La Maratona di Berlino aveva lasciato i segni e sarebbe stato molto saggio rinunciare alla gara domenica. Ma come si fa a vedere una folla di quasi 1500 podisti, tanti amici schierati al via e non avere la tentazione di essere del gruppo. Quindi al diavolo la saggezza, al diavolo la bicicletta che mi ero portato dietro nell'eventualità di una decisione di rinuncia dell'ultimo minuto e metto addosso la canotta della società con il pettorale da portare con il massimo onore al traguardo per superare per l'ennesima volta quella linea dell'arrivo che è segno di liberazione e di trionfo comunque e qualunque sia il risultato.
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Mesi fa in un momento di particolare difficoltà qualcuno mi aveva sostenuto seppure solo con qualche parola, con un gesto; quale migliore occasione di ricambiare con un gesto di uguale importanza e solidarietà in un periodo in cui agonisticamente "non gira" per lei?
Così è nata la mia decisione di pormi al fianco di Milly e cercare di sostenerla, di scandirle il ritmo, di incitarla nei momenti di maggiore sofferenza. Non so se la mia presenza sia servita a qualcosa (voglio sperare di si) di certo anche stavolta quando al 14° km un accenno di crampo mi ha fatto esclamare di dolore e imprecare è stata lei a sostenermi.
Nel finale di gara era al lumicino ma ha saputo tirare fuori le ultime energie dal fondo del cuore immagino perchè nelle gambe non ne aveva più.
Transitare sul traguardo al fianco di amici che hai visto soffrire per tanto tempo è una sensazione che ho provato tante volte quando ho fatto da pace-maker, ma la stessa sensazione assume note altamente più intense quando l'amico non è uno qualunque ma uno che conosci bene.
Il risultato finale è secondario: anonimo per me e assolutamente irrilevante per lei che è capace di ben altro. Ci sono dei momenti nella vita e nella vita agonistica in cui l'aspetto psicologico di avercela fatta comunque è importante come un personal best.
Dopo l'arrivo essere nel cuore della propria città e vivere con centinaia di amici la soddisfazione della fatica appena terminata o la delusione per un risultato sfuggito è qualcosa di impagabile ecco perchè non potevo mancare a questa decima edizione della Maratonina Udinese.
Non poteva neanche mancare una foto con due "colleghe ospedaliere", Antonella e Rita.
E naturalmente una foto con tanto di birra con Francesca e Alessandra entrambe euforiche per il Personal Best.
La sorpresa finale è stata scoprire che sul quotidiano locale, il Messaggero Veneto compariva una foto in primo piano di mia figlia che aveva corso sabato pomeriggio la mini run.
1 commento:
beh, averti come pace-maker è una fortuna. E complimenti anche per tua figlia, è bello condividere una passione del genere con chi più si ama.
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