Uno sparo, lo starter segnala l'inizio dell'avventura.
Stazione di Trieste, curva a destra, manca poco più di un km al traguardo. Il record è acquisito per Monica, è in quarta posizione, si tratta solo di non mollare. Raggiungiamo le rive, davanti a noi Piazza Unità, ci aspetta un arrivo trionfante. Le sono avanti di soli pochi cm, ha corso un finale eccezionale, decisamente in crescendo. Siamo a pochi metri dalla svolta a sinistra che ci immetterà nella Piazza. Al mio fianco si concretizza la presenza di una ragazza giovane, l'ho vista in partenza, ci ha raggiunto, affiancato vuole passare. Grido a Monica di cambiare, mi sposto di lato per non intralciare comunque la loro strada, la correttezza è d'obbligo. La incito , le impongo di non mollare, di cambiare passo; per fortuna si è accorta di cosa sta accadendo, la sua posizione è a rischio. Siamo sulla curva, la affronta stretta e in testa, anche se mancano oltre 250 m non c'è strategia, bisogna fare solo un sprint lungo, infinito.
Ed ecco che nell'occasione importante Monica sa tirare fuori le unghie, sa essere sanguigna, sa farmi ricredere sulla sua scarsa inclinazione a combattere. Chiedo spazio ai concorrenti che ci precedono, aumento il ritmo perchè so che non mollerà la presa, mi è alle spalle. Inutile guardare l'avversaria (una giovane croata scopriremo dopo), se spende tutto fino al traguardo avrà fatto il suo. Le impongo di aumentare a gran voce, la voce che ormai non ho più, urlo quasi disperatamente. Sul rettilineo finale c'è il bivio che divide l'arrivo della mezza da quello della Maratona. Imbocco la direzione giusta, Monica invece prende la direzione sbagliata, mi volgo dietro, le grido di spostarsi, per fortuna alla terza volta mi sente, passa tra i blocchi.
Grido, grido, sbraito. Lo striscione d'arrivo è ormai a pochi metri, tra me e lei non c'è la sagoma della croata. Forse le ho impedito di avere il primopiano che si sarebbe meritato per quest'impresa ma la sua sconfitta nello sprint sarebbe stata anche la mia. Monica termina in quarta posizione con 2 secondi di vantaggio, il cronometro sancirà un 3.09'30'' ma ci sono dei problemi con i chip, il tempo reale realizzato è di 3.10'10''.
Si tratta di Personal Best alla grande, oltre un minuto di miglioramento e due frazioni corse praticamente con gli stessi tempi e al massimo.
La Maratona di Trieste nella versione che vede la partenza a Gradisca d'Isonzo è una gara strana, facile in partenza, molto impegnativa intorno alla mezza con 6 km di salita continua e a tratti tagliagambe, poi la lunga discesa da Aurisina fino al Castello di Miramare. Al 35° km quando si torna in piano inizia la vera gara, il tratto nel quale i veri maratoneti continuano a correre mentre gli altri si piantano.
Partenza tranquilla è l'imperativo categorico, ritmo di pochissimo sotto i 4'30'' nei primi 10 km, quel tanto che basta per recuperare qualche briciolo da spendere sulla salita; siamo in quattro dell'Atletica Buja a guidare un folto gruppo, Monica Zenarolla e Anna Parrella sono affiancate da me e Renato Tittaferrante, alle spalle almeno in 15 sfruttano il nostro treno.
Il pubblico non è numerosa ma ci tributa qualche applauso, soprattutto alle donne; conosco la strada alla perfezione, ho ancora nella testa le stupende sensazioni che mi avevano portato lo scorso anno a concludere questa gara con lo splendido tempo di 2.43'.
Ora le condizioni fisiche mi impediscono ciò ma forse questa spiacevole concomitanza mi permetterà di essere testimone della realizzazione di un sogno. Anni fa dissi e scrissi che quella ragazza che correva con disinvoltura al Parco del Cormor aveva le potenzialità per correre una maratona in 3.10'.
Inizia la salita, Monica la aspetta con evidente timore, mi chiede due volte se è iniziata intorno al 18°; quando la avverte mi annuncia che non guarderà più avanti. Mi metto alla testa del gruppo che è sempre molto folto, imposto un ritmo regolare che non comporti strappi, che non fiacchi le gambe ma che non permetta neanche che si persa troppo tempo. Anna resiste al fianco, Monica mi è di poco dietro, Renato si stacca ben presto. Rimaniamo in pochi. Qualcuno osa stacacrci ma lo riprenderemo inesorabilmente più avanti.
Si transita alla mezza in 1.35' (pochi secondi meno). Era ciò che avevo in testa, sò che si può fare altrettanto nella seconda parte.
Dalla mezza al 25° ci sono altri strappi forti e un lunghissimo rettilineo che termina con una curva a sinistra che segna la fine dell'Inferno e l'approdo nella valle del Purgatorio prima di prendere, dopo il ristoro la via del Paradiso in discesa.
Guardo il cronometro, la salita ci è costata solo 40'' di cedimento sulla media, un margine gestibile in discesa, la visione del futuro si fa ottimistica. Ora al nostro fianco scorrono le sagome degli ultimi della Mezza che è partita da Duino. La costiera è straordinaria da gustare anche in questa giornata non limpidissima, sulla destra il Golfo di Trieste in tutto il suo splendore, lontano Grado; sulla sinistra l'aspro Carso.
Scorrono i km, il gruppo si è sgretolato, pochi hanno saputo tenere il passo, anche Anna cede qualcosa d'altronde per lei si tratta di un rientro dopo un periodo di convalescenza. Monica è affaticata ma il suo passo è ancora sciolto.
Mi pongo in testa, cerco la scia migliore, invito i podisti che superiamo all'incitamento alle donne che mi sono al fianco. Scorrono gli amici del Parco e tanti altri friulani.
Si avvicina il Castello di Miramare, disdegno i segnali di sofferenza che Monica mi lancia per qualche fastidio al fianco, le impongo un ritmo decisamente forte nel km 33-34 dove la discesa raggiunge pendenze rilevanti. Realizzo che sto correndo allo stesso ritmo che avevo tenuto a Boston solo due settimane prima ma senza alcuna difficoltà, la clamorosa caduta è già recuperata. L'importante non è come si cade, l'importante è come ci si rialza ed io oggi voglio farlo alla grande.
Sono cosciente che quest'oggi non è la mia Maratona, anche se ci sono molto affezionato a questa gara, oggi sono comparsa. Strumento per la realizzazione di un disegno che però io stesso ho architettato, e quando la mia gara sarà terminata tanti altri amici ci saranno da aspettare in quella bella Piazza. Amici ai quali ho dato appuntamento in questi mesi, amici che un anno fa non avrebbero neanche sognato di correrla una Maratona.
Inizia il piano, siamo sulla "spiaggia" dei triestini, Barcola non è lontana ma raggiungerla diventa il primo obiettivo. Il cronometro continua a segnare 4'30'', inesorabilmente. Un podista sconosciuto ci affianca, lui corre la mezza ci incita ed invita i non competitivi a fare altrettanto. Continua l'opera che l'amico Guido Cosulich aveva compiuto lungo la discesa.
Dopo Barcola il circolo canottieri, Monica dà un cenno di affaticamento. Ci piomba addosso una ragazzina croata guidata da un compagno che sfruttando questa difficoltà ci supera e stacca di una manciata di secondi che conserverà fino al traguardo. Incito, conforto, sprono, sancisco che il record è fatto, il posto sul podio è perso ma la quarta posizione va difesa. Monica subisce e continua a far mulinare le gambe a testa bassa; il ritmo è sempre costante.
Il cartello dei 40 km, passo l'ultima bottiglia di acqua e "ordino" a Monica che questi ultimi 2195 m li dobbiamo correre in meno di 10 minuti.
Ora la strada si restringe, il flusso dei podisti della mezza è maggiore, il nostro passo è decisamente più veloce; faccio spazio.
Non concedo tregua, visto che record è voglio che Monica tiri fuori l'ultima energia e ottenga il massimo, si tratta del suo giorno di gloria. La stazione, si svolta a destra...il resto l'ho già raccontato prima. Poteva essere un piccolo dramma che invece si trasforma in un'apoteosi da brivido.
Il mio sogno, quel sogno che forse Monica stessa non aveva mai fatto o nel quale non credeva più si realizza proprio nel posto e nella giornata giusta.
Questo è un record nella maratona: la sintesi di una serie di giusti e fortunati eventi. Giungere al top della forma, trovare la giornata che meteorologicamente sia ideale, trovare il ritmo giusto, la compagnia giusta e quel qualcosa in più che ti motivi. Tutti questi ingredienti a Trieste il 2 maggio 2010 per Monica ci sono stati e il tentativo di sorpasso è stato l'ultimo segnale.
Forse ho indugiato troppo su questo racconto ma sicuramente molte sensazioni positive le hanno vissute in modo diverso ma altrettanto positivo tutti gli altri amici che sullo stesso traguardo hanno strappato il proprio PB, col rischio di dimenticarne qualcuno cito: Alberto Santini, Milena Grion, Max Saltarini, Antonio Oblach, Bernadette Fasuolo (con il pacer Antonio 7), Anna Ciarla, Agnese Amorosi e poi gli esordienti Valentina Maj e Stefano Delben.