Nessuno può sentirsi sicuro di vincere, al momento di partire. Non si può star certi nemmeno di arrivare fino in fondo. La maratona è l'unica gara che si può perdere anche correndo da soli.

Perle di saggezza

Se vuoi correre, corri un miglio. Se vuoi conoscere una nuova
vita, corri la Maratona!


Emil Zatopek (citazione segnalatami da Giovanni Chessa)

Me medesimo in numeri

213 MARATONE corse



PB 2:36'28'' 08.10.2000 GoldMarathon Cesano Boscone (MI)







un centinaio di MEZZE corse



PB 1:13'09'' 01.10.2000 Udine







cinque 6 ORE




PB 73,096 km (Buttrio 2014)







cinque 100 km (4 Passatore)



PB 8:51'28'' giugno 2005 in pista Fagagna (UD)



PB Passatore 9:09' 2004 Firenze-Faenza







una 12 ORE



PB 119,571 km
31-08-2014 Passons (UD)







3000



PB 9'39'' San Vito al Tagliamento (PN)







5000



PB 16'27''







10000



PB 35' 36''







3 VOLTE IRONMAN FINISHER






domenica 31 maggio 2009

Cortina-Dobbiaco

E' giunta alla decima edizione la Cortina-Dobbiaco ed io mai vi avevo preso parte per diversi motivi, il principale dei quali è la concomitanza con il Passatore che in questo periodo della stagione è il mio pallino fisso. Quest'anno invece avevo deciso la mia partecipazione da tempo, e speravo di poter vivere questo appuntamento al fianco anche di molti amici. Purtroppo un paio di loro hanno dovuto dare forfait alla gara per problemi fisici, qualcun'altro ci ha rinunciato per scelta.E' sfumata anche la possibilità del weekend di vacanza che mi avrebbe permesso un risveglio più congruo piuttosto della levataccia alle 5 con oltre due ore di macchina, aggiungiamo il maltempo, freddo e pioggia, e otteniamo il risultato che le condizioni non erano ottimali per un buon risultato.La gara è perfettamente organizzata sotto la regia di Gianni Poli, le iscrizioni sono state chiuse anticipatamente quando sono stati raggiunti i 3000 iscritti, segno questo di serietà e voglia di offrire un prodotto degno e non di voler fare solo cassetta. Il percorso è completamente immerso nella natura, l'asfalto praticamente non si vede per tutta la gara, non vi è alcun disturbo; gli unici rumori che si sentono sono quelli del proprio respiro e quello del fiume che scorre accanto lungo quasi tutto il percorso. Gli incitamenti del pubblico sono calorosi nonostante la giornata non sproni molto a mettere in naso fuori.Alle 9.30 si parte in pieno centro di Cortina d'Ampezzo dinanzi al campanile, Adriano Gabrieucig già esperto e quest'anno costretto alla rinuncia mi aveva avvertito di partire tranquillo, affronto quindi i primi km di salita molto tranquillamente, forse eccessivamente in tranquillità tanto che vengo raggiunto e superato da un numero elevatissimo di concorrenti. A parte la prudenza sento che le gambe non vanno bene, la salita a freddo mi stronca, ho caldo, fatico come non mai a tenere il passo di amici che lascio sfilare senza reagire.Penso anche per quache momento di mollare l'aspetto agonistico e godermela al passo. Mi raggiunge Francesco Michelutti, è partito nelle retrovie, mi ha recuperato diversi secondi eppure è una fatica stargli dietro ma trovo lo stimolo per non lasciarlo andare. Affrontiamo un paio di gallerie, il buio è affascinante, mi viene in mente quando anni fa corsi una gara in zona Vajont nella quale si percorreva un lunghissimo tratto in una galleria dismessa.Il mio stato di rilassamento dura per 9 km,

transito al controllo in 80^ posizione, poi stimolato non so da cosa cambio marcia; ho dato come uno schiaffo alle gambe che hanno reagito ricordandosi di come si corre, continuo ad ascoltare la natura che mi avvolge, anzi ne godo ancora di più ora che non sono intento a pensare alla pesantezza del mio andare. Il gesto del correre è ora spontaneo, è spedito, gli altri 4 km di salita scorrono senza affanno.Al termine della salita ci sono ad aspettarmi Michele e Adriano che mi incitano a gran voce indicandomi anche alcuni amici che mi sono davanti; si svolta a destra per prendere il ristoro e si intraprende la discesa.Ci si accorge di questo perchè il fiume che scorre al fianco stavolta porta l'acqua nella stessa nostra direzione. Le gambe vanno a tutta, guardo sul cronometro degli intermedi da “corto-veloce”.Quando transito al secondo intermedio sono già in 50^ posizione, l'amico Angelo mi avverte che ho davanti Ezio Poiana, amico udinese con il quale ci confrontiamo molto spesso (in verità solo quando io sono in ottima condizione).Nei lunghi rettilinei lo intravedo da lontano con la sua bandana in testa, in questo tratto si succedono diversi saliscendi che spezzano il ritmo, punto Ezio anche se mi rendo conto che la fatica della salita iniziale ma soprattutto quella del cambio in discesa si fanno sentire nelle gambe.Continuo a recuperare posizioni ma Ezio procede praticamente al mio stesso ritmo, gli ho recuperato molto ma in questi ultimi km lo spazio che ci divide rimane invariato.Uno sguardo al crono ed acquisisco la consapevolezza che l'obiettivo minimo di scendere sotto le 2 ore sui 30 km sarà raggiunto; ora ogni secondo conquistato è oro.Raggiungiamo gli ultimi della non competitiva di 11 km, ci incitano; all'ultimo ristoro anche la lieta sorpresa di vedere Emiliano Piola che mi porge la bottiglia d'acqua (quante volte le nostre strade si sono incrociate in maratona e una volta, memorabile per me al Passatore).La gara è quasi terminata, Ezio è irragiungibile, ha una decina di secondi che non potrei mai recuperare, mi rilasso e corro in tranquillità gli ultimi 500 metri. Raccolgo a piene mani gli incitamenti del pubblico e concludo questa mia prima Cortina-Dobbiaco in 40^ posizione assoluta sui 2808 arrivati con il tempo di 1.57'26''.Vado immediatamente ad abbracciare e complimentarmi con Ezio che oggi ha corso veramente una gran gara risultando anche il migliore degli udinesi.E' stata veramente una scoperta questa manifestazione e ...Passatore permettendo il prossimo anno ci ritornerò.Nel dopogara a pranzo ho modo di commentare impressioni e risultati degli amici mentre fa capolino anche qualche raggio di sole.

sabato 30 maggio 2009

Manzano: 1^ Coppa provincia di Udine

Splendida gara a Manzano. Solo 4,4 km su un tracciato da ripetere 3 volte. Era la quarta volta che ci correvo e l'obiettivo era uno solo, provare a battere il vecchio miglior tempo. Ebbene, ci sono riuscito migliorandomi di ben 6 secondi (che per una gara così breve è tanto). Tempo finale di 14'36'', classificato al 16° posto assoluto e terzo della mia categoria. In questo genere di gare non c'è alcuna tattica o strategia, bisogna partire forte, tenere il ritmo e accellerare nel finale. Facile a dirsi, un po' meno a farsi. Primo giro in 4'50'' cercando di tenere il gruppo degli amici che di solito mi sono accanto, all'inizio un leggero attacco per far selezione che mi riesce bene grazie anche all'aiuto di Maion, comunque lo faccio in 4'55''; nel giro finale rimasto ormai solo cerco di accellerare un po' soprattutto perchè sentivo alle mie spalle qualcuno ansimare. Negli ultimi 300 metri affondo e andando a tutta riesco anche a superare Ezio Poiana, concludo il giro finale in 4'51''. Una splendida gara che mi godo dopo con una bella pasta e una birrozza...una vera goduria!!!

Magraid - Correndo nella steppa. Iscritto!!!

Mi frullava nella testa questa idea da qualche tempo poi, complice quell'avventuriero di Filippo Pagavino, l'idea è diventata sempre più pressante finchè si è trasformata in precisa intenzione.
L'iscrizione è fatta, l'occorrente è acquistato, il pensiero è avviato, l'entusiasmo c'è.
Farò la corse a tappe in tre giorni denominata MAGRAID - CORRENDO NELLA STEPPA.
Si tratta di 3 tappe (venerdì-sabato e domenica) per complessive 51 miglia circa quindi 84 km suddivisi in:
VENERDI' POMERIGGIO 20 KM
SABATO MATTINA 44 KM
DOMENICA MATTINA 20 KM
E’ un Raid, quindi lo scopo è vincerlo. Per vincerlo bisogna correre nei Magredi, scoprendo un fenomeno naturale prezioso che va tutelato ma anche conosciuto ed apprezzato. L’atmosfera è decisamente particolare, si corre in un ambiente steppico, con fondo prevalentemente ghiaioso.
Il regime è quello dell'autosufficienza parziale, verrà infatti assicurato il rifornimento idrico anche se è obbligatorio partire con una riserva di liquidi. Le due notti del Raid verranno trascorse in strutture appositamente approntate dall’esercito, in un clima di vera avventura nel deserto.

venerdì 29 maggio 2009

Trofeo Provincia di Udine

Stasera 29 Maggio alle 19.30 parte il classico appuntamento con il Trofeo Provincia di Udine articolato come al solito in più tappe tutte con la costante della partenza alle 19.30 del venerdì e la distanza di circa 5 km.

Anche quest'anno sarò al via, probabilmente non sarò presente in tutte le tappe per problemi di lavoro ma sarà un'ottima occasione per coniugare un bella gara veloce seguita da cena con gli amici.

Si parte a Manzano, quindi, dove ho corso già in altre occasioni e visto lo stato di forma eccellente la sfida sarà quella di battere il vecchio PB su quel percorso che ho stabilito lo scorso anno concludendo in 14'42'' sui 3 giri per complessivi 4,4 km.

Intanto domenica mi attende la Cortina-Dobbiaco dove la distanza si dovrebbe adattare meglio alle mie inclinazioni e lì sarà un punto interrogativo da trasformare in esclamativo.

mercoledì 27 maggio 2009

Salite, discese, pioggia, grandine

Corsa nella natura al 100% oggi. Con nelle orecchie le Quattro Stagioni di Vivaldi e nel cielo minacciose nuvole che annunciavano temporale sono uscito a correre nella valle del torrente Cormor, ho ripetuto 3 volte una salita. Pochi minuti dopo la partenza ha cominciato a piovere dapprima poche goccie poi sempre più forte, tuoni, fulmini, cielo scurissimo. Pochi minuti ed è arrivata anche la grandine. Ero in un tratto a me sconosciuto tanto è vero che ho preso sentieri seminascosti nella vegetazione e mi sono perso. Ho beccato un tratto di sentiero in salita ripida che era scivolosissimo, ho dovuto arrampicarmi a quattro zampe. Vedevo poco lontano la vegetazione ai lati del torrente ma nessun guado all'orizzonte; la vegetazione era alta, sopra le ginocchia. Mi son goduto questo vagare per almeno un quarto d'ora poi improvvisamente ho ritrovato la strada. Ho completato l'allenamento con un altro giro comprensivo della salita ma stavolta per strade note.

martedì 26 maggio 2009

Tre allenamenti rilassanti

Oggi giornata libera dal lavoro ed allora provo il mio training autogeno della giornata dedicata completamente allo sport.
Si parte in mattinata con una corsa impegnativa su un percorso appositamente scelto per provare qualche dislivello in preparazione delle gare di montagna de prossimo mese; nulla di che ma comunque per uno come me che corre sempre sul piatto è già qualcosa. Inoltre ho avuto modo di testare un percorso che si sviluppa per circa 5 km e presenta una bella salita di circa 700 m con 100 di dislivello ed una minore ma su un sentiero tipo montagna...dovrebbe essere utile per il mio fine. Oggi ho dovuto sperimentare qualche strada sbagliando ma la prossima volta facendo il percorso 3-4 volte viene fuori proprio un bell'allenamento.

Nel complesso ho corso per 14 km alla media di 4'37''.
Un paio di ore dopo, con in corpo due cappuccini presi in centro in gradevole compagnia, vado in piscina e mi faccio un lungo di 1 ora e 20' (che risulta essere anche il mio "record" di permanenza in acqua).
Nel tardo pomeriggio Corso di corsa con delle variazioni che comunque complessivamente mi ha permesso di mettere in saccoccia altri 14 km abbondanti.
Al di là dell'allenamento in sè è stata comunque una giornata spesa bene e il caldo asfissiante non mi ha danneggiato neppure tanto. Sono veramente soddisfatto e domani mattina si riprende.
Sono molto fiducioso per domenica a Cortina ma ci devo arrivare carico e allenato perchè con questa gara si chiude la stagione primaverile.

lunedì 25 maggio 2009

10 k a Feletto: le gambe vanno!

Dopo la maratona di Trieste attendevo con curiosità cosa poteva venir fuori dall'impegno nel Campionato regionale di corsa su strada di 10 km, sapevo che aver raggiunto il top della condizione all'inizio di maggio mi avrebbe garantito almeno un mese di scioltezza e rapidità. Durante la settimana le sensazioni non sono buone anche perchè il riposo praticamente è stato assente nell'ultimo mese anche se non si ètrattato quasi mai di sedute intense. Ma quando metto addosso la canotta della società con il numero addosso la storia cambia, l'adrenalina della gara, il confronto diretto con i podisti che mi sono affianco, la sfida con me stesso, mi fa cambiare marcia.
Ed è così che succede che venerdì mattina faccia una fatica boia a percorrere 13 km di lento a quasi 5' al km tornando a casa sfinito mentre ieri viene fuori una media che non vedevo sul mio crono da anni.
E' la mia società ad organizzare il Campionato, la presenza è cospicua, soprattutto non mancano i molto bravi, coloro i quali puntano alle prime posizioni delle varie classifiche di categoria, non mancano i pordenonesi che si battono per le classifiche di società.

Il percorso non è dei più semplici, si parte con un giro intorno alla piazza che non è forse il massimo per far sfoltire il gruppo, poi ci si avvia verso nord in direzione piscina e si è costretti ad una deviazione per evitare dei paletti posti sul marciapiede che renderà il percorso più lungo dei canonici 10 k; si prende la ciclabile e dopo aver superato il ponte sull'autostrada ci si avvia verso Tavagnacco in leggerissima salita, giro intorno ad una rotonda e ritorno verso il centro.

Il tutto da percorrere due volte per complessivi 10,45 km (questo segna il mio Garmin e non penso sia lontano dalla realtà).
Partenza, come si diceva difficoltosa ma gradevole perchè ai margini della strada le ragazze che partiranno dopo di noi ci incitano a gran voce ed è difficile distinguere da dove vengano le grida; allo split del primo km mi rendo conto di aver scelto la strategia della partenza a tutta tralasciando per una volta quella della partenza prudente. Gli amici-avversari di sempre quest'oggi non mi sono scappati via, li ho a una decina di metri; il caldo è insopportabile ma basta pensare che le donne partiranno un'ora e mezza dopo di noi per consolarsi.
Il secondo km è un flash, vado via quasi a 3'30'' e prima del terzo ho già ripreso senza grossi affanni diversi amici (Marco, Luca, Lucio) nelle gare brevi mai ero riuscito a stare al loro passo.
Uno sguardo al Garmin che continua a segnare una media inferiore decisamente ai 3'40'' che mi ero proposto come obiettivo. In una gara come questa non c'è molto spazio da lasciare a belle sensazioni, il percorso seppur tecnicamente buono non offre distrazioni gradevoli...si deve solo correre. Temo il secondo giro, avverso sin da subito un leggero rallentamento ma lo spazio con gli avversari che mi precedono continua a diminuire, non mi guardo alle spalle. Riesco a recuperare altro terreno, altro sguardo al Garmin e la media complessiva segna 3'38'', molto incoraggiante quando mancano solo 2 km al traguardo. Mi attacco per qualche centinaio di metri a Oitzinger che mi supera, è la giusta carica per rilanciarmi, nel finale rinviene alle mie spalle Lucio De Eccher che con molta esperienza conserva un gran finale e non riesco a reagire ma ne seguo la scia per un ulteriore ultimo cambio; concludo la mia gara in 38'07'' alla media (Garmin) di 3'38''.
La posizione finale, recita la classifica, 33° assoluto. Ottima!
Un momento per respirare e dissetarsi e via a salutare gli amici e prepararsi per vivere la gara femminile che parte da lì a poco.
La gara è stata appannaggio del solito Spinelli davanti a Plesnikar e Zancan.
La gara femminile me la godo da spettatore e fotografo (ho scattato 162 foto) e qualcuno ne approfitta per sorprendermi in questa mansione.
Non nascondo un piccolo gesto di delusione quando nel finale vedo spuntare in fondo al rettilineo non la sagoma di Laura Ursella ma la maglia rossa di Erika Bagatin che meritatamente si aggiudica la gara femminile, terza Paola Pillon seguita da Lorena Giurissa che sembra aver ripreso appieno la condizione dopo lo stop dovuto ad un leggero infortunio.
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Dalla mia postazione vicino all'arrivo mi godo il finale di gara delle ragazze che giungono tutte molto provate dal gran caldo; e si succedono Anna al solito titubante quando si tratta di affrontare una gara "breve", Milena che nonostante una buona gara appare non pienamente soddisfatta, per tutte un incitamento, in particolare per le compagne di squadra naturalmente.

Alcune terminano in condizioni veramente critiche, altre addirittura con il sorriso sulla labbra.
Complessivamente hanno concluso la gara 489 concorrenti tra maschi e femmine.
Nel dopogara che purtroppo non posso godere al massimo perchè devo andare a lavorare "sono costretto con molto piacere" a dare consigli sulla 42 km ad aspiranti maratonete oppure a maratonete già affermate che tenteranno di migliorarsi ed è inutile negare che questa fiducia accordata alla mia pluricentenaria esperienza (di numero di maratone non di anni naturalmente) mi faccia gran piacere.
LE CLASSIFICHE ED ALTRE FOTO SONO PUBBLICATE A QUESTO LINK.

venerdì 22 maggio 2009

12^ MARATHON DE LA BAIE DU MONT SAINT - MICHEL

Tratto dal sito www.trackandfieldchannel.net un racconto di Fabio Marri.
Quando la speranza, se non di vita, almeno di carriera podistica si va accorciando, è ora di smetterla di andare alle stesse maratone di Govi e imitatori (Vercelli, Marengo, Piceno, Trasimeno e giù scendendo in geografia e in qualità), guardandosi invece un po’ intorno, anche col rischio di rinunciare a pacchi-gara gastronomici, che non dovrebbero essere lo scopo ultimo della maratona. Aveva subito vicissitudini negli ultimi anni la maratona del Mont S. Michel, dopo una sospensione per eccessivo calore, e lo spostamento sperimentale nel pomeriggio: in questo 2009 si è deciso di tornare all’antico, cioè alla partenza di mattino, ma con anticipo a metà maggio per scongiurare eventuali colpi di caldo.La soluzione pare sia piaciuta, se è vero che gli iscritti hanno sfiorato il limite prefissato dei cinquemila, e gli arrivati sono più di quattromila (ma, per un difetto nel funzionamento dell’impianto Championchip, non è ancora disponibile, dopo tre giorni, una classifica completa, salvo quella in ordine alfabetico pubblicata sul giornale; e ci è stato comunicato che non sarà possibile avere il tempo netto). Il clima è inclinato verso il fresco (12 gradi alla partenza), e per fortuna ha smesso di piovere poco prima del via. A occhio, gli italiani sembrano pochissimi: in tutta la gara mi imbatterò solo in una coppia di Napoli.Vigilia della corsa da vivere intensamente: Saint Malo (raggiunta con un comodo servizio aereo fino a Rennes, indi 50 minuti di treno) è una delle più belle cittadine d’Europa, panoramicamente spettacolare (per il flusso delle maree attorno alla cinta fortificata), originale e ricca di storia. A spiegarcelo è l’organizzazione stessa, che il sabato mattina mette a disposizione la miglior guida reperibile, nonché parte dello staff organizzativo della corsa, il dottor Gilles Foucqueron (autore di una enciclopedia sulla propria patria), per una escursione di tre ore alla ricerca degli angoli più caratteristici e nascosti della città: la casa di Chateaubriand, la sua tomba (in un’isola raggiungibile solo con la bassa marea), i luoghi che ispirarono Victor Hugo, la piscina in mezzo al mare, gli scogli dove si arenò il battello dinamitardo inglese, il meraviglioso giro delle mura e tant’altro. Ci fa notare come, contravvenendo a una legge francese, la bandiera di Saint Malo svetti più alta di quella francese, e come le autostrade bretoni siano esenti da pedaggio: concessioni che perfino l’accentratore De Gaulle dovette accordare agli orgogliosi locali, capaci altrimenti di reclamare l’indipendenza e sguinzagliare all’attacco i propri corsari (colonizzatori anche – e chi lo sapeva? – delle isole Maluine, cioè quelle che poi la nemica Inghilterra si è pappata ribattezzandole Falkland).Dopo questa salutare immersione nella cultura, una suggestiva passeggiata sulle vastissime spiagge locali di sabbia fine, un pranzetto a base delle squisite ostriche locali, e la messa nella suggestiva cattedrale, resta il pasta party serale. Altrocché pasta! Quella è il meno: le si aggiungono yoghurt, cuscus, verdure, formaggio, dolce, vino Bordeaux senza limiti. Poi, volendo esagerare con la cultura, questa è anche la notte dei musei, con ingresso gratuito fino all’una. Ne approfittiamo per visitare il grande museo del Castello, dove impariamo tutto sulle esplorazioni artiche e antartiche dei maluini, le loro scorrerie piratesche anti-inglesi, la scoperta del Canadà, il passaggio da Capo Horn, la conquista di Rio de Janeiro, la pesca del merluzzo sui banchi di Terranova, e perfino la partecipazione alla tratta dei negri (un cartello informa che la mortalità degli schiavi durante il trasferimento in America era circa la metà di quella degli altri convogli!).La domenica mattina, eccoci allo scopo per cui siamo venuti. Maratona in linea, dunque con necessità di pullman per trasferirci da S. Malo alla partenza di Cancale (una mezz’oretta), e dopo l’arrivo di nuovo a S. Malo o in altri punti di parcheggio stabiliti. Tutto funziona perfettamente: e, per la precisione, i nostri non sono gli autobus urbani con sedili duri di fòrmica come capita di solito in Italia, ma veri pullman granturismo. Da notare che l’iscrizione, fatta tre mesi prima, era costata una quarantina di euro, e che comunque era possibile iscriversi anche il sabato.Confortevoli le strutture di partenza (palestra, toilettes, pista di riscaldamento, consegna borse a furgoni relativamente piccoli e dunque senza coda – chi ricorda Limone del Garda?). Mi sorprendo a vedere uno dei favoriti, un africano dal pettorale n. 5, consegnare il suo zainetto agli stessi furgoni nostri: evidentemente qua non usano le vetture blindate e il trattamento di super-favore che ci sono in Italia. Quanto poi agli scopi per cui ciascuno corre, mi viene in mente la frase che il corsaro di San Malo disse al corsaro inglese, che lo accusava di combattere per i soldi e non per l’onore: “Ognuno – avrebbe replicato – combatte per ciò che non ha”.Calca alla partenza, su una strada stretta e per giunta transennata in aggiunta al fosso laterale, il che personalmente si traduce in oltre due minuti dallo sparo per passare sulla linea del via. Vento forte e fresco da ovest, cioè favorevole al nostro giro, o alla peggio trasversale; dopo un km si vede già, in fondo alla baia che percorreremo, il traguardo del Mont Saint Michel (sembra il Duomo di Milano che si erge sulle acque…!). Strada chiusissima al traffico; si attraversano paesi festanti all’ombra di mulini a vento, e dal lato- mare pieni di allevamenti di ostriche e cozze; ristori frequenti e ricchi (in pratica, anche agli spugnaggi si può bere acqua in bottiglia). Dal km 25 ci allontaniamo un po’ dalla costa, per viottoli deliziosamente ombreggiati e riparati dal vento grazie ad alti pioppi (da cartolina i km fra il 30 e il 35). Per una decina di minuti corriamo anche sullo sterrato, finché, al km 38, sbuchiamo sullo stradone che ci porterà diritti al Monte: come a Venezia, una corsia è tutta per noi, il resto per le auto, che comunque non disturbano. La marea è bassa, e nelle sabbie sotto il nostro argine-ponte la gente cammina e le auto parcheggiano; per il nostro arrivo è riservata tutta l’area a sinistra della strada, non enorme ma più che sufficiente (manca però un autentico spogliatoio con docce, e questo è il difetto più grave in un’organizzazione altrimenti perfetta). Riconsegna bagagli immediata, insieme a un bel sacchetto-ristoro, oltre a quello che si trova sui tavoli.Siccome l’ultimo bus per S. Malo riparte alle 15,30, c’è un paio d’ore di tempo per salire fino in cima all’abbazia, fendendo orde di giapponesi, ad ammirare dall’alto il golfo: al momento… di sabbia. Rientro un po’ lento per la coda dei turisti che se ne vanno tutti a quest’ora (immaginate la folla di Venezia e avrete un’idea); ma c’è tutto l’agio per una doccia in albergo, un altro po’ di turismo a S. Malo, una nuova cena a base di ostriche e cozze (i ristoratori non sono ladri come da noi, con una ventina di euro prendi anche vino, dolce, liquore locale Calvados).Una volta nella vita, gare come queste bisogna andarle a fare.

lunedì 18 maggio 2009

Domenica: 30 km di sensazioni

Più che di una corsa si è trattato di un viaggio nella mia vita, una altalena tra passato, presente e futuro; un mare immenso di sensazioni delle più varie, delle più contraddittorie come contraddittoria è la vita.Partenza da Porto Selvaggio (oasi naturale sullo Ionio), sono le 9, il sole è già alto ma rimane seminascosto dietro un leggero velo di nuvole; la temperatura è alta 23-24 °C, c'è un leggero vento che consente di respirare.Ho deciso che correrò in riva al mare nella prima parte per poi prendere la via dell'entroterra e scendere di nuovo al mare nel finale.

Questo tratto dello Ionio è eccezionale, a tratti inaccessibile se non dopo decine o centinaio di metri di rocce impervie; questo naturalmente aumenta il fascino e conserva la natura intatta.A parte la natura nel pieno della sua vitalità si tratta di una corsa che mi riporta nei luoghi della mia giovinezza, quanti scogli ho riconosciuto, scogli ai quali con i miei amici avevamo dato nomi propri. Notti intere trascorse con una (o più) birre in mano a discutere di cazzate e massimi sistemi...attese dell'alba per andare a prendere il cornetto del buongiorno discutendo di un futuro che non osavamo immaginare, un futuro che pensavamo mai avrebbe minato il cemento della nostra amicizia. Purtroppo la realtà ha dimostrato che quel cemento non ha retto allo scorrere del tempo...ma quel passato rimane impresso nei ricordi e ha modellato la mia persona. Inevitabile quindi che anche il presente ne sia influenzato. Da Porto Selvaggio mi dirigo verso Santa Caterina, i saliscendi si succedono ma scorrono senza rallentarmi grazie alla freschezza e alla distrazione che mi dona la natura ai lati della strada.

Colori vivi, papaveri e fiordalisi, grano e sterpaglie, verde intenso della macchia mediterranea e ulivi in fiore. Una rapida discesa e giungo a pochi metri dal mare, blu intenso, calmo, profondo, di difficile accesso.Proseguo lungo la litoranea, ci sono tanti podisti ma anche tanti ciclisti. Raggiungo Santa Maria al Bagno, notti insonni, bagni interminabili, ed ora invece mi godo questa costa di corsa come poche volte avevo fatto. Le Quattro Colonne, ascoltare musica in uno degli ultimi juke-box; la montagna spaccata, monumento alla presunta superiorità dell'uomo sulla natura; Lido Conchiglie, la riva ridiventa sabbiosa.Lascio la costa e dopo una erta salita riprendo a correre in piano tra gli ulivi, le auto mi sfiorano sulla strada e non mi posso consentire nessuna distrazione, nelle mie orecchie ora che il suono del mare mi ha lasciato per coprire il rombo delle auto scorre la musica dei Negramaro (Senza fiato, senza affanno...mi travolgi e mi sconvolgi); il passato lascia spazio al presente...il futuro sta lì pronto a vivere.Ritorno verso Santa Maria, una bella discesa a rivitalizzare le gambe, una fontana per dissetarsi; di nuovo sulla costa, la stanchezza comincia a farsi sentire ma il sole e il mare sono troppo vivi per non essere goduti appieno.Riprendo la strada del ritorno, immagino che in questo momento gli amici stiano terminando la loro fatica nelle gare nelle quali sono impegnati...oggi c'è anche il gradito rientro alle corse di Monica dopo un lungo infortunio.A Porpetto tanti altri danno l'anima per concludere al meglio quei lunghissimi 9 km; la natura mi estrania, riesco a essere sia a Tavagnacco che a Porpetto, spero che in entrambi i luoghi qualcuno abbia sentito la mia presenza ed il mio incitamento, anzi sono CERTO che sia stato così.Transito vicino alla mia macchina dopo circa 24 km ma allungo, faccio un altro giro che mi concederà una bella discesa e poi una erta salita finale mozzafiato.Sono esausto, qualche ristoro non avrebbe guastato ma oggi era troppo bello godere della natura per pensare a bere. Lungo la via del ritorno mi fermo a Porto Cesareo a fare un bagno, l'acqua è gelata, non rinuncio a qualche bracciata...per oggi basta, sono saturo di belle sensazioni.

martedì 12 maggio 2009

Progressivo di 10 km

Oggi nel primo pomeriggio una corsa in progressione di soli 10 km ma subito a buona andatura. Sei giri del Parco completati a 4'11'' di media con belle sensazioni nelle gambe nonostante il caldo; nessuna fatica a salire di ritmo ad ogni giro e finale abbondantemente sotto i 4' al km.

Nel tardo pomeriggio invece ho presenziato ai corsi di corsa organizzati dal Cus Udine insieme all'Atletica Buja collaborando ad aiutare i quasi-principianti nel fare 10X400 e poi 5X200.
Una strana sensazione per uno che le ripetute le ha sempre disdegnate. beh comunque una nuova esperienza che mi soddisfa assai.

Domenica bella gara

A San Floreano di Buja domenica bella gara di Coppa Friuli. Solo 8,7 km ma di quelli tosti con due forti salite spezzagambe. La maratona è stata digerita completamente, le gambe hanno ripreso ad andare discretamente anche su ritmi elevati. D'altronde quando la forma è ottimale per la maratona su qualunque terreno diventa facile poi correre.

Classificato 26° assoluto a 3'44'' di media arrivando anche davanti a qualcuno che di solito è più veloce di me.

venerdì 8 maggio 2009

Analisi fredda della prestazione di Trieste

Sono passati ormai 5 giorni dalla Maratona di Trieste, smaltita la fatica nelle gambe, smaltita la "sbornia" dell'eccezionale risultato provo a fare una analisi a freddo.Mai avrei immaginato di poter arrivare a tanto, pronosticare una maratona a 4' al km poteva sembrare già un azzardo quando a dicembre faticavo non poco a stare sotto le 3 ore. Quindi visto che i miracoli in maratona non esistono proviamo a vedere la concomitanza di "fortunati eventi" che mi hanno portato a tagliare il traguardo in 2.43.55.La campagna di primavera era iniziata con il 1° gennaio, la corsa con gli amici nel Parco del Cormor innevato.Sin da quel momento avevo programmato la Maratona di Trieste come gara nella quale cercare di raccogliere i frutti di una preparazione che, seppur sui generis, aveva un crescendo. Come ho sempre fatto ho messo in programma diverse gare di Maratona nelle quali non mi sono risparmiato ma hanno avuto la funzione di "lunghissimi prolungati".

  • --Nelle 5 Maratone prima di Trieste (Salento, Barcellona, Roma, Treviso e Vienna) la mia FC media si è attestata sempre tra i 141 e 143 bpm.
  • --A Trieste è stata costantemente oltre i 148 con una media finale di 151 bpm segno che ho spinto al massimo, anche in discesa.
  • --Sia a Roma che a Vienna avevo trascorso un sabato in continuo girovagare spendendo molto in termini di stanchezza.
  • --In tutte le altre gare ero arrivato alla vigilia della partenza (con alcuni giorni di scarico) con un peso sempre superiore ai 77 kg; prima di Trieste seppur scaricando ho corso tutti i giorni pochi km e pesavo poco meno di 75 kg.
  • --Una serie di avvenimenti mi ha turbato l'ultima settimana ma questo ha creato una tensione nervosa che ho scaricato nella gara di domenica.
  • --Condizioni meteo (temperatura, umidità, tempo nuvoloso) ideali a Trieste; mentre a Treviso pioveva, a Roma c'era vento, a Vienna un po' di sole.
  • --Sin dalla partenza a Trieste ho beccato il gruppo giusto, anche se a un certo punto ci siamo distanziati di qualche metro eravamo sempre a vista; a metà gara ho incontrato il mio amico Cristian che mi ha tirato sulla salita e nella prima parte della discesa; lungo i rettilinei vedevo davanti due amici (Luca e Gianni) ed ho fatto tutta la gara al loro inseguimento, il constatare che lo svantaggio si riduceva mi dava ulteriori energie; gli ultimi due km, fianco a fianco con Gianni sono stati di grande stimolo, da solo mai avrei fatto 3'44'' al 42° km.
  • --Il percorso di Trieste mi si addice, mi piace, la salita viene quando si è ancora freschi, la discesa è gradevole, e quando si arriva in piano sono sempre riuscito a conservare l'inerzia della discesa.

Naturalmente è impossibile stabilire quali di questi elementi abbiano contribuito di più; certo è che 6 minuti di miglioramento tra Vienna e Trieste sono tanti e non bastava la determinazione.

  1. ED ORA LA PROSSIMA SCOMMESSA E' GIA' LANCIATA, VEDREMO STRADA FACENDO SE CULMINERA' A BERLINO O IN QUALCHE ALTRO POSTO.

Maratona di Trieste- Il racconto di Fabio Marri

Ho gran piacere di ospitare sul mio blog (gliene ho fatta esplicita richiesta) il commento di Fabio Marri (nella foto in una Maratona di Calderara del 2000) sulla recente Maratona di Trieste.

Trieste, 3-5-2009. Alla fine della gara, nell’attesa troppo lunga che il traffico fosse riaperto per consentirci di tornare ai nostri alberghi e verso casa, scambiavamo le prime impressioni con l’eccellente speaker Michele Marescalchi (uno che trova le parole giuste per tutti, senza bisogno di circonlocuzioni complicate sulla base del “restate con noi, non andate via”): 548 gli arrivati della maratona, duecentoventi in meno della concorrente Barchi-Fano (dove, tanto per fare un nome, era andato Govi, in quanto ospite d’onore, con molti altri, in quanto si mangiava quasi a sbafo); ma a questa cifra i triestini possono aggiungere i 1785 classificati della maratonina (che peraltro non sono il record), e gli oltre undicimila partecipanti alla “Bavisela” non competitiva di 7 km, questi sì in numero più elevato che mai.La prima volta che avevo corso qui, nel 2001, avevo giudicato l’organizzazione tra le migliori d’Italia; tornandoci nel 2007, erano emerse varie pecche nella gestione di noi gente comune, che mi avevano fatto scrivere alla fine: “Ma in compenso la gara e’ stata ripresa in diretta Rai, con Bragagna Monetti e Pizzolato, e perfino la ‘mula’ Gabriella Fortuna la cui pesante cadenza friulana ti ispira tanta simpatia (ma ovviamente, quando arriviamo noi, è già andata a vedersi la partita dell’Udinese). Siamo alle solite: in Italia, quando si organizza una maratona ‘d’elite’ (si fa per dire), ci si preoccupa prima di assicurarsi la presenza di Bragagna e Monetti con elicottero-rompiballe incorporato: se ne avanza, si mette qualche arancia o qualche doccia in più”.Una ragione per cui ero tornato sta nel cambio di percorso (già collaudato nel 2008): giro unico point-to-point, con commossa rivisitazione dei luoghi della Grande Guerra lungo l’Isonzo da Gradisca a Monfalcone, e seconda parte nei luoghi che invece rievocano le sofferenze dell’ultima guerra, col km 21 al Castello di Duino, poi Sistiana e lungo il confine con l’attuale Slovenia, intriso per sempre dal sangue dei nostri martiri (tra cui, ricordo, il papà di Lucio Gigliotti ucciso dai titini ad Aurisina). Percorso ricco di storia e altrettanto denso (se si può dire) in geografia e in poesia: la linda e ordinata Gradisca, il Monte San Michele e San Martino del Carso in partenza, dove ripensi a quelle poesie disperate di Ungaretti, e all’ “inutile strage” di papa Benedetto XV; il sacrario di Redipuglia, e Ronchi da dove i legionari di D’Annunzio partirono a recuperare la “vittoria mutilata”. Poi lo sbocco sul mare a Monfalcone, con la voce sensuale di Elisa Toffoli a farci strada (“siamo nella stessa lacrima…”); e la risalita verso le alture che ci separano da quelli di là, che si sono mangiati quasi tutta la Venezia Giulia. Poi, lontano dall’alto, appare il castello di Miramare, inscindibile dalla poesia di Carducci, e là in fondo il traguardo, quest’anno veramente finale e non solo una metà dopo di cui ci aspettava una poco godibile escursione per tangenziali e rugginosi silos mercantili.Insomma, valeva la pena di riprovare, nella speranza che le cose buone fossero rimaste e le meno buone fossero state migliorate: e così mi è parso nel 2009. Ad esempio, perfetta l’organizzazione degli autobus verso le partenze della 42 e della 21; più confortevole la zona partenza di Gradisca, in un ampio parco e con abbondanza di toilettes; larghe le strade d’avvio a evitare gli ingorghi che si erano verificati a Duino; ben forniti i ristori (mentre nel 2007 alimenti solidi erano comparsi solo dal km 25), abbastanza caloroso (in proporzione ai luoghi) il pubblico, chiusura al traffico assoluta, misurazione del percorso precisa, nei limiti di quei 200 metri in più che vari gps indicano.Gente simpatica in partenza (che gli antipatici siano tutti a Barchi?): il marò Boldrin che non ha più le vigne di Clintòn, Andrea Furlanetto che auspica una riconciliazione generale, Antonio Margiotta teso verso la prestazione dell’anno, qualche mula de Parenzo che è sempre un bel vedere. Faccio tutti i primi 25 km col sior Vitòrio Bosco di Manzano, su un’andatura che a principio promette un 3.40 finale, poi passa a 3.50, poi – quando ci vediamo sorpassare dai pacer delle 4 ore – diventa un “si salvi chi può”. Ma intanto ripassiamo la storia in base ai cartelli stradali: qui è nato Bearzot, da là viene Capello, più in su stava Blason, mentre Domini è del mio paese, e il famoso duello Burgnich-Pascutti era una lotta tra vicini di casa. E ripassiamo anche l’elenco delle corse che non ci sono più: la 100 km Trieste-Udine, la Trevisando di Cappella Maggiore, la Maratona del Carso di Aurisina… Mentre il profumo delle robinie in fiore ci avvolge, e làggiù appaiono tra i vapori i luoghi cantati da Carducci: “Meste ne l'ombra de le nubi a' golfi - stanno guardando le città turrite - Muggia e Pirano ed Egida e Parenzo - gemme del mare… - e tona il cielo a Nabresina lungo - la ferrugigna costa, e di baleni - Trieste in fondo coronata il capo - leva tra' nembi”.L’arrivo, in uno scenario tra i più belli d’Italia, c’infligge la tortura podistica di un giro a ferro di cavallo per la piazza, utile però al sottoscritto per qualche sorpasso a danno di chi si credeva già arrivato (ripenso alla mia maestra di queste parti, anni Cinquanta, e al suo canto “non passa lo straniero”, nel superare tal Trajce Pankowski, più giovane di dieci anni, e però…). Ristoro finale discreto, comoda e puntuale la riconsegna bagagli, a 300 metri è il pasta-party (maccheroni e acqua, basta così; il di più viene dal colloquio col filosofo di Pordenone Andrea Busato, oggi al suo rientro in grande stile); le docce sono decentrate e stavolta ci rinuncio, vista la loro povertà di due anni fa e la disponibilità della doccia in albergo. Solo che per arrivare in albergo (prelevando l’auto dal parcheggio a prezzo convenzionato) bisogna aspettare la riapertura del viale Miramare, che viene molto ritardata rispetto al tempo massimo della gara: sarebbe scaduto alle 14,45, ma qualcuno arriva ancora alla spicciolata e, per eccesso di scrupolo, le strade principali sono chiuse ancora alle 16, e solo grazie a un itinerario alternativo suggerito da un vigile (“non si potrebbe, ma provi lo stesso”) riusciamo a evadere.Ma sì, come podisti questo lo possiamo perdonare.

lunedì 4 maggio 2009

Maratona di Trieste

Uno scrittore anche se ben inspirato difficilmente sarebbe riuscito a creare una trama così vivace come è stata la mia ultima settimana, altrettanto difficile per me sarebbe stato predire un finale a sorpresa di tal fatta. Abbandoniamo la serietà della vita quotidiana e culliamoci nelle emozioni che sa donare la Maratona che sempre richiede fatica, sacrificio, abnegazione ma molto spesso ripaga con soddisfazioni immani che non necessariamente sono legate al riscontro cronometrico. La Maratona di Trieste ha ormai raggiunto il suo primo decennale e seppure non riesca a decollare come partecipazione (ieri 544 arrivati) rappresenta uno dei punti fermi della mia stagione primaverile. Alla classica 42 km si affiancano la maratona a staffetta, la Maratonina dei Due Castelli che prende il via da Duino e la Bavisela non competitiva che parte dal Castello di Miramare oltre a garette minori.

La confluenza di questa marea colorata di podisti avviene sul lungomare, attraversando Barcola per vedere il suo culmine nell'arrivo posto in Piazza Unità d'Italia.

Tutta la manifestazione è organizzata al meglio; in questa edizione c'è stata una piccola variazione nel percorso con la scelta di porre l'arrivo in Piazza in senso contrario che impone un giro a forma di C che non mi convince molto soprattutto perchè non permette un buon deflusso della marea umana che in alcuni momenti è veramente molto numerosa. La mia gara. Tensione. La si vede scritta sul mio volto, lo riconosco anche io, ho riposto grandi aspettative in questa gara. Era l'obiettivo finale di una preparazione durata 4 mesi nella quale ho corso 5 belle maratone (Salento, Barcellona, Roma, Treviso, Vienna) che dovevano essere solo tappe intermedie. In mattinata mi svelo all'amico Marco Grimaz, affermando che ogni secondo in questa gara sarebbe stato indispensabile, l'obiettivo non celato era di riuscire a correre a 4' al km; rimane sorpreso Marco, perchè conoscendomi sa che il mio rapporto con la gara non è quasi mai dipendente dal risultato. Sono preparato fisicamente, carico psicologicamente e pregno di energie nervose che in qualche modo dovrò scaricare inoltre le condizioni meteo sono ottimali: cielo velato e temperatura accettabile.
Foto di rito con gli amici, vestizione e poi mi metto persino a fare un leggero riscaldamento (pratica inusitata per me prima di una gara di lunga distanza). Nella zona partenza rivedo Fabio Marri, ci vuol poco con lui prendere discorsi lunghi e interessanti ma l'obiettivo odierno è correre. Sono stranamente rilassato, girovago in zona partenza a salutare a destra e manca, mi informo di imprese di amici, faccio conoscenza di nuovi adepti, lo start pone fine all'attesa ed arriva il momento di lasciar andare le gambe ma anche e soprattutto quello di governarle, di fare in modo che prendano il ritmo che sono in grado di sostenere fino in Piazza Unità. Non mi faccio condizionare da chi parte “a palla”, spero che al mio fianco si ponga Marco con il quale ho un ottimo feeling nella gestione del ritmo. Un paio di km che volano via in un baleno ad un ritmo leggermente elevato, sono intorno ai 3'50'' al km; una follia o forse un azzardo. La Maratona è una compagna fedele ma guai a mancarle di rispetto, guai a maltrattarla soprattutto in principio, presenta il conto e nel caso della gara odierna il conto arriva al Castello di Miramare quando finisce la discesa. Faccio la scelta di proseguire nell'azzardo, rimango sul ritmo elevato, sento che il cuore batte più forte del solito ma nella vita ogni tanto bisogna anche mettersi in gioco, tentare la fortuna, svelarsi, uscire allo scoperto. Può accadere di rimanere scottati ma può accadere anche di portare a casa una sorpresa. Viaggio in gruppetto o comunque mai isolato, un omaggio ai caduti della Prima guerra mondiale al passaggio dal Sacrario di Redipuglia, split al 10° km che segna 38.24 (media 3'50'' al km). Ormai sono in ballo rallentare in questo momento sarebbe ormai inutile, l'unica scelta è persistere in questa tattica. Lungo la strada il poco pubblico presente negli attraversamenti dei paesi è caloroso, qualcuno incita per nome (ho addosso la canotta personalizzata), sono estremamente concentrato, rispondo solo con un cenno. Mi affianca un atleta perugino all'esordio, scambiamo due parole e lo avverto dell'approssimarsi del tratto di salita dura che inizia all'altezza del km 19. Aumento, se possibile la mia concentrazione, mi estranio completamente. La mia attenzione va nel “pennellare” le curve, scegliere sempre la direzione che mi permettere di fare meno strada, aumento leggermente la spinta per compensare la pendenza e perdere il meno possibile, lo split del km 20 segna 4'06''. Nell'abitato di Duino ci fanno girare a destra e mentre passo sul tappeto che segna la mezza maratona sento di là nella strada parallela che partono gli amici che affronteranno la maratonina. Raccolgo l'incitamento di tanti amici pronti a partire per la seconda frazione della staffetta. Il passaggio alla mezza è a 1.21.49. La confluenza delle due gare mi porta una lietissima sorpresa, mi ritrovo al fianco di coloro che corrono sul mio stesso ritmo e soprattutto tra questi individuo Cristian Gerussi con il quale spesso “battaglio” nelle gare brevi ma che è stato più volte “al mio traino” nei suoi tentativi di abbattere il muro delle 3 ore. Non ho il coraggio di chiedergli di stare al mio almeno per un tratto ma come spesso succede nella vita il feeling funziona più delle richieste esplicite; mi si mette al fianco e si va. In due la salita scivola meglio, fino al termine della salita al km 25 perdo solo una quindicina di secondi. Aurisina segna la fine della paura ma anche la consapevolezza che nei successivi km di leggera discesa non ci si può risparmiare, sono attorniato da amici della mezza e mi lascio avvolgere dalla freschezza del loro ritmo. Guardo gli split: 3'49'', 3'51'', 3'55'', poi di nuovo 3'40''al 34° (in piena discesa), 3'43'' a Miramare. Mancano sette km alla fine, il sogno comincia a diventare concreto, uno sguardo sulla destra, l'orizzonte è qualcosa di indefinito, cielo e mare si confondono. Lungo la discesa ho raggiunto qualche concorrente ora ne intravedo altri che individuo tra i mezzomaratoneti.

Mi pongo come obiettivo di raggiungere una ragazza che è in testa nella mezza, è una rimonta lenta ma costante, intanto al mio fianco la bellezza della natura viene alimentata dalla scia colorata di rosa dei partecipanti alla Bavisela. Mi avvolgono tanti incitamenti, ne riconosco qualcuno ma sono evidente teso, concentrato, spremuto, rinuncio anche al cenno di riscontro. Temevo che il piano avrebbe portato sul crono un deciso rallentamento ed invece ad ogni split il segno è sempre sotto i 4' al km; l'impresa è fatta ma da incontentabile chiedo alle mie gambe di fare l'ultimo sforzo. Mi lancio a riprendere un amico di allenamenti di qualche anno fa, il mio gesto non è assolutamente un gesto di sfida ma vuole diventare uno stimolo, un mezzo per arrivare al massimo obiettivo possibile. Lo raggiungo all'altezza del 40° km, corriamo fianco a fianco, ci scappa qualche “tocco”, lui riscatta; procedo con il mio ritmo e lo riprendo. Comprendo che questo testa a testa sarà foriero di un aumento di ritmo, nell'ultimo km i “tocchi” diventano “sane gomitate” come in una gara di mezzofondo; siamo ormai in Piazza Unità, c'è il cartello 42, un occhio allo split (3'44'' è il risultato della lotta). Ormai l'impresa è compiuta, torno dopo quattro anni ad assaporare tempi da incorniciare. Voglio godermela almeno in questi ultimi 200 metri, saluto il pubblico, esulto, e non manca un gesto di rabbia verso la sfortuna. Mi accompagna sotto lo striscione del traguardo l'annuncio dello speaker che rende pubblica la mia gioia e il mio tempo finale. Concludo la mia 156^ maratona con il tempo di 2.43'55'' in 17^ posizione assoluta. Non lo avrei neanche visto in un miraggio questo tempo ma è reale, è lì su quel cronometro e devo godermelo. Nel dopogara i complimenti per me ma anche la condivisione delle soddisfazione con tutti coloro che hanno coronato i loro sogni e con quelli che per un motivo o per l'altro devono rimandare alla prossima.