Ricordi e sensazioni che queste foto riportano il mio cuore a palpitare. Berlino ci rivedremo presto.
Se vuoi correre, corri un miglio. Se vuoi conoscere una nuovaEmil Zatopek (citazione segnalatami da Giovanni Chessa)
vita, corri la Maratona!
Ricordi e sensazioni che queste foto riportano il mio cuore a palpitare. Berlino ci rivedremo presto.
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L'obiettivo iniziale era raggiungere la Porta di Brandeburgo ad ogni costo.
Al traguardo un risultato inaspettato ottenuto con una grande regolarità salvo un rallentamento tra 35° e 40° km dovuto a crampi al polpaccio sinistro.
E' stata una buona giornata.
STAMATTINA
QUESTO POMERIGGIO
Il mio esordio in questo mondo è iniziato per la precisione il 9 ottobre 1994 data di esordio alla Maratona di Venezia; ci impiegai quasi 4 ore per percorrere quei fatidici 42,195 m.Ho detto esordio, giorno della gara vera e proprio, l'ho fatto apposta. Nella maratona si possono solo stabilire date nelle quali ci si cimenta con il cronometro alla mano (o anche senza) ma la maratona è tutto un percorso.Un percorso che alle volte dura anni, a volte mesi tra gli atleti di medio livello, una decina di settimane per quelli più navigati...poche settimane per i più folli. Comunque sempre un percorso e che in tutti i casi porta all'emozione di tagliare il traguardo sentendosi vincitore. Ma l'emozione della maratona non è solo quella di tagliare il traguardo, ma il creare una piccola opera d'arte giorno per giorno, veder salire il proprio stato di forma, sentire che il passaggio dai 25 ai 28 km di allenamento avviene spontaneamente; fare i lunghissimi , in genere il primo da 30 km seguito dai 32-33 e poi ancora 35-36 km...i più temerari 37-38. In questi allenamenti non serve andare forte, anzi bisogna andare con gran tranquillità, abituare il corpo alla fatica, alla sofferenza. La fatica nella maratona o nell'allenamento lunghissimo arriva più o meno dopo il km 28-30, è una compagna che deve venirti per forza a trovare e devi prenderla in braccio e portarla con te fino all'arrivo o alla fine dell'allenamento, guai a far finta di ignorarla quando si presenta. C. in questi anni ho corso quasi 150 maratone (115 sotto le 3 ore, un record che in tutta Italia vantiamo in 4-5) ma ti confesso che ogni volta continua ad essere un'emozione; ogni volta mi ritrovo a non dormire la notte prima della gara come la prima volta, a cominciare a sudare dall'emozione quando sono schierato nel gruppo prima della partenza...un'emozione veder scorrere i cartelli chilometrici lentamente, raccogliere gli incitamenti del pubblico quando c'è ai lati della strada o ppure come nelle grandi maratone internazionali fare il bagno di applausi, raccogliere gli OLE' in Spagna, i SUPPA in Germania o in Austria, i GO ANTONIO GO a New York. Sentire scandire il proprio nome dal microfono quando passi nella piazza principale di Monaco di Baviera tu che pensavi essere anonimo tra 20000 maratoneti è un colpo al cuore. Troppo entusiasmo in questa descrizione? Non lo so. E' questo il mio mondo...potrei dire che vivo per questo. Ogni volta è una iniezione di energia infinita, energia che viene spontaneo trasmettere agli altri. I miei amici dicono che frequentarmi significa rischiare seriamente di infettarsi di MARGIOTTITE intesa come passione vitale per la corsa di lunga distanza...senza obiettivi di vittorie ma solo di passione. E ne ho infettati tanti...o almeno spero di aver contribuito a farlo.
In queste foto Abebe Bikila, Bikila che arriva vincitore alle olimpiadi di Roma 1960, Stefano Baldini, Emil Zatopek (la locomotiva umana) ed infine Gebreselassie, il più grande.
questo è il posto dove ho nuotato.
In alto: Luca Pascolo, Adriano Gabrieucig, Michele Mucin, Io, David Bianchini, Michele Faccin
Sulla salita prima di raggiungere la Forcella dell'Inferno (sono in fondo a destra con la bandana rossa)
Penso che non ci sia bisogno di commento.
La lunga coda sulla Forcella dell'Inferno.
In nessun momento di questa Skyrace nonostante la sofferenza fisica, il dolore ho mai pensato "CHI ME LA HA FATTO FARE". Lo sapevo prima della partenza che avrei rischiato grosso, anche di non riuscire a terminare questa avventura ma la voglia di esserci era immensa, la voglia di raggiungere di nuovo quella vetta che lo scorso anno avevo affrontato in compagnia di Anna Centeleghe sfottendoci; la curiosità di riassaporare la sensazione di guardare la discesa e pensare: "...e adesso, come faccio ad andare giù?"; la speranza di trovare condizioni di visibilità che mi permettessero di godere dei panorami che la nebbia dello scorso anno ci aveva celato. E' stato comunque molto bello e gratificante, arrivare sul traguardo comunque a braccia alzate e poter incontrare tutti i miei amici seduti, distesi sul prato, qualcuno che aveva già fatto la doccia. Anche le mie compagne di squadra erano già tutte all'arrivo...sono stato quasi l'ultimo dell'Atletica Buja, ma sono arrivato comunque davanti a tutti coloro che qui non c'erano e questo conta. Eppoi in questo modo lascio un conto aperto con la Sky Race delle Dolomiti Friulane...in una prossima edizioni farò meglio, potete starne certi.
Cito solo i miei compagni di squadra dell'Atletica Buja presenti sperando di non aver saltato nessuno: