- permette di andare più veloci la diminuzione del peso corporeo dovuta al consumo di glicogeno e grassi e in secondo luogo dalla perdita di acqua a causa della sudorazione;
- rallentano la corsa in prima istanza la riduzione della scorta di glicogeno che tende ad abbassarsi ed in secondo luogo la stanchezza che rende la corsa più costosa e dunque fa sì che l'atleta vada più piano a parità di spesa.
sostengo molto modestamente io che:
la perdita di liquidi e glicogeno avviene per tutti gli atleti allo stesso modo ed invece le performance variano di gran lunga sia tra i big che tra gli amatori.
Sostiene Pereira, pardon, Arcelli che:
solo gli atleti di alto livello e molto ben allenati riescano a realizzare il negative split.
Sostengo molto modestamente io che
parimenti a noi amatori anche molti di loro scoppiano oppure non fanno il negative split eppure sono tutti ben allenati; viceversa conosco diversi amatori che con l'esperienza riescono a gestire molto bene la gara e a realizzare molto spesso il negative split
Sostiene Pereira, pardon, Arcelli che:
solo in ultima istanza sia l'errata distribuzione dello sforzo a determinare un cedimento della prestazione.
Sostengo molto modestamente io che
la distribuzione dello sforzo, il ritmo giusto sin dal primo km non solo è la ragione fondamentale di un buon risultato finale ma anche la possibilità di realizzare il negative split.
Sostiene Pereira, pardon, Arcelli che:
gli allenamenti giusti per combattere il rallentamento nella seconda parte di gara siano:
- il medio, il ritmo-gara e il lungo-lunghissimo su distanze che superano i 3/4 della distanza di maratona;
- il corto veloce e le ripetute per la potenza aerobica (dai 1000 ai 3000 m).
Sostengo molto modestamente io che:
non viene citato un mezzo di allenamento fondamentale, il progressivo. Correndo con aumento di velocità nel finale si acquiscono capacità sia fisiche che psicologiche di resistenza alla fatica che sono fondamentali nella gara di maratona.
Svolgere qualsiasi allenamento (sia esso lento, medio o lunghissimo) con incremento del ritmo nel finale aiuta ad abituarsi a tirar fuori le p..., pardon, le unghie, quando tutti gli altri stanno cedendo e in alcuni casi si può anche fare a meno delle ripetute per ottenere gli stessi benefici fisiologici.
Pereira, pardon, Arcelli sarà stato anche un grande allenatore ma ora come ora la maratona e le grandi prestazioni in maratona (non intendo solo i record mondiali, ma anche il PB di un qualsiasi maratoneta, anche modesto) sono molto spesso una pura relazione matematica che può essere svolta a tavolino prima della gara.
Se mi sono allenato bene, ho sofferto con i miei progressivi, ho svolto i miei lunghissimi come si deve, ho corso al massimo una mezza-test 2-3 settimane prima dell'appuntamento con la maratona la relazione è la seguente:
TEMPO FINALE IN MARATONA = (TEMPO MEZZA x 2 ) + 10 MINUTI [per prestazioni intorno alle 3 ore] oppure ritmo sulla mezza + 15'' al km (che equivale).
Impostare il ritmo di gara su quel tempo, neanche un secondo più elevato.
Per prestazioni più lente i minuti da aggiungere salgono ma non di molto.
Nella foto Mose e le Tavole della Legge