho un momento di panico, mi fermo, uno sguardo attorno e riparto. Cerco di concentrare l'attenzione sul "nulla"; 1-2-3-4 respirare, 1-2-3-4 respirare, ogni tanto ci scappa 1-2 respirare. Obiettivi intermedi: boa dei 250 raggiunta e superata. Raggiungo uno, lo tocco, ciò mi agita, una breve pausa, uno stop. Piove, l'acqua è crespa ma le onde giungono dal lato riparato per la mia respirazione. Inutile pensare che dopo la boa saranno "cazzi". Pensare al presente, vivere queste sensazioni. Inutile sbracciare meglio cercare di distendere e cercare di scivolare. Non mi sembra vero le boe sono vicine, prima una, curva a sinistra, pochi metri, la seconda, di nuovo curva a sinistra. Non sono a metà ma già sulla via del ritorno.
La pioggia ora è più intensa, perdo subito il riferimento delle boe, alla mia destra ci sono però le barche del soccorso che ci scortano, in fondo, molto lontano degli alberi sono un ottimo punto di riferimento. La boa di 750 m. Sono a metà della fatica, la curiosità mi spinge a guardare il cronometro: 19' circa. Ottimo molto meglio di come speravo anche se ora viene il peggio con le onde che mi sbattono sul viso.
Di tanto in tanto nuoto in scia con altri amici, siamo tra gli ultimi ma non sono ultimo. Sono a metà dell'opera e non sono abbastanza "geniale" per comprendere "le incompiute"...
1-2-3-4 respirare, sollevare bene la testa per non beccare l'onda.
Boa dei 1000 metri. Guardo il cronometro, la media è perfetta, non corro il rischio di finire oltre i 45' di tempo massimo indicati ...a condizione di continuare a nuotare.
Boa dei 1250...un sorriso immaginario si stampa sul mio viso, è quasi fatta. Purtroppo questo momento di rilassamento è deleterio, vado in crisi, prendo acqua. Stop. "Che c@@@o fai Antonio". Una decina di secondi di pausa poi testa giù e procedere con calma.
Gli ultimi 100 m sono lunghissimi, il braccio che l'assistente mi tende per aiutarmi a saltare il gradino che mi proietta sulla terraferma sancisce questa mia piccola vittoria.
Il resto della gara si può sintetizzare in poche righe: in zona cambio riconosco la mia bici solitaria è una delle ultime rimaste, lo speaker inesorabile lo ricorda al microfono. Sono tra gli ultimissimi ma la mia "battaglia personale è vinta", sono lentissimo nello svestire la muta. Ora ho addosso il mutino della mia nuova società e dovrò cercare di onorarlo portandolo al traguardo e con esso porre un primo sigillo e un punto di partenza a questa nuova esperienza. Sono rilassato, fin troppo, la mia frazione di bici è lentissima, le mie carenze tecniche emergono, recupero qualche posizione ma solo su concorrenti ormai "al lumicino". Sono costretto a zigzagare nel traffico, non me ne preoccupo, qualcosa recupererò nei 10 km di corsa. Zona Cambio: ancora lentissimo nell'indossare le scarpe da running. Faccio in tempo per raccogliere gli incitamenti di denis e di altri amici che già hanno completato la gara. Immenso Gianluigi Zuccardi-Merli, compagno di tanti "lepraggi" in maratona che sotto la pioggia mi incita a gran voce.
Iniziano 10 km di corsa che sono un continuo risalire di posizioni, non poteva essere altrimenti. Intravedo Monica, Fabio, Fabio, Franco stanno per finire la loro fatica.
Serve a poco il racconto di 10 km di corsa basta ricordare il transito sotto il traguardo e lo stop al cronometro che sancisce che ho portato a termine il mio primo triathlon Olimpico.
Un abbraccio. Lo merito.
Le classifiche sono pubblicate al seguente link: www.triathlontime.com/shop/frontend/risultati.php?gara=16
Un ringraziamento: a chi mi ha portato su "questa cattiva strada", a Michele che mi parlava in anni lontani di questa esperienza, a Denis che più volte con un sorriso beffardo mi insinuava che ci sarei cascato, a Fabio che con la sua impresa dell'Ironman "con un braccio" mi lasciò esterrefatto. Un grazie a tutti gli amici dell'Udine Triathlon che ora, solo dopo aver portato a termine una gara, posso considerare compagni di squadra non quando avevo solo pagato la quota di tesseramento. Ed infine un sommo grazie a "Michele l'infermiere" (non si scrollerà più questa definizione) che è venuto da Udine a vederci e incitarci, per lui è pronto un sontuoso esordio a Udine tra poco più di un mese. Chi voleva esserci ma non poteva ha la mia massima solidarietà per il suo rammarico...ci saranno altre occasioni.
E' stato un esordio tosto per me e Monica ma visto che duri lo siamo le prospettive non possono che essere positive. Nuove sfide sono lanciate. Per la cronaca l'allieva ha battuto il maestro ma...occhio! Alla prossima non sarà così facile... naturalmente si tratta di una battuta.