Quando la speranza, se non di vita, almeno di carriera podistica si va accorciando, è ora di smetterla di andare alle stesse maratone di Govi e imitatori (Vercelli, Marengo, Piceno, Trasimeno e giù scendendo in geografia e in qualità), guardandosi invece un po’ intorno, anche col rischio di rinunciare a pacchi-gara gastronomici, che non dovrebbero essere lo scopo ultimo della maratona. Aveva subito vicissitudini negli ultimi anni la maratona del Mont S. Michel, dopo una sospensione per eccessivo calore, e lo spostamento sperimentale nel pomeriggio: in questo 2009 si è deciso di tornare all’antico, cioè alla partenza di mattino, ma con anticipo a metà maggio per scongiurare eventuali colpi di caldo.La soluzione pare sia piaciuta, se è vero che gli iscritti hanno sfiorato il limite prefissato dei cinquemila, e gli arrivati sono più di quattromila (ma, per un difetto nel funzionamento dell’impianto Championchip, non è ancora disponibile, dopo tre giorni, una classifica completa, salvo quella in ordine alfabetico pubblicata sul giornale; e ci è stato comunicato che non sarà possibile avere il tempo netto). Il clima è inclinato verso il fresco (12 gradi alla partenza), e per fortuna ha smesso di piovere poco prima del via. A occhio, gli italiani sembrano pochissimi: in tutta la gara mi imbatterò solo in una coppia di Napoli.Vigilia della corsa da vivere intensamente: Saint Malo (raggiunta con un comodo servizio aereo fino a Rennes, indi 50 minuti di treno) è una delle più belle cittadine d’Europa, panoramicamente spettacolare (per il flusso delle maree attorno alla cinta fortificata), originale e ricca di storia. A spiegarcelo è l’organizzazione stessa, che il sabato mattina mette a disposizione la miglior guida reperibile, nonché parte dello staff organizzativo della corsa, il dottor Gilles Foucqueron (autore di una enciclopedia sulla propria patria), per una escursione di tre ore alla ricerca degli angoli più caratteristici e nascosti della città: la casa di Chateaubriand, la sua tomba (in un’isola raggiungibile solo con la bassa marea), i luoghi che ispirarono Victor Hugo, la piscina in mezzo al mare, gli scogli dove si arenò il battello dinamitardo inglese, il meraviglioso giro delle mura e tant’altro. Ci fa notare come, contravvenendo a una legge francese, la bandiera di Saint Malo svetti più alta di quella francese, e come le autostrade bretoni siano esenti da pedaggio: concessioni che perfino l’accentratore De Gaulle dovette accordare agli orgogliosi locali, capaci altrimenti di reclamare l’indipendenza e sguinzagliare all’attacco i propri corsari (colonizzatori anche – e chi lo sapeva? – delle isole Maluine, cioè quelle che poi la nemica Inghilterra si è pappata ribattezzandole Falkland).Dopo questa salutare immersione nella cultura, una suggestiva passeggiata sulle vastissime spiagge locali di sabbia fine, un pranzetto a base delle squisite ostriche locali, e la messa nella suggestiva cattedrale, resta il pasta party serale. Altrocché pasta! Quella è il meno: le si aggiungono yoghurt, cuscus, verdure, formaggio, dolce, vino Bordeaux senza limiti. Poi, volendo esagerare con la cultura, questa è anche la notte dei musei, con ingresso gratuito fino all’una. Ne approfittiamo per visitare il grande museo del Castello, dove impariamo tutto sulle esplorazioni artiche e antartiche dei maluini, le loro scorrerie piratesche anti-inglesi, la scoperta del Canadà, il passaggio da Capo Horn, la conquista di Rio de Janeiro, la pesca del merluzzo sui banchi di Terranova, e perfino la partecipazione alla tratta dei negri (un cartello informa che la mortalità degli schiavi durante il trasferimento in America era circa la metà di quella degli altri convogli!).La domenica mattina, eccoci allo scopo per cui siamo venuti. Maratona in linea, dunque con necessità di pullman per trasferirci da S. Malo alla partenza di Cancale (una mezz’oretta), e dopo l’arrivo di nuovo a S. Malo o in altri punti di parcheggio stabiliti. Tutto funziona perfettamente: e, per la precisione, i nostri non sono gli autobus urbani con sedili duri di fòrmica come capita di solito in Italia, ma veri pullman granturismo. Da notare che l’iscrizione, fatta tre mesi prima, era costata una quarantina di euro, e che comunque era possibile iscriversi anche il sabato.Confortevoli le strutture di partenza (palestra, toilettes, pista di riscaldamento, consegna borse a furgoni relativamente piccoli e dunque senza coda – chi ricorda Limone del Garda?). Mi sorprendo a vedere uno dei favoriti, un africano dal pettorale n. 5, consegnare il suo zainetto agli stessi furgoni nostri: evidentemente qua non usano le vetture blindate e il trattamento di super-favore che ci sono in Italia. Quanto poi agli scopi per cui ciascuno corre, mi viene in mente la frase che il corsaro di San Malo disse al corsaro inglese, che lo accusava di combattere per i soldi e non per l’onore: “Ognuno – avrebbe replicato – combatte per ciò che non ha”.Calca alla partenza, su una strada stretta e per giunta transennata in aggiunta al fosso laterale, il che personalmente si traduce in oltre due minuti dallo sparo per passare sulla linea del via. Vento forte e fresco da ovest, cioè favorevole al nostro giro, o alla peggio trasversale; dopo un km si vede già, in fondo alla baia che percorreremo, il traguardo del Mont Saint Michel (sembra il Duomo di Milano che si erge sulle acque…!). Strada chiusissima al traffico; si attraversano paesi festanti all’ombra di mulini a vento, e dal lato- mare pieni di allevamenti di ostriche e cozze; ristori frequenti e ricchi (in pratica, anche agli spugnaggi si può bere acqua in bottiglia). Dal km 25 ci allontaniamo un po’ dalla costa, per viottoli deliziosamente ombreggiati e riparati dal vento grazie ad alti pioppi (da cartolina i km fra il 30 e il 35). Per una decina di minuti corriamo anche sullo sterrato, finché, al km 38, sbuchiamo sullo stradone che ci porterà diritti al Monte: come a Venezia, una corsia è tutta per noi, il resto per le auto, che comunque non disturbano. La marea è bassa, e nelle sabbie sotto il nostro argine-ponte la gente cammina e le auto parcheggiano; per il nostro arrivo è riservata tutta l’area a sinistra della strada, non enorme ma più che sufficiente (manca però un autentico spogliatoio con docce, e questo è il difetto più grave in un’organizzazione altrimenti perfetta). Riconsegna bagagli immediata, insieme a un bel sacchetto-ristoro, oltre a quello che si trova sui tavoli.Siccome l’ultimo bus per S. Malo riparte alle 15,30, c’è un paio d’ore di tempo per salire fino in cima all’abbazia, fendendo orde di giapponesi, ad ammirare dall’alto il golfo: al momento… di sabbia. Rientro un po’ lento per la coda dei turisti che se ne vanno tutti a quest’ora (immaginate la folla di Venezia e avrete un’idea); ma c’è tutto l’agio per una doccia in albergo, un altro po’ di turismo a S. Malo, una nuova cena a base di ostriche e cozze (i ristoratori non sono ladri come da noi, con una ventina di euro prendi anche vino, dolce, liquore locale Calvados).Una volta nella vita, gare come queste bisogna andarle a fare.