Nessuno può sentirsi sicuro di vincere, al momento di partire. Non si può star certi nemmeno di arrivare fino in fondo. La maratona è l'unica gara che si può perdere anche correndo da soli.
Perle di saggezza
Se vuoi correre, corri un miglio. Se vuoi conoscere una nuovaEmil Zatopek (citazione segnalatami da Giovanni Chessa)
vita, corri la Maratona!
Me medesimo in numeri
213 MARATONE corse
PB 2:36'28'' 08.10.2000 GoldMarathon Cesano Boscone (MI)
un centinaio di MEZZE corse
PB 1:13'09'' 01.10.2000 Udine
cinque 6 ORE
PB 73,096 km (Buttrio 2014)
cinque 100 km (4 Passatore)
PB 8:51'28'' giugno 2005 in pista Fagagna (UD)
PB Passatore 9:09' 2004 Firenze-Faenza
una 12 ORE
PB 119,571 km 31-08-2014 Passons (UD)
3000
PB 9'39'' San Vito al Tagliamento (PN)
5000
PB 16'27''
10000
PB 35' 36''
3 VOLTE IRONMAN FINISHER
PB 2:36'28'' 08.10.2000 GoldMarathon Cesano Boscone (MI)
un centinaio di MEZZE corse
PB 1:13'09'' 01.10.2000 Udine
cinque 6 ORE
PB 73,096 km (Buttrio 2014)
cinque 100 km (4 Passatore)
PB 8:51'28'' giugno 2005 in pista Fagagna (UD)
PB Passatore 9:09' 2004 Firenze-Faenza
una 12 ORE
PB 119,571 km 31-08-2014 Passons (UD)
3000
PB 9'39'' San Vito al Tagliamento (PN)
5000
PB 16'27''
10000
PB 35' 36''
3 VOLTE IRONMAN FINISHER
venerdì 30 novembre 2007
Crisi di astinenza!!!!
Udine 15/02/01
CRISI DI ASTINENZA!!!!!
Sono un appassionato di atletica da molti anni, poi nel 1994 dopo aver giocato per diversi anni a calcio mi sono deciso al grande salto ed ho scoperto quanta sia la differenza fra il praticare uno sport di squadra e uno individuale dove i risultati vengono solo se il lavoro è stato effettivamente svolto e non ci si può nascondere dietro la protezione degli altri.
La mia prima maratona è stata nel 1994 alla Venicemarathon poi ne sono seguite altre 54 e con impegno ed allenamento sono riuscito a limare il mio personale fino ad ottenere alla Gold Marathon di Cesano Boscone dell'ottobre scorso 2: 36' 28'' .
Nell'anno 2000 ho corso 11 maratone a cominciare dalla Maratona dei Luoghi Verdiani sino alla Assisi Marathon.Ma veniamo al punto.
Purtroppo forse a causa di sovrallenamento oppure a causa di un paio di scarpe poco adatte mi è venuto un fastidioso male al tendine di Achille.
Per mesi ho fatto finta di niente sino a trovarmi a metà gennaio ad avere problemi anche solo a camminare dopo un allenamento.
Eseguita una ecografia mi è stata diagnosticata una tendinite che ho deciso di affrontare, dietro consiglio di un ortopedico amico, appassionato anche lui di podismo (anzi ne approfitto per ringraziarlo, grazie Ermes!!!) con un periodo di riposo e della fisioterapia. Dovrei riuscire a stare fermo almeno per un paio di mesi.
Sono passati 15 giorni dalla mia ultima uscita, una sgambata di 25 km, la mattina seguente non riuscivo neanche ad alzarmi dal letto.
Cerco di non pensare alla corsa, ho messo via il mio diario di allenamenti sono arrivato persino a non leggere più le riviste specializzate, quando incontro i miei amici podisti tento di impostare un dialogo su altri argomenti ma è inevitabile a volte pensare a "lei".
Ho pensato di darmi alla lettura, alla navigazione su internet, ad uscire con la mia bambina di tre anni ma le occasioni che mi tentano sono sempre numerose.
Facendo un giro in macchina è molto facile incrociare anche a tarda sera appassionati che svolgono il proprio allenamento, se accompagno mia figlia al parco giochi è una vera e propria tortura vedere loro che corrono allegri e io che friggo, se mi collego sul web è impossibile non passare dal vostro sito o da altri che trattano lo stesso argomento.
Ieri sera ho avuto una vera e propria crisi di astinenza, non sono riuscito a resistere, ho indossato la mia tenuta di allenamento, le scarpe, preso la mia piccola radiolina con le cuffie ed ero pronto per uscire. Per fortuna in momento di lucidità sono riuscito a far prevalere la ragione sul cuore (N.B. nel giorno di San Valentino) e sono rientrato senza percorrere neanche 10 metri.
Questa è superata. Quanto riuscirò a resistere?
Pubblicato su internet sul sito http://www.podisti.net/ il 19.02.2001.
Diario di una domenica...insolita
DIARIO DI UNA DOMENICA ……INSOLITA
Udine 19.10.2003
Sono le otto, stamattina come tutte le domeniche sveglia di buon'ora (5.50 tardi rispetto alle 4.00 di domenica scorsa)ma con una variante di cui mi ricordo malvolentieri appena messi i piedi giù dal letto, perché sulla poltrona non vedo sistemato il mio solito abbigliamento da podista avventuroso, ma una spenta camicia, pantaloni in jeans, calzini e scarpe classiche.Percepisco che oggi non si corre, si va a lavorare.Scendo giù per fare colazione e invece di mandar giù la mia colazione podistica fatta di fette biscottate, marmellata e thè, posso alimentarmi a latte, caffè e qualche dolce.Tristezza.Sono pronto per andare al lavoro, ancora titubante fra quale borsa prendere metto a tracolla quella con il mio portatile e mi avvio per andare in ospedale a lavorare, o meglio ad aspettare che qualcuno si faccia male, per fargli una TAC o una Risonanza Magnetica.Se invece tutti sono tranquilli me ne potrò stare a fare gli affari miei sino alle 14.12.Sono le 8.15 tutto va bene e io continuo a scrivere.
Sono le 8.30molte non competitive sono già al via e chi ha scelto di non gareggiare ma di fare solo una sgambata fra amici, magari in preparazione della prossima gara si avvia di solito partendo lentamente in attesa di allungare nel finale.So che oggi a Cremona ci saranno tanti a gareggiare nella mezza: dovrebbero esserci Cosetta e Luca, Emy e Simone, Fanfoni, i Rossi (ho tanta voglia di rivedere e salutare papà Antonio)e altri che mi sfuggono.Ad Alessandria invece per la maratona Cortella, Livio Tretto (scintille se dovessero arrivare a contatto?), altri?Partenza alle 10.00 c'è ancora tempo per fare le cose con calma, prepararsi: pantaloncini , canotta, eventuali bombe (come dice superMax).E il direttore dove sarà a correre, forse a Correggio per la mezzamaratona che parte alle 9.15?
Sono le 8.45dimenticavo di citare quelli del centro Italia, il grande Leoncini, dopo la maratona di domenica che lo aveva lasciato un po’ amareggiato, sarà a riposare oppure ha trovato qualche gara per liberare le energie nervose accumulate (sembra impossibile che possa avere energie nervose, lui che domenica scorsa lo vedevo così tranquillo) ed il Casentini dove sarà?Intanto non sapendo a che ora partono a Cremona io voglio dare per scontato che partano alle 10.00per cui immagino che già i nostri amici siano arrivati nel luogo del delitto e magari la simpatica Cosetta starà già facendo baldoria allietando l'attesa della partenza con il suo sorriso e la sua risata coinvolgente.Luca più serio si prepara mentalmente per riprendersi dalla mezza batosta di domenica scorsa a Carpi.Cosetta invece con sufficienza si gode il suo risultato conquistato con relativo poco allenamento e sono sicuro che oggi farà un grande risultato.Emy, forte ormai di un PB per ogni gara che fa sarà pronta, ma tranquilla per un'altra perla da mettere al collo, l'airone convertitosi a gabbiano oggi farà da gabbiano oppure si involerà da solo alla conquista del traguardo?ed io qua seduto davanti al computer mentre il telefono tace e posso continuare e rompervi con le mie parole che sprizzano a destra e manca e…. l'adrenalina sale.
Per tutti quelli che partono alle 9.00pronti sulla linea di partenza, gli ultimi preparativi sono archiviati, una controllatina alle stringhe delle scarpe; siamo pronti.Quelli delle non competitive staranno discutendo se sia bene o male consentire che ci siano le partenze anticipate: tempo perso tanto è un problema che non troverà mai soluzione.Dimenticavo i miei amici del Parco del Cormor di Udine che sicuramente staranno facendo l'ultimo allenamento serio prima della maratona di Venezia di domenica prossima.Nuccio non ti spremere troppo conserva le energie per domenica; Giuseppe non partire a tutta il primo giro che poi scoppi fai come se ci fossi io al tuo fianco che ti dico continuamente di rallentare!!!
Sono le 9.00colpo di pistola e tutte le gare con partenza a questa ora vanno;lunghe file di podisti si snodano lungo vie cittadine vuote, nelle città che dormono, con i soli podisti e loro accompagnatori ad appropriarsi di questi spazi.......e qualche disperato accompagnatore di cani a fare pipì spero al guinzaglio e se di grossa taglia con la museruola ( ne vedo poche in giro).Ora vado a prendermi un caffè alla macchinetta automatica.
Sono le 9.06ormai tutti sono transitati dal primo km quelli che sono partiti alle 9.00, molti si saranno accorti di aver corso il primo mille troppo velocemente staranno pensando di rallentare per conservare energie per il finale.Intanto è arrivata la prima telefonata che mi preannuncia una TAC cerebrale ad una paziente ricoverata stanotte in Stroke-Unit per sospetta ischemia cerebrale.Sono da solo, fra poco chiamerò la dottoressa (che è reperibile) e lavoreremo un po’.Sono le 9.10a Correggio sono ormai pronti per la partenza della mezza e voglio pensare che il direttore Marri sia lì a "polemizzare" con qualcuno e a correre anche questa domenica.Mi immagino già stasera o domani al ricevimento di tutta questa posta qualche sorriso e qualche battuta del genere: Antonio è più schizzato di Super Max ( Max spero che non te la prenda per questa citazione) ma sono in crisi di astinenza da gara.
Ore 9.15Start a Correggio
Ore 10Start per la maratona di Alessandriain bocca al lupo Livio, superMax Cortella e tutti gli altri.Naturalmente anche a quelli che a Cremona si accingono a partire per la mezzaio intanto vado a farmi una TAC toraco-addominale.torno presto prima che voi siate arrivati al 10° km, spero.Devo vedere come avete impostato la gara.
Sono le 11.18peccato al decimo km non ho potuto salutarvima alla mezza sono presente,vi aspetto.
Ore 11.29Livio Tretto e Max Cortella sono passati alla mezza di Alessandria e li ho visti molto bene, peccato che mi sono perso l'arrivo dei primi di Correggio e purtroppo mi perdo anche quelli di Cremona
Ore 11.40ho sul tavolo della TAC una delle pazienti scampate ad un terribile incidente con 3 morti di stanotte (stragi del sabato sera).
Ore 12.07bene bravi tutti nelle mezze. Ottime prestazioni ora vi rimane solo la parte più bella, quella di ritrovarsi fra amici e commentare la gara, fra un sorso di acqua refrigerante e l'altro, qualche cosa di solido da buttar giù e via.Gli amici della maratona di Alessandria invece sono proprio nel punto più critico intorno al 32° km.Forza Livio, vai super Max.Facciamo una scommessa su chi arriva prima?Io da Udine seduto in poltrona dico Tretto per pochi minuti, a Parma l'ho visto benissimo e incazzato per aver sbagliato percorso praticamente quando era già all'arrivo.
A Cremona grandissimi tempi per Emy e Cosettane sono sicuro.Fanfo sei grande.Gabbiano sei alato.Rossi sei uno dei tanti "rossi" d'Italia ma questo già lo sapevi, ma di Rossi come te ce ne sono pochi;Luca in formissima per New York.Sono fuso
Ore 12.40se fossi stato ad Alessandria sicuramente sarei stato vicino al 40° km invece sono qui in ospedale ad aspettare altri poveri cristi, che hanno problemi seri, non noi che siamo in salute, e ci lamentiamo se abbiamo un indolenzimento al polpaccio, o sciocchezze del genere.Forza Tretto, in gamba superMax il più è fatto c'è poco altro da soffrire.Per fortuna che qui dove lavoro sono in piano interrato e quindi non posso vedere il tempo che fa.Poco fa ho fatto un salto a guardare ed ho visto una splendida giornata di sole che io mi sono perduto, porcaccia miseriaccia; ma domenica, sole o pioggia, vento o neve a Venezia non ce ne sarà per nessuno; bisognerà scaricare tutta l'adrenalina accumulata in questa giornata di riposo forzato che ho scelto di passare in questa maniera insolita fra un esame e l'altro, (puntualizzo: senza togliere nulla alla professionalità del mio compito) tediandovi con questa raffica di messaggi che vi giungeranno a casa.Alle 14.12 smetto e ho un pomeriggio davanti a me durante il quale sono quasi sicuro che non farò nulla e mi annoierò.
Ore 13.00sicuramente tutti gli amici hanno completato la propria gara domenicale anche i maratoneti;siete stati grandi, ora archiviata questa c'è solo da pensare alla prossima. Quando leggerete tutta la posta per favore siate clementi con me, non mandatemi a ca...re pensate che qualche volta potrà capitare anche a voi di aver voglia di correre e di non poterlo fare.E' stata una maniera simpatica (secondo me) di trascorrere con voi la mattinata virtualmente.Ora ritorno ad essere serio, vi saluto e continuo in questa ultima ora di lavoro.
Saluti virtuali,
amicizia reale,
fusione mentale,
fame viscerale
che potrò soddisfare
solo dopo le 14.12...ora legale.
Nota dell’autore:
non mi sarei mai sognato di ricomporre queste “note” se non fossi stato invitato a farlo da Fabio Marri e se non avessi ricevuto un messaggio che sotto allego:
"Antonio, ti dico solamente GRAZIE!
Il diario mattutino è una cosa favolosa, un autentico gioiello."
un racconto scritto nel 2001
BRUMA TRIESTINA
Già da molto tempo avevamo deciso di concederci appena sarebbe stato possibile una giornata di svago da trascorrere in una città che fosse diversa da Udine.
Più volte avevamo programmato di andare a Venezia ma ogni volta per una diversa ragione avevamo dovuto rinviare, spesso a causa delle cattive condizioni atmosferiche. Stamattina appena è suonata la sveglia siamo stati accolti da uno splendido sole che ci ha sorriso dal finestrone che sovrasta il nostro salottino.
Felici siamo scesi giù a fare colazione, per la verità, papà Antonio è rimasto ancora a letto a dormire un po' di più. Mentre Gabriella sistemava Giulia e provvedeva alle piccole faccende mattutine io sono andato a comprare i panini in modo da preparare il nostro pranzo al sacco.
Alle 10.30 siamo pronti, si parte!!!!!
Percorriamo circa 2 Km e ci accorgiamo di aver dimenticato il passeggino di Giulia; rapida inversione di marcia e ritorno a casa.
Ore 10.45 si parte questa volta sul serio.
Un bellissimo sole accompagna il nostro viaggio verso il mare, riflettiamo anche su questa piacevole coincidenza che non è molto frequente specie in questo periodo dell'anno in Friuli.
Giunti all'altezza del viadotto sul fiume Isonzo suggeriamo a Giulia di guardarlo, per lei rappresenta solo un fiume come tanti altri più o meno grossi che ha visto, c'è poca differenza fra il canale Ledra che attraversa la nostra città e questo.
Inevitabilmente la memoria corre a quello che rappresenta invece nella testa di nonno Adriano, nella testa ma anche nel cuore. Tante volte ci siamo accorti che nel narrare le vicende accadute in questi luoghi il suo coinvolgimento era totale, vivo nei ricordi della storia, sofferto nel cuore per il gran numero di uomini e donne che hanno dato la vita per difendere questo suolo dallo straniero.
Procediamo più avanti e, usciti dall'autostrada imbocchiamo la strada costiera che da Aurisina conduce a Trieste degradando dolcemente dai circa 300 metri sul livello del mare alla pianura delle rive triestine.
Uno spettacolo eccezionale si presenta ai nostri occhi. Un cielo terso, un sole splendente ci permette di poter vedere alla nostra destra la cittadina di Grado, più in là Lignano Sabbiadoro, forse anche Venezia; alle nostre spalle le Alpi imbiancate della neve caduta nei giorni scorsi; sulla nostra sinistra il brullo Carso ci sovrasta minaccioso e affascinante nello stesso tempo ( la natura trionfa anche nelle condizioni peggiori se è lasciata in tranquillità); giù, un mare colorato di un blu intenso, giace tranquillo riposando le membra per quando dovrà scatenare la propria forza su queste coste frastagliate e alte.
Percorsi alcuni km della strada costiera ci accorgiamo che il cielo sopra Trieste appare nuvoloso, una leggera bruma avvolge la città. Peccato, pensiamo, chissà perché?
Giunti all'altezza del castello di Miramare ormai il sole è stato coperto dalle nuvole e non riesce a far capolino, sulla nostra destra l'alabarda simbolo della città di Trieste ci dà il benvenuto. Il Castello di Miramare sorveglia dal ciglio della roccia il golfo e conserva nelle sue mura, nelle sue stanze, nei suoi giardini, i fasti e le storie d'amore di tanti sovrani austro-ungarici. Prima o poi anche noi entreremo in questo luogo che ha affascinato tutti quelli che lo hanno visitato.
Siamo giunti a livello del mare, sui marciapiedi molti passeggiano coperti da pellicce e cappotti, altri in completo invernale corrono sul marciapiede, altri ancora in bici si allenano.
Fuori ci deve essere veramente molto freddo, ma i triestini hanno un legame molto stretto col mare ed anche le condizioni atmosferiche più proibitive non li scoraggiano dalla loro passeggiata. Notiamo che vi sono molti lavori in corso, la riviera di Barcola è chiusa del tutto alla circolazione dei pedoni, si sta rifacendo il manto in vista della prossima stagione estiva.
A questo punto Gabriella ricorda che papà Adriano più volte ha detto che aveva sognato di fare il guardiano del faro ed io rifletto che certamente esserlo in questa città sarebbe stato fantastico; oppure essere su un veliero e solcare i mari alla ricerca di qualche terra lontana.
Giungiamo nei pressi di Piazza Unità d'Italia.
La piazza è tutta transennata e circondata da un telone verde che ne impedisce la vista, anche qui stanno eseguendo dei lavori di manutenzione.
Noi già conosciamo questo stupendo luogo, più volte ne abbiamo osservato lo splendore, il fasto dei sui palazzi, la ricercatezza dei mosaici, la magnificenza delle architetture. Oggi nulla di tutto questo si può vedere. Rimane solo di volgere le spalle alla piazza e ammirare le rive e il mare che ci stanno di fronte.
Un'idea mi viene in mente:oggi Trieste è come una bella signora che si è appena alzata, deve ancora mettersi in ordine, pettinare i suoi capelli, per questo ci ha accolto con quella bruma, non voleva farsi vedere in questo stato per non intaccare il fascino che da sempre la avvolge.
Non fa niente bella TRIESTE anche se oggi non hai potuto mostrarci i tuoi gioielli migliori rappresenti per noi sempre una bella signora di classe, culla della cultura mitteleuropea, finestra verso il mondo balcanico che nonostante in tempi andati abbia tentato di prenderti tu rispetti e accogli.
Un'altra volta il pensiero corre a nonno Adriano che non solo ha letto sui libri di storia le vicende che portarono alla liberazione del 1954 ma ne conserva anche un vivido ricordo.
La nostra passeggiata attraverso la città procede tranquilla in una alternanza tra vetrine addobbate di moderno e vecchi palazzi severi e orgogliosi dei fasti passati.
Mi avevano indicato una drogheria dove potevo trovare un prodotto che a Udine è introvabile. Per caso capitiamo in una piccola ma graziosa piazzetta, si tratta proprio di Piazza San Giovanni, quella che cercavo, la drogheria si chiama Toso.
Mi colpisce subito l'insegna, si tratta di una vecchissima insegna in legno con i colori ormai stinti, vi entro. Rimango stupefatto dall'odore di spezie, di erbe che vi è presente, noto che le suppellettili sono tutte antiche, non pezzi di antiquariato sono proprio tavoli vecchi consunti dall'uso, armadi scoloriti dagli anni, due grandi stanzoni contengono praticamente tutto ciò che può servire, dalla ferramenta ai prodotti per la casa, dai prodotti per dipingere ai bottoni, quattro commessi che immagino siano anche i proprietari servono numerosi clienti che chiedono gli oggetti più disparati, il commesso si allontana e dopo poco torna con il prodotto desiderato,
anche la mia richiesta viene soddisfatta.
Penso. Qui il tempo si è fermato, questo luogo ha visto scorrere anni ed anni senza che la sua onnivalenza sia rimasta scalfita dal progresso. E' fantastico !!!!!
Verso le 14 consumiamo il nostro pranzo al sacco, poi ci dirigiamo in Piazza Unità per prendere un caffè. Avremmo voluto andare al Caffè degli Specchi che voi certamente ricordate essere il luogo dove andammo in occasione di un vostra visita a Trieste, purtroppo anche questo posto era chiuso per lavori in corso.
Decidiamo di degustare il nostro caffè presso il Bar Tergesteo, elegante e lussuoso luogo all'interno della galleria.
Giulia che nella mattinata ha avuto un comportamento altalenante fra qualche capriccio e periodi di tranquillità si comporta da vera gentildonna e dopo essersi inginocchiata sulla poltrona degusta una tazzina di latte come se fosse una nobildonna d'altri tempi.
La nostra gita a Trieste volge al termine, una leggera pioggerellina affretta la nostra partenza. E' stato un gran bel tuffo nel passato questa gita, un godimento l'architettura triestina, un piacere il mare Adriatico, peccato esser capitati a Udine e non qui pensiamo.
Udine 3 Febbraio 2001
troppa tensione
ieri buon ultimo allenamento prima della maratona di Milano.
buone sensazioni di corsa, scioltezza nonostante il ritmo fosse discreto, progressione da 4'40'' a 4'05'' praticamente senza accorgermene.
quello che purtroppo non va molto bene è la incapacità di controllare il peso, sono arrivato a pesare 77 che non raggiungevo da anni, non so darmene spiegazione e so già che questo sarà un elemento non certo positivo in vista della gara di domenica.
da questo punto di vista dopo Milano dovremo vedere di trovare una strategia di "rientro nei ranghi".
l'altra strana coincidenza è il fatto che sia molto, troppo teso; ho dato tanto peso a quest'impegno e questo non è positivo.
dovevo andarci rilassato prendendo il risultato per quello che era, forse aspettare di lanciare la sfida a questa 100esima sotto le 3 ore alla prossima primavera sarebbe stato meglio.
ormai quel che è fatto è fatto e domenica solo al 40° km riuscirò a capire se l'obiettivo è raggiungibile.
DECISIONE DOLOROSA
Udine 1.1.2004
la nostra storia è cominciata diversi anni fa, come tante altre storie si è sovrapposta ad una precedente cancellandone il ricordo (chiodo schiaccia chiodo si dice).
abbiamo convissuto diversi anni fra alti e bassi, condividendo momenti felici tutti soli, noi due, in calde pantofole, straordinarie passeggiate a piedi nudi su prati verdi nelle splendide giornate primaverili, su e giù sul bagnasciuga durante l'estate; certo qualche momento di urto c'è stato e a volte anche molto doloroso, ma si sa capita a tutti di inciampare in un ostacolo imprevisto, l'importante è saper recuperare subito comprendendo le ragioni dell'altra e cercando di prestare più attenzione.
Insieme siamo riusciti anche a superare una bruttissima situazione nella quale eravamo andati a cacciarci, un posto troppo stretto per poter avere entrambi la nostra libertà, tu con dolore ma conservando la tua interezza, mostrando all'esterno solo un accenno di arrossamento mi hai fatto capire che bisognava cambiare e io nonostante avessi speso tanto ti ho accontentato e tutto è ritornato nella normalità.
Ci siamo presi delle soddisfazioni negli ultimi due anni, mi sei sempre stata vicina, mi hai seguito passo dopo passo lungo questo splendido 2003 che mi ha portato a concludere ben 18 maratone e 4300 km percorsi complessivamente.
Ti ho visto soffrire in alcuni momenti, specie quando le mia voglia di farlo in continuazione cozzava con la tua necessità di riposare; sotto le coperte e nella vasca del pediluvio abbiamo passato momenti di estasi, da parte mia ti ho curata amorevolmente non facendoti mancare nulla, ti ho sempre accompagnata dalla pedicure ogni volta che me lo hai chiesto, ti ho portato a comprare le scarpe nuove anche quando forse si potevano utilizzare ancora le vecchie....
poi nell'ultimo mese il crollo, tanti piccoli segnali che facevano capire che fra noi il rapporto cedeva, negli ultimi giorni, poi, ho constatato che ormai solo la piccola ci teneva assieme, condividere lo stesso letto è diventato difficoltoso, ad ogni movimento uno scontro, ogni uscita per correre una litigata, quando ho compreso che avresti potuto compromettere la mia trasferta a Bergamo per la Maratona del Brembo non ci ho visto più ed ho preso la mia decisione.
Stanotte tornati dal cenone di San Silvestro, trascorso l'ultima serata insieme io, te e la piccola, nel letto all'ennesimo doloroso urto ho preso la decisione drastica, meglio troncare tutto.
Senza neanche sentire ragioni da parte tua, ti ho guardato in faccia, ho esaminato da che lato prenderti, ho scelto quello più debole e ti ho strappato via dalla mia vita, ora me ne potrò stare con la mia piccola che crescerò con tutte le attenzioni ed insieme costruiremo cose grandi.
Addio UNGHIA dell'alluce sinistro.
pubblicato su http://www.podisti.net/
martedì 27 novembre 2007
Maratona di Venezia 2005
20^ Venicemarathon
2005
La maratona di Venezia è stata per molti anni la più classica delle maratone italiane, quella che riusciva a raccogliere il maggior numero di podisti, quella che imponeva un numero chiuso per limitare le iscrizioni a causa degli inevitabili problemi organizzativi in una località particolare come è quella lagunare.
Ultimamente la maratona della capitale è cresciuta ed è riuscita a rubarle il primato come numero di iscritti e di arrivati, ma Venezia rimane comunque una grande classica che è appuntamento fisso per molti podisti italiani e per tanti stranieri che uniscono il viaggio di piacere e di cultura alla avventura podistica.
L’organizzazione è ormai collaudata, si tratta solo anno dopo anno di rivedere qualche dettaglio.
La scelta di allestire l’expò a Marghera inaugurata nella scorsa edizione sembra definitiva, si tratta di spazi abbastanza angusti per una grande maratona, ma in compenso crea poco disturbo alla vita e al traffico cittadino di Mestre; però a pensarci bene l’atmosfera del sabato mattina in piazza fra gli stands e la corsetta non competitiva era molto gradevole.
Il ritiro dei pettorali e degli inevitabili gadgets è abbastanza solerte, gli addetti sono numerosi, il servizio rapidissimo, di lì l’accesso agli stands delle varie aziende del settore è immediato.
Sono presenti tutte le aziende che distribuiscono materiale sportivo legato al podismo in Italia, ognuna ha arruolato i propri atleti-immagine, così si ha la possibilità in poco spazio di incontrare tanti campioni dell’atletica italiana, di quell’atletica italiana che poteva affacciarsi sul proscenio internazionale ed avere speranze di ben figurare e spesso di vincere.
Cerco di ricordarne alcuni sperando di essere perdonato per eventuali dimenticanze: c’erano Gianni Poli, Panetta, Orlando Pizzolato, Genny Di Napoli.
E’ l’occasione per lasciarsi tentare dai vari promoter delle maggiori maratone italiane per i prossimi appuntamenti autunnali e primaverili, insomma, non ci annoia scegliendo di fare un giretto, due, tre all’interno della struttura.
Parlo per la mia esperienza: ci vengono risparmiati i dibattiti scontati su argomenti fritti e rifritti che vengono proposti in diverse occasioni.
Non avrei comunque partecipato al pasta-party ma il solo fatto che sia necessario prendere un bus navetta per raggiungerlo scoraggia molti.
Non mi dilungo molto sugli altri aspetti dell’organizzazione che come detto è ormai collaudata ma mi chiedo se non sia proprio possibile trovare una alternativa al passaggio di migliaia di podisti stretti come sardine, su quel piccolo ponticello sul canale che separa il deposito bagagli dall’area della partenza; possibile che si allestisca un ponte di barche sul Canal Grande e tanti altri ponti mobili in laguna e non si possa allargare quella strettoia infernale?
Per il resto tutto bene, quest’anno anche il posizionamento dei cartelli kilometrici era perfetto (l’anno scorso c’erano diversi spostamenti rispetto all’ottimale), rimane sempre quell’incredibile cartello dei 26 km messo lì fuori dal sottopassaggio della stazione di Mestre 100 metri più avanti del dovuto. I controlli ogni 5 km sono una garanzia di regolarità ed offrono a chi volesse la possibilità di seguire la gara anche da casa collegandosi al sito di Winning-Time tramite il tracking on line con la opportunità di selezionare sino a cinque atleti diversi.
La mia maratona.
La mia maratona potrei dire che è stata la più particolare delle 119 che ho portato a termine: il tempo finale nel mio palmares si inserisce nelle ultimissime posizioni, ma le sensazioni vissute e la gioia provata sono e saranno indimenticabili.
Da alcuni mesi corricchiavo al Parco del Cormor con una ragazza amante della corsa-Monica Zenarolla è il suo nome, podista della domenica si direbbe anche se lei “timbra il cartellino” almeno tre volte la settimana. Il suo modo di intendere la corsa è particolare, la sua presenza è costante, discreta, il ritmo sempre lo stesso, a volte da sola a volte in compagnia macina km in perfetta tranquillità.
In diversi le hanno proposto di tesserarsi, di provare ad allenarsi con un programma meno spontaneo sicuri che avrebbe ottenuto buone prestazioni, ma Monica dribbla elegantemente spiegando che un impegno formale la metterebbe in difficoltà.
La sua è una passione ingenua per il gesto della corsa, Monica arriva al parco, qualche minuto di esercizi e poi va, in compagnia o da sola, va, il ritmo è più o meno costante, inanella giri su giri, ho il dubbio che a volte nemmeno li conti, corre sinchè ne ha voglia e ne ha la forza.
Il suo approccio è istintivo, non mediato come quello di noi forzati della competizione che partiamo da casa quasi sempre con l’obiettivo di fare un tipo di allenamento e se ci viene male ce ne facciamo un cruccio. L’istinto è quello tipico degli uomini e donne degli altipiani per i quali non vi è nulla di anormale nel correre, è naturale, Monica anche se ha terminato la sua corsa (non lo si può definire allenamento) vede passare una sua amica riprende a macinare giri in scioltezza.
Sei mesi fa scrissi un Blog sul sito Podisti.net nel quale affermavo: “Sarebbe un peccato che questa scioltezza di corsa e questa predisposizione naturale verso la corsa di lunga distanza rimanesse inesplorata, sono convinto che a breve sarebbe in grado di affrontare anche la maratona, ma mi chiedo chi abbia il diritto di forzare questa predisposizione naturale con imposizioni temporali: e se poi perdesse il piacere di divertirsi?
Monica segui il tuo istinto.”
Ebbene domenica ero al suo fianco quando abbiamo iniziato tutte le operazioni preliminari alla gara ed ho provato insieme a lei le stesse emozioni che provai 11 anni orsono quando mi accingevo a partire per la mia prima quarantadue.
Quei brividi nelle gambe che ti provoca la consapevolezza di intraprendere una via inesplorata, quella gioia di sentirsi attorniati da complici di una birichinata lunga tanti km, tutti quei grandi discorsi di ritmi e programmi che ognuno nel suo intimo teme vadano ad infrangersi sul fatidico muro della maratona.
Ma come potevo io alla mia ennesima prova, la 16^ solo in quest’anno provare ancora di queste sensazioni? Eppure è stato così, sarà stata la tensione di aver “promesso un clima surreale”, il dubbio che poi per Monica ciò non fosse, ma mi sono ritrovato ad affrontare i primi km come un bambino che conosce un nuovo gioco.
Al nostro fianco avrebbero dovuto esserci anche altre due podiste friulane, anche loro frequentatrici del Parco, Anna e Antonella Parrella che però hanno fatto bene a tenere il proprio ritmo centrando il proprio obiettivo, aveva promesso di esserci anche un’altra amica pordenonese Marilena Dell’Anese con la quale non ci siamo trovati nella calca iniziale e che poi è volata verso il suo ennesimo personal best, trovato per strada senza averlo cercato, in attesa di poterlo ritoccare a New York fra due settimane.
Monica come aveva preannunciato mi si è messa al fianco come un francobollo e in grande scioltezza ha corso la sua gara come se fosse la solita corsa, non un segno di commozione traspariva, ogni tanto solo qualche espressione di stupore per il pubblico presente ai lati della strada e le band che allietavano il nostro passaggio.
Al nostro fianco è stato per oltre metà gara un amico milanese che mi aveva riconosciuto per aver corso entrambi a Salsomaggiore.
Il correre “nella pancia del gruppone” è stata una esperienza molto bella, in tanti mi hanno chiesto cosa stesse succedendo, per tutti una semplice spiegazione: domenica la mia impresa era quella di accompagnare Monica a finire la sua prima maratona.
Avevo pronosticato per lei la possibilità di fare un tempo intorno alle 3:22’, il passaggio alla mezza è arrivato in 1:40’43’’, tutto molto regolare come se nulla fosse.
Il tratto intermedio della Maratona di Venezia è il più duro, per le brutture di Marghera, ma anche per l’asfalto abbastanza sconnesso, non ci siamo curati di questo perché poi il passaggio all’interno di Mestre riconcilia e l’andata e ritorno sul viale fra il 28° e 29° km riabilitano l’animo.
Tutta la mia prima parte di gara è stata un incitare il pubblico all’applauso, lanciare battute provocatorie verso le loro “mani in tasca”, sfottere gli amici che via via si incontravano (Gemma il “trombatore” in testa).
Oltrepassato il 30° km sapevo che sarebbe iniziato un altro tipo di lavoro: si trattava di distogliere il pensiero dalla fatica che inevitabilmente avrebbe assalito le gambe della mia “allieva”.
Ho cominciato ad incitarla e non ho smesso un momento lungo tutto il Ponte della Libertà, memore ancora della tremenda sofferenza che mi inflisse al mio esordio nel quale fui costretto a percorrere un lungo tratto camminando.
Il mio incitamento a non cedere ha prodotto i suoi frutti, abbiamo recuperato tantissime posizioni, uno dopo l’altro tante vittime del muro sono cadute nella nostra rete.
Raggiungere Venezia le ho indicato essere il principale ostacolo prima dell’apoteosi finale come se gli ultimi 4 km fossero solo una sciocchezza.
Ho sentito che la mia voce diventava sempre più roca, tanto mi sforzavo nello spronarla a spingere; quando abbiamo raggiunto i ponti ed ancora sul mio cronometro non avevo notato alcun cedimento di ritmo ho intravisto la possibilità di fare ancora meglio del pronostico, ho continuato ad incitare ancora con più vigore, il mio pronunciare il suo nome ha coinvolto nell’entusiasmo anche tutto il pubblico che era ai lati della strada subito dopo aver attraversato il ponte di barche sul Canal Grande. Gli ultimi due km sono stati un trionfo, il nome di Monica scandito da tantissimi appassionati appoggiato alle transenne, tutti i podisti che raggiungevamo ad incitarla, persino un vigile si è messo a gridare a gran voce.
E per concludere sul rush finale dopo l’ultimo ponte la vista di una donna è diventato l’ultimo stimolo per rilanciare il ritmo e superare anche quest’altra concorrente concludendo la maratona d’esordio in uno splendido 3:21’06’’ di tempo ufficiale (sporco) in 32^ posizione.
Io ho provato tantissima emozione, penso anche Monica, voglio sperare almeno perché per il suo carattere ne ha esternata pochissima e questo mi ha lasciato quasi deluso.
Un amico mi ha detto: “Hai creato un mostro”. Se è così ne sono contento perché questa è la dimostrazione che la maratona non è “irraggiungibile” e che per correrla anche con ottimi risultati, non sono indispensabili tabelle, allenamenti stressanti, maledette ripetute e cose di questo genere, basta tanto amore per corsa e voglia di soffrire, se poi c’è anche il talento naturale si fanno anche le imprese.
pubblicato su http://www.podisti.net/
Tabelle Maratona 3:45
LEGENDA: 1. CL Corsa Lenta 2. CLL Corsa Lenta Lunga (lunghissimo) 3. CM Corsa Media 4. RG Ritmo Gara 5. CS Corsa su Saliscendi 6. CLT Corsa Lenta Trasformata (40'' veloci + 2'20'' CL) 7. rec Recupero
8.CP Corsa Progressiva
9.SB Salite Brevi
Tabelle Maratona tra 3:15 e 3:45
LEGENDA: 1. CL Corsa Lenta 2. CLL Corsa Lenta Lunga (lunghissimo) 3. CM Corsa Media 4. RG Ritmo Gara 5. CS Corsa su Saliscendi 6. CLT Corsa Lenta Trasformata (40'' veloci + 2'20'' CL) 7. rec Recupero
8.CP Corsa Progressiva
9.SB Salite brevi
Maratonina di Palmanova 2007
Mezza di Palmanova: un test importante
18 novembre 2007
Non sono probabilmente l’unico che era presente alla prima edizione della Maratonina di Palmanova del 2003 e che ogni anno ci è ritornato, ma posso sicuramente testimoniare, avendole fatte tutte, i motivi per i quali i podisti friulani e non solo continuano a dare sempre più fiducia a questa manifestazione.In quel lontano 2003 eravamo poco più di duecento alla partenza, quest’anno quasi 1500 hanno tagliato il traguardo e tutti sicuramente riproveranno il prossimo anno.La spiegazione di tutto ciò sta nel fatto che qui si trova un’atmosfera a misura di amatore, senza la presenza di grossi nomi che fanno pubblicità ma richiedono anche grossi investimenti e sponsor; il podista che viene a correre a Palmanova sa che trova una buona organizzazione fatta di uomini che corrono le gare e conoscono le esigenze dei podisti.La quota di iscrizione è onesta, è possibile ritirare il pettorale la mattina stessa della gara, i servizi lungo il percorso sono più che abbondanti, gli spogliatoi e le docce sono a portata di mano e fruibili per tutti i concorrenti, il percorso è molto scorrevole, privo di qualsivoglia asperità, le condizioni atmosferiche in questa stagione sono ottimali, tutto questo mix di elementi favorevoli porta sempre a ottimi riscontri cronometrici.Quest’anno si è sperimentata la partenza all’interno delle mura di Palmanova che si presta benissimo per essere attraversata da una gara podistica, probabilmente se proprio vogliamo trovare il pelo nell’uovo, se questo attraversamento fosse effettuato quando il gruppo è ormai sgranato sarebbe meglio, per evitare che la scalpitante “orda” corra rischi di scontrarsi con qualche segnale posto sulle strade.Per il resto assolutamente nulla da segnalare, solo complimenti a Pravisani, Martina, Virgolini e company menti e braccia di questa gara.La mia gara.Su questo percorso ho sempre realizzato ottimi tempi a partire dall’ 1:14’00’’ della prima edizione; è sempre stato un buon test di verifica della condizione in vista di una maratona da disputare a tutta.Lo scorso anno vi ero giunto ormai in condizioni fisiche non perfette, avevo tagliato il traguardo in 1:22’ rallentando nel finale e leggermente deluso dal risultato ma soprattutto conscio che qualcosa nelle mie gambe non andava, era necessaria una sosta ai box per rivedere la carrozzeria.Anche quest’anno doveva essere un test in vista della Maratona di Milano questa mia gara; un test che mi dimostrasse se ho nelle gambe un ritmo che mi possa consentire di sfidare il cronometro e tentare di giungere al traguardo entro le tre ore. Avevo scritto che intendevo fare 1:24'24''. Ed un test è stato, un test che ho temuto fino al momento della partenza perchè questi ritmi di 4' al km non riesco a tenerli nelle gambe per neppure 7 km in allenamento, ma, come succede sempre, la gara mi trasforma, mi dà energie insperate.Prima della partenza ho cercato di mascherare la tensione che comunque era evidente, il risveglio era stato molto anticipato rispetto alla sveglia, ho ricercato la concentrazione seppure abbia parlato con tanti amici ritrovati in questo contesto, mi sono imposto di partire tranquillo per non sciupare preziose energie e dicendomi che in fondo anche fosse andata male nulla sarebbe stato perduto, dovevo, nonostante tutto prenderla come una giornata di festa tra l'altro circondato da tutti quegli amici che mi accompagnano negli allenamenti al parco del Cormor molti dei quali avrebbero inseguito il proprio personale.Ho condotto i primi due terzi di gara poco al di sotto dei 4' al km passando al 14° km in 54'50'', al mio fianco, in alcuni tratti distanziato di pochi metri, ho avuto sempre Carlo Zucchini che lo scorso anno era mio compagno di allenamento in molte occasioni.Giunti a due terzi di gara in genere nella mezza cominciano a venire fuori "le magagne", se il ritmo è stato troppo sostenuto le gambe cedono, le mie invece erano molto sciolte, il cardio segnava frequenze da tranquillità per cui ho deciso di giocarmi tutto nell'ultima parte.Dal 14° in poi ho cambiato ritmo incitando Carlo e un altro amico, Coceano dell'Olimpia, a seguirmi; è stata una progressione esaltante un paio di km a 3'41'' poi assestati continuamente intorno a 3'50'', al 18° mi hanno leggermente staccato, pochi metri, li ho ripresi sul cartello del 20° km. Non correvo contro di loro, correvo contro quel cronometro che già sapevo mi avrebbe dato grande gioia in questa giornata, ma volevo di più.Quando siamo entrati nella pista del campo di Palmanova ho fatto un altro cambio di ritmo, Carlo si era già staccato ma ha comunque migliorato il suo personale di oltre un minuto, Coceano è rimasto sorpreso dalla mia freschezza negli ultimi 300 m e non è riuscito a rispondere.Il parziale degli ultimi 1097 m è stato di 3'48'' (3'29'' al km); il tempo finale di 1:21'55'' molto vicino quindi a quello dello scorso anno.Se lo scorso anno, però, si trattava dell'inizio di una fase decrescente ora si tratta di una tappa verso un percorso incoraggiante che spero mi porterà ad un pieno recupero.Al termine della mia gara, un momento per rifiatare e poi subito a seguire gli arrivi degli amici, dei tanti che soddisfatti possono festeggiare il proprio primato personale, di quelli che sono delusi dalla prestazione (pochi per la verità). Pochi minuti per i commenti poi direttamente sotto la doccia calda, e in fila per la pasta offerta nel pacco gara e tutti insieme a seguire le premiazioni nel confortevole ambiente del tendone che in questa occasione si è dimostrato provvidenziale per ripararsi dal freddo e poi anche da una sottilissima pioggerella. pubblicato su http://www.podisti.net/
Maratona di Dublino 2007
Adidas Dublino Marathon 2007
27 Ottobre 2007
Cosa mi abbia spinto a ricercare una alternativa alla VeniceMarathon per gareggiare a fine ottobre in maratona non lo so neanche io di preciso: forse la voglia di cercare esperienze nuove, conoscere luoghi diversi, il contatto con Simone Grassi che a Dublino ci vive già da un paio di anni, l’aver sentito parlare tanto di questa capitale che è meta del turismo giovanile, la voglia di birra, fatto sta che una sera invio una mail ad una serie di amici con l’idea-invito ad unirsi a me.Nel giro di una settimana la mia provocazione era stata raccolta da tre altri amici e da qui ad organizzare il tutto il passo è stato breve e semplice. Non è un caso che a rispondere siano stati 3 appassionati delle maratone corse in serie, dei cosiddetti Supermaratoneti. Vittorio Bosco, friulano di Manzano, che ha raggiunto le 140 gare tra maratone e ultra proprio a Dublino; Maurizio Ronchi, romagnolo di Rimini, anche lui del club dei Supermaratoneti e amico di tanti “pazzi” romagnoli tra i quali “il Trombatore” Gemma fa il protagonista; Silvana Tosolini, friulana di Remanzacco, che ha iniziato a correre non da molto ma che sta tirando su un numero di quarantadue e la domenica precedente a questa data si era cimentata anche in una 67 corsasi in provincia di Udine (era presente anche Vittorio).Il Viaggio.Il nostro viaggio si è articolato in quattro giorni di soggiorno a Dublino, uno a Londra e una mezza giornata per tornare in Friuli.Nei quattro giorni dublinesi abbiamo goduto appieno del clima di ospitalità che offre la città girandola in lungo e largo e partecipando al passatempo principale dei dublinesi: bere Guinness a go-go. Di Dublino sono principalmente due gli elementi che colpiscono: la straordinaria quantità di giovani presenti – mi dicevano che l’età media è di 33 anni – e la altrettanto straordinaria quantità di birra che si riesca a bere, anche se a onor del vero scende benissimo e non è molto alcolica.Sarebbe stato bello poter fare una puntata fuori dalla capitale, alla ricerca della vera Irlanda come mi hanno detto in tanti ma la natura del viaggio non lo prevedeva e magari sarà la scusa per bissare in una prossima occasione.Il soggiorno londinese, solo una giornata, anzi mezza, per la verità, è stato un concentrato di sensazioni, di emozioni, di percezioni, di vedute…siamo comunque riusciti a gustare a velocità impressionante tutti quei monumenti che io avevo potuto solo vedere sui libri di inglese e sulle guide turistiche.Anche questo assaggio di Londra sarà da stimolo a tornarci in una prossima occasione.La gara.E’ inutile nascondere che dopo la buona prestazione della Maratona di Berlino dove senza spendere più di tanto ero riuscito a correre in circa 3:16’, mi aspettavo molto da questa trasferta dublinese pur conscio che il mio allenamento sia assolutamente inadeguato sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo e mi riferisco quindi ai lunghi; conoscendomi, però so che il clima gara mi esalta e la competizione mi fa ritrovare energie fisiche e mentali che suppliscono alle carenze di preparazione. Ad elevare la tensione per il risultato giungono dalla Maratona di Venezia i riscontri dei miei compagni di allenamento che si sono comportati molto bene, hanno ottenuto quasi tutti il personal best: Renato e Stefano hanno fermato il loro cronometro su 3:16’, la bravissima Anna 3:11’, Valentina Gualandi è tornata a concludere una maratona in 3:09’ (non posso dimenticare il finale soffertissimo ma trionfale di due anni or sono quando insieme tagliammo il traguardo della maratona di Milano in 3:03’) ed anche tutti gli altri sono ben soddisfatti della loro prestazione.Diventa la mia gara una sfida nella sfida, non si tratta naturalmente di nemici e neppure di avversari ma, come è giusto che sia, di stimoli a far meglio.Il pomeriggio prima della gara mi sento tanto stanco, me ne torno in ostello e mi metto a letto con il mio Ipod ad ascoltare musica classica cercando di trovare il clima più conciliante per trovare in me stesso il massimo di energie possibili, a Dublino la gara sarà misurata in miglia, faccio un po' di conti ed arrivo alla conclusione che il mio numero magico della giornata deve essere il 432, 432 come i secondi che dovrò impiegare ad ogni split che corrispondono ad un ritmo di 4'30'' al km per concludere sotto le 3:10'.Guardo la cartina del percorso che si snoda prima per un tratto in città, poi si dirige in periferia, attraversa un grandissimo Parco che il mio amico Simone mi ha detto essere teatro dei suoi lunghi e poi torna in centro; l'altimetria mi dimostra che non si tratta di gara piatta ma è difficile giudicare le difficoltà analizzando una carta, inoltre in questi giorni di presenza ho notato spesso la presenza del vento.La sera ci prepariamo un carico di carboidrati che ci sia di buon auspicio per la gara, lo definisco non a caso in questo modo perchè definirla pasta sarebbe un insulto all'italico cibo per eccellenza ma...come si suol dire in questi casi "chi si accontenta gode".La mattina della gara che è il programma lunedì 29 Ottobre (giornata di festività nazionale in Irlanda) usciamo dall'ostello e appena ci immettiamo lungo la strada principale di O'Connell Street vediamo podisti che spuntano da tutte le strade laterali, il fiume si ingrossa, dopo alcune centinaia di metri si divide in due torrenti che portano entrambi alla zona di partenza. Il clima è fresco ma la giornata si presenta luminosa e chiara, solo qualche refolo di vento può disturbare.Nella zona preparata per il pre-gara tutti i servizi sono ben disposti ed efficientissimi, deposito bagagli senza problemi, servizi igienici abbondanti e puliti, il clima è molto tranquillo non elettrico come di solito succede nelle maratone italiane.Indosso la mia canotta di Podisti.net con su impresso il mio nome e cognome e lentamente mi avvio verso la zona partenza dopo aver salutato gli amici.Qualche centinaio di metri prima di imboccare il viale dove è posta la partenza una transenna divide coloro che puntano ad un tempo inferiore alle 4 ore da quelli che ritengono di starci su, tutto con estrema tranquillità eppure ci sono oltre 10000 iscritti.L'attesa prima dello start principale scorre abbastanza velocemente perchè vengono fatti partire prima i disabili, poi le donne elite ed infine tutta la massa.Mi ritrovo nelle prime posizioni del gruppo, fa fresco, cerco di retrocedere di qualche fila e posizionarmi più nella pancia per proteggermi dal freddo non avendo potuto riscaldarmi, cerco di concentrami massaggiando tutti i miei muscoli, accanto trovo un gruppo di podisti trentini di San Martino di Primiero, ne scorgo altri che indossano la canotta con la scritta Livigno mentre un altro gruppo di toscani lo avevamo incrociato per strada.Sono visibilmente teso, lo sento, non mi accadeva da tanto eppure tutto è molto tranquillo, fin troppo, lo speaker non fa nulla per caricarci, si limita ad alcune indicazioni di carattere logistico che comprendo solo parzialmente.Finalmente si parte, la strada si restringe quasi subito, io sono in testa, non ho problemi di sorta, ai lati il pubblico è già numeroso.Il primo stop al mio cronometro mi indica una partenza leggermente veloce, lo stop successivo al quinto km mi conferma un ritmo troppo elevato, viaggio sul ritmo delle 3 ore.Cominciano a presentarsi le prime asperità che non sono poi così abbordabili come sembravano tanto che mi rallentano visibilmente, il vento in alcuni tratti è forte e soffia in alcuni tratti a favore ed in altri contro. C'è troppa differenza tra un intermedio ed il successivo, eppure io sono sicuro di mantenere la mia andatura solita, l'ingresso nel grande parco mi rilassa la mente, ai nostri lati solo verde, pochi alberi, tanti sentieri sterrati ai nostri lati, un paradiso per i podisti che possono correre qui.Al 10° km la mia media è di 4'20'' al km, supero un podista con la scritta Italia che dopo avermi salutato e corso accanto a me mi invita a tenermi coperto, affrontiamo però un tratto di discesa ed io tento di assecondare l'inerzia e di andare.Poco dopo mi affianca un polacco che vive a Dublino da anni e mi rivolge la parola, percorriamo un paio di miglia assieme parlando, un salita rompe il nostro idillio, la sua potenza frantuma la mia scarsa predilezione per le ascese.Alla mezza fermo il mio cronometro su 1:31'50''.Già mi immagino la debacle finale e la delusione per il cedimento che sarà inevitabile avendo sostenuto un ritmo troppo forte, ma ormai c'è poco da fare. Ai ristori prendo solo acqua anche se non mi avrebbe fatto dispiacere mangiare mezza banana (unica pecca di questa maratona, l'assenza di qualsiasi cibo solido, solo qualche bustina di gel).La strada scorre sotto i nostri piedi, siamo in periferia ma ai lati il pubblico è numeroso in alcuni punti e soprattutto è molto caloroso, ci invita a tenere il ritmo, vi sono tanti che porgono caramelle, tornano alla mente le belle scene viste alla maratona di New York; lo scorrere dei km esalta il mio stato d'animo positivo, sono al 30° ed ancora sono sulla media di 4'21'' al km.Faccio un po' di conti, anche con uno scadimento di ritmo rilevante si tratterà sempre di gran risultato, l'attesa della crisi mi impaurisce ma allo stesso tempo ogni volta che fermo il cronometro mi accorgo che vado sempre forte.Il 22° miglio è velocissimo, mi dico che sarà stato tutto in discesa...bisogna aspettarsi la salita dunque...niente, il 23° è più lento ma comunque ottimo...Mancano sole 3 miglia!!Sono tre giri del mio Parco del Cormor, sarebbero 5 km -- un tratto abbastanza lungo per andare in crisi-- ma tre giri del parco io li faccio a memoria...mi basta pensare di essere a Udine.Alle spalle giunge un podista dalla corporatura da triathleta, mi supera e mi stacca rapidamente, questo mi allarma, mi accorgo che ha la scarpa slacciata, dovrà fermarsi per forza.Lo seguo con lo sguardo, si ferma. Incremento il ritmo, le gambe non vogliono saperne ma riprendo il podista vittima del nodo singolo (sempre il doppio nodo!!!), questa distrazione è servita a far scorrere un altro miglio; il mio intermedio dice 439 secondi solo 7 in più dei conti che avevo fatto come massimo obiettivo ed ora mancano solo due miglia.Siamo ormai in centro, il pubblico diventa sempre più numeroso, sento ripetere il mio nome naturalmente storpiato all'inglese, ogni Marghitta, Marghiotta, Mergitt mi dà ulteriore carica mentale per spingere avanti le gambe che invece sono provate.L'amico Simone mi aveva promesso di attendermi all'ultimo miglio, alzo lo sguardo, tendo l'orecchio, aspetto il suo saluto, non mi giunge nulla. Dopo mi spiegherà che non si aspettava che arrivassi così presto e che quindi mi "ha perso" ed ha potuto farmi una foto solo di spalle.Sono sul penultimo rettilineo, ho appena svoltato dal Trinity College, il tifo è tantissimo, sono esaltato dal risultato che sto per realizzare, supero diversi amici, porgo qualche cinque a dei bambini che me lo chiedono, svolto a destra ed in fondo il cronometro segna un tempo impensato, trovo le forze per sprintare, passo in mezzo a due schivandoli per poco.A braccia alzate taglio il traguardo in 3:05'18'', un risultato che non avrei neanche sognato.Ma la crisi, mi chiedo, la crisi dov'è? Ho solo ceduto 45'' nelle ultime 3 miglia!Ma allora si può...Ma forse con qualche altro allenamento tra un mese...Calmo Margantonio, stai calmo prendi questo splendido risultato e goditi questa splendida giornata.I miei amici giungono sul traguardo comunque soddisfatti: Maurizio Ronchi in 3:38'47'', Vittorio Bosco in 4:16'09'', Silvana Tosolini in 4:26'45'', Enrico Lasio che abbiamo incontrato per caso conclude in 5:02'41''.Un breve saluto a Simone, qualche commento sulla mia gara un in bocca al lupo per la sua NYC Marathon e mi avvio verso l'ostello convincendo le mie stanche gambe che la fatica ormai è finita. Dopo una doccia di mezz'ora mi metto a letto e sul mio Ipod faccio andare a tutto volume la "Nona Sinfonia" di Beethoven, "We are the champion" dei Queen e per concludere la celebre aria di Puccini, "Nessun Dorma" interpretata da Pavarotti che con il suo VINCEROOOOOOOOOO' finale mi strappa anche una lacrima di commozione.
Maratonina del Carso 2007
Trieste - 29^ Maratonina del Carso
Domenica 7 ottobre per i podisti friulani vi erano diverse opportunità di scelta e considerato che siamo vicini alla maratona di Venezia molti, soprattutto tra gli amanti delle lunghe distanze, hanno optato per l’ultimo lungo.
Nell’alternativa tra la breve 8 km vicino casa a Reana del Rojale e la più dura Maratonina del Carso ad Aurisina (TS) ho optato naturalmente per questa seconda; le mie gambe, reduci dalla lunga fatica berlinese, hanno tentato di esprimere il loro disappunto ma la protesta è stata vana e di buon’ora ero “all’incrocio” ad attendere l’amico e compagno di club Pino Amato anche lui reduce dalla spedizione in terra germanica e fresco di personal best sulla 42,195. Ci avrebbe raggiunto alla partenza anche un altro berlinese “col dente avvelenato e assetato di vendetta da consumare a Venezia” e mi riferisco ad Oscar Bonetti.
Il primo interrogativo che ci poniamo è se la leggera brezza presente a Udine non diventi una forte bora in terra triestina, interrogativo presto svelato in quanto gli alberi che fiancheggiano l’autostrada non lasciano dubbi; aprire lo sportello dell’auto ci fa capire che oltre al vento troveremo anche l’aria fresca.
In terra triestina, come al solito incontro, tanti amici che conosco sia perché incrocio sulle strade delle gare ma anche tanti altri che mi leggono su questo sito nelle mie cronache e fa sicuramente piacere rivederli dopo alcuni mesi di astinenza da maratone e poter discutere dell’argomento preferito: la sfida alla distanza di Filippide.
Ma veniamo alla gara odierna.
Ad organizzare questa 29^a Maratonina del Carso è la società Marathon U.O.E.I. Trieste che vanta tra le sue fila ottimi giovani atleti ma anche grandi nomi storici del podismo triestino che hanno fatto la storia dell’Ultramaratona regionale quale Claudio Sterpin, ma anche ottimi podisti di lunga lena ancora in attività: Emilio Starz, Sergio Ruzzier, Gabriella Sterni tanto per citarne solo alcuni.
Mentre espletiamo le procedure di iscrizione uno stereo ad alto volume manda musica d’annata in dialetto triestino: a cantare è Lelio Luttazzi, certamente sconosciuto alle nuove generazioni ma ben noto ai più maturi, e così scopriamo che “solo davanti a un fiasco de vin quel fiol d’un can fa le feste perchè s’è un can de Trieste”. In questo clima festoso, ma anche molto serio come serio è l’impegno di tutti i triestini quando si mettono a fare sport, ci apprestiamo a partire per quest’altra fatica.
Ai nastri di partenza c’è anche Mauro Michelis fresco campione Italiano di Mezzamaratona cat MM50 dopo essersi già aggiudicato il titolo nazionale anche sulla distanza di maratona, tra tanti muli e belle mule anche un grande cavallo di razza Daniele Trampuz che fa sua la gara con ampio vantaggio mentre tra le donne non ha difficoltà ad imporsi Paola Veraldi.
Il percorso non offre grandi attrattive in quanto si tratta in sostanza di lunghissimi rettilinei che portano dalla partenza prima fino a Campo Sacro passando per Santa Croce con una ascesa costante e a tratti dura di circa 6 km, poi si svolta a sinistra per affrontare un altro lungo tratto che dopo il passaggio da Gabrovizza porta al giro di boa per rifare il percorso al contrario. In sostanza la seconda parte di gara è più agevole soprattutto psicologicamente perché la certezza di avere un finale in discesa permette di correre più rilassati.
La gara fa parte del circuito Coppa Trieste e forse anche per questo l’edizione odierna ha visto lievitare di molto gli iscritti ed anche i classificati (complessivamente 523 arrivati) e seppure la quota di iscrizione sia discretamente alta (almeno per gli iscritti dell’ultima ora) i servizi offerti sono all’altezza. Molto utile soprattutto il rilevamento dei tempi con chip che garantisce rapidità nell’allestimento delle classifiche e certezza del risultato.
La mia gara.
Mi presento al via con il segreto proposito, dopo l’esperienza berlinese, di tentare di stare sotto l’ora e trenta minuti che rappresenta il ritmo al quale punto di arrivare a breve per abbattere il muro delle 100 maratone sotto le 3 ore (sono fermo a 99 da più di un anno); questa gara è di difficile interpretazione quindi opto per una partenza tranquilla posizionandomi a centro gruppo.
Nel primo km mi lascio sfilare poi prendo il mio passo e comincio una lenta risalita del gruppone in costante progressione tanto da non permettere a quasi alcun podista di raggiungermi; uno dopo l’altro punto e raggiungo maglie variopinte, riconosco quelle nere della Fiamma Trieste, le gialle del Marathon Trieste, le rosse-amaranto del Runningworld.
Dopo il giro di boa non disdegno uno sguardo sull’altro lato della carreggiata per scorgere amici e compagni e cercare di individuare come va la gara femminile: dietro la battistrada che è irraggiungibile anche per me vedo in grande risalita la staranzanese e mia amica Elena Cinca che corona la sua corsa in progressione con un ottimo quarto posto assoluto e il proprio primato personale.
Non appena svolto, ed imbocco il lungo rettilineo finale di sei km in discesa, mi lancio alla rincorsa di una buona prestazione che ormai vedo alla mia portata. Cerco di sfruttare il treno di un paio di sloveni che mi sono davanti, viaggio ormai sotto i 4’ al km e seppure tanto affaticato sono euforico. Il vento per fortuna non ci ha dato molto fastidio essendo stato quasi sempre laterale. Negli ultimi due km spendo tutte le residue energie strappando un 7’46” (per 2097 m) anche se nell’ultimo rettilineo leggermente in salita non riesco a recuperare neppure un metro al concorrente che mi precede nonostante, di solito, mi riesce di farlo.
Concludo questa mia fatica in 70^ posizione con il tempo di 1:26’56”, prestazione che non avrei neanche sognato, molto lontana dall’1:19’ che realizzai nel 1999 in questa stessa gara, ma che mi dà ottime speranze di tornare sui vecchi standard in breve tempo.
I miei compagni di squadra Pino Amato e Mauro Ferlizza concludono in 1:34’ mentre Oscar Bonetti ferma il suo cronometro su 1:37’ e Modonutti Giulio in 1:49’.
Maratona di Berlino 2007
Ricomincio da Berlino
30.09.2007
In gennaio, al Brembo, avevo portato a termine la mia ultima maratona soffrendo tantitissimo, sofferenza dovuta al male fisico del tendine ma anche al pensiero dell’inevitabile intervento chirurgico che mi avrebbe fermato per molti mesi.
Dopo 9 mesi sulle strade di Berlino ho sofferto comunque tanto, in alcuni tratti ho anche avuto brutte sensazioni di stanchezza, mi sono chiesto persino chi me lo fa fare, ma ora che anche questa mia 140^ maratona è andata in archivio vedo dinanzi un orizzonte sereno che mi porterà a raccogliere in giro per l'Italia e per il mondo belle esperienze lungo quei fatidici 42.195 m che affascinano e rapiscono.
Ma veniamo alla esperienza berlinese.
Si parte da Udine in tanti alla volta della capitale tedesca, ben sette miei compagni di club ma anche tantisimi altri amici concittadini della Libertas, dell'Olimpia e di altre società, numerosi sono anche i goriziani e i triestini.
Renato, Pino, Oscar si muovono in camper, per loro si tratta di una breve gita con la famiglia, le condizioni atmosferiche disagiate e lo scarso tempo a disposizione forse limitano le opportunità di godere di Berlino; io scelgo l'aereo come pure gli amici Antonio, Francesco, Stefano, Aldo e Anna. Proprio in aereo comincia il clima maratona: conosco un texano che è accompagnato dalla moglie giapponese, entrambi sono all'esordio sulla 42 km. Con il mio scarso inglese, la mia mimica gestuale e l'aiuto di una cartina gli descrivo i punti topici della gara, quelli dove sarà inevitabile "vibrare" di emozione. Ci salutiamo dandoci appuntamento ad una possibile ma poco plausibile occasione di incontro.
Il sabato, giornata piovosa e fredda, scorre tra una visita al Museo di Pergamo, un giro nel quartiere ebraico e il ritrovo a cena con tutti gli amici in Kurfurstendamm, a pochi passi dall'albergo dove avevo soggiornato nella mia precedente esperienza berlinese.
Domenica mattina sembra di sentire i trilli delle sveglie dei 40.000 podisti che si preparano a convergere nella zona del ritrovo. Le fermate della metro consigliate sono tre: Potsdamer Platz, Friedrichstrasse e Berlin-Hauptbahnof; quest'ultima è immensa e disposta su quattro piani tutta con vetrate che per qualcuno con problemi di vertigini sarebbe rischioso entrarci, un miracolo di architettura che solo due anni fa era ancora in costruzione. All'uscita si forma un fiume variopinto di maglie colorate, si ascoltano idiomi sconosciuti oppure dialetti ben noti ai quali è impossibile non rivolgere un saluto.
L'auspicio comune di questo mondo in fila è quello di trascorrere alcune ore di corsa partendo da un punto per poi tornare sullo stesso dopo 42 km, provati nel corpo, prosciugati di tante energie ma arricchiti da belle sensazioni, dagli incitamenti del milione di spettatori assiepati lungo la strada sperando anche di cogliere il saluto del conoscente.
Come al solito a Berlino l'organizzazione è perfetta: praticamente impossibile accedere in zona spogliatoi se non in possesso del pettorale, deposito bagagli che non ha eguali al mondo, stand di 300 pettorali con due volontari addetti per posto (altro che "assalto a Forte Apache" di Venezia 2006), spogliatoi e docce allestiti in lunghissime tende con possibilità di sedersi per effettuare le operazioni preliminari e finali al termine della gara, bagni numerosissimi, blocchi di partenza organizzati in base al tempo accreditato e resi accessibili con un incanalamento lungo ma che non disturba (durante questa piccola passeggiata mi sento chiamare da Fulvio Massini, il noto preparatore di numerosi podisti, che mi fa gli auguri ben accetti perchè mi erano stati propizi anche nella mia precedente esperienza).
L'appuntamento con gli amici è fissato alla consegna delle sacche (postazione 16.000), in men che non si dica siamo tutti lì ed anzi troviamo anche altri udinesi, mentre facciamo la breve coda per le "operazioni di evacuazione" ne approfittiamo per immortalare la nostra presenza con la vista del Reichstag alle spalle.
Mi sento chiamare, mi volgo, sono di nuovo il texano e la giapponese: è piccolo il mondo!
Parafrasando una espressione entrata nell'immaginario collettivo dopo il trionfo calcistico del 2006, il "cielo sopra Berlino è tutt'altro che azzurro", immensi nuvoloni neri incombono; l'amico Stefano invano cerca di convincerci che di solito vanno in direzione di allontanamento dalle nostre teste, basta dare un'occhiata per capire invece che velocemente il nero viene verso di noi. Sarebbe veramente un peccato che la festa fosse rovinata dalla pioggia.
Gli ultimi accorgimenti: crema riscaldante, vaselina, verifica del chip e delle stringhe, qualcuno beve l'ultima "bomba". E’ il momento di andare non prima di aver pronunciato il rituale in bocca al lupo.
L'accesso ai blocchi è rigidamente rispettato, mi posiziono in quello a me destinato, il B, praticamente in prima linea, usufruisco ancora della rendita di posizione che mi viene dagli ottimi risultati dei bei tempi andati; parto insieme ai big, a pochi metri da Gebreselassie che oggi è in odor di grande gara (ed in effetti stabilisce il record mondiale con 2:04'26”).
Alle nostre spalle la porta di Brandeburgo si erge alta, è lì in attesa di celebrare il nostro trionfo quando tra qualche ora potremo passare sotto i suoi archi; dinanzi a noi il Siegessaule è solo il primo dei traguardi parziali da raggiungere e superare. Pochi secondi dopo lo sparo una branco di "animali scalpitanti" calca l'asfalto della Strasse des 17 Juni, l'adrenalina è a mille, mi sposto sul lato destro della carreggiata per non essere d'intralcio a coloro che "hanno fretta"; per oltre 20 km vedrò podisti che mi superano, sono tutti più veloci di me eppure non sto passeggiando. Calibro la mia velocità su un ritmo di 4'35”- 4'40” al km, mi rendo conto che è un azzardo considerato che non ho fatto alcuna preparazione alla gara se non pochissimi allenamenti e uno stop negli ultimi 20 giorni dovuto ad un problema muscolare, ma più lento non posso andare.
Dopo 7 km transitiamo nuovamente nella zona della partenza, su una strada leggermente in discesa si scorge un fiume in piena colorato, facce fresche e sorrisi ricambiano i saluti del pubblico, mi superano due amici dell'Azzano Runners che lascio tranquillamente sfilare. Ancora qualche km e transitiamo in Alexander Platz, (Alexander Platz auf Wiedersen, c'era la neve... cantava qualche anno fa Milva ed invece inaspettatamente qualche raggio di sole illumina la nostra via) questa famosa piazza è ancora poco fruibile per i lavori in corso, mi auguro che nella prossima occasione la possa godere appieno.
Una curva secca a sinistra ed un lungo rettilineo ci attende, quasi 5 km nei quali, a tratti di strada corsa in solitario, si alternano improvvisi capannelli di appassionati molto calorosi; mi raggiunge il mio amico e compagno di allenamenti Antonio Sette, con lui faccio qualche km, il suo passo è sciolto, il mio invece è forzato, le gambe sono pesanti, meglio non pensare, siamo ancora al 19° km e già pago il conto?
Si affollano nella mia testa brutti pensieri, ricerco nei più reconditi angoli del mio cervello la forza per non mollare, decido di mollare la compagnia di Antonio e subito dopo il passaggio al 19° km mi fermo 40 secondi per respirare e ripartire, il ritmo rallenta lentamente ma alla metà gara ho già ripreso e transito sotto lo striscione della mezza in 1:37'05”.
Lungo la strada su entrambi i lati ci sono gruppi musicali che ravvivano l'attesa degli astanti e concedono un attimo di distrazione a noi podisti, un gruppo di brasiliane ancheggia e batte su enormi tamburi... è dura conservare la giusta concentrazione. Mi supera una bellezza teutonica imponente, cerco di attaccarmi e ci riesco, grazie a questa provvidenziale nonchè graditissima lepre riprendo una buona andatura e quando raggiungo il 28° km il mio stato d'animo si galvanizza ancora di più.
In una piazza c'è grande movimento: da un lato ballerine variopinte ballano su un palco, dall'altro bellissime majorettes "dimostrano tutta la propria abilità" ai margini della strada.
Saluto a braccia alzate, e come lo scorso anno mi sento ricaricato di energie, da questo momento in avanti riprendo il ritmo iniziale, ormai nessuno mi supera, anzi sono io ad agguantare tanti amici in crisi. Al ristoro del km 31 mi fermo un momento per mangiare mezza banana e riparto di gran lena.
Sulla Kurfunstendamm mi sembra di essere a casa, riconosco tutti i posti che ho passato e ripassato più volte, due anni orsono su questa strada c'erano mia figlia e mia moglie ad incitarmi, quest'anno loro non ci sono, ma c'è la mia grande voglia di correre e la recuperata sintonia con la sofferenza.
Siamo in pieno centro cittadino, il pubblico è numerosissimo e calorosissimo, più volte ho visto gruppi organizzati di tifosi, danesi e spagnoli in particolare, spostarsi ed incitare a gran voce tutti ma in particolare i loro connazionali. Anche io raccolgo gli incitamenti dei parenti dei miei amici che scorgo ai lati della strada.
Subito dopo il 37° so che mi attendono solo due lunghi rettilinei, una andata e ritorno su due strade parallele che mi porteranno al traguardo.
Transitiamo in Potsdamer Platz accanto a quel che resta del celebre muro di Berlino, quel muro che era simbolo di divisione e prigionia ora è solo attrattiva per una foto ricordo; per molti di noi podisti c'è anche un altro muro che ogni tanto si erge alto intorno a questo punto della gara, molti rallentano, alcuni camminano, io il muro non lo vedo neanche.
Il ritmo è tranquillo, viaggio poco sopra i 4'30” al km, supero in continuazione, quando imbocco la Unter den Linden do fondo alle residue energie e strappo lo split migliore di tutta la gara. Uno sguardo alla ambasciata russa che maestosa troneggia sulla nostra sinistra: "Dasvidania" e volo verso la Brandenburger Tor.
Ho persino la lucidità di scegliere la navata sotto la quale transitare: quella centrale naturalmente! Un occhio al tempo, non ci sono possibilità di lottare con il cronometro per abbassare di un minuto, mi godo gli ultimi trecento metri tra due ali di folla che esaltate dallo speaker intonano un inno che non riconosco, lo immagino a me dedicato. Un momento prima dell'arrivo rivolgo le braccia al cielo e dedico come mi ero ripromesso questo ritorno alle gare a tutte e tutti coloro che in questo momento sono "fermi ai box" per motivi di salute.
In un'altra occasione vorrei che foste con me, con noi, a riprovare la gioia di arrivare sfiniti, distrutti ma felici di esserci sul traguardo di una maratona... e se poi si tratta della Maratona di Berlino è ancora di più, è tutta un'altra cosa.
Fermo il cronometro sul tempo di 3:16’17”, non è dei miei migliori in assoluto ma il primo della mia terza vita podistica.
Tanti complimenti anche a tutti i miei amici che avevo prima menzionato che hanno fatto tutti grandi risultati ma in particolare a chi è riuscito anche a migliorare il proprio primato personale: Pino Amato, Stefano Morandini, Anna Parrella , Adriano Gabrieucig ... e sto sicuramente facendo torto a qualcuno.
Dopo la gara chi mi ritrovo in aereoporto? L'amico texano con la compagna giapponese che alla mia domanda "A quando la prossima" mi rispondono seccamente "Never" (mai), ma basta uno sguardo e correggono con "perhaps next year" (forse il prossimo anno); io li saluto con un "Arrivederci a Roma in primavera".
Auf wiedersen Berlino.
Maratonina di Jesolo 2007
Una prima da migliorare
La prima edizione della maratona di Jesolo sarebbe dovuta partire l’anno scorso; tutto era avviato, erano già aperte le iscrizioni, un mio caro amico aveva programmato gli allenamenti per il grande esordio in una maratona serale, ma, poi, la concomitanza con un evento di tutt'altro genere, costrinse gli organizzatori ad annullare la gara, posticipandola all'anno successivo (comprese le iscrizioni): la mondanità aveva vinto sull'evento sportivo, “sederi e tette” avevano prevalso su bicipiti femorali e tricipiti della sura.
Sabato 16 giugno 2007, finalmente la Night Marathon ha preso il via, con la suddivisione in due grandi eventi distinti tra loro, con partenze in tempi e luoghi diversi: la mezza maratona e la maratona, con una corsa non competitiva di 4 km, a far da contorno.
Ho partecipato alla mezza maratona e, subito dopo l'arrivo, mentre mi avviavo con amici podisti al ritiro della sacca, sono stato invitato da altri atleti ad essere “duro”, nel mio consueto commento, nei confronti dell'organizzazione, da "stroncare" per le numerose pecche presentate durante la gara appena terminata. Solitamente, i giudizi “a caldo” sono da prendere con le pinze, specie se determinati da un risultato poco soddisfacente, però, alcune note negative meritano di essere sottolineate, al sol fine di aiutare gli organizzatori a fare meglio nella prossima edizione.
Prima di parlare della mia gara, quindi, voglio fare la disamina degli aspetti da rivedere e, al contempo, rimarcare le note che rendono, la “Night Marathon”, una bella gara.
Tra le note positive, vi è la decisione di partenze separate tra maratona e mezza, che permette a tutti di essere protagonisti e di poter assistere alla gara degli altri amici; il buon servizio di trasporto, con navette, dai parcheggi alla partenza della mezza a Cavallino; la stessa zona di partenza, ospitale e provvista di numerosi bagni chimici; la buona partecipazione del pubblico lungo il percorso, in particolare nella zona dei viali centrali e l'incitamento dei maratoneti, in attesa d’iniziare la loro fatica sulla doppia distanza, di grande aiuto per i partecipanti alla mezza.
Le note negative, a cui porre rimedio assolutamente, sono: misurazione sbagliata del percorso della mezza (il 17° km, che giungeva subito dopo una inversione ad U sul viale "del passeggio", era lungo almeno 1350 m, prendendo come riferimento i miei intermedi che erano estremamente regolari), probabilmente a causa del’errato posizionamento del punto di inversione; percorso allungato, poiché, all'arrivo, tutti i podisti con il GPS dicevano che segnava 21,6 (si tratta di un errore "imperdonabile"); ai ristori presenti lungo il percorso, davvero molto numerosi, anche se posizionati senza il criterio solito di queste gare, l'acqua mi è sembrata poca e, in alcuni casi, abbondantemente calda (penso che chi è giunto alle mie spalle abbia avuto problemi e spero che le scorte siano state ripristinate per i maratoneti).
Altre note dolenti sono la logistica e i servizi all'arrivo: l'arrivo sulla battigia, con l'ultimo tratto percorso sui tappeti, non mi è sembrato tanto affascinante, forse sarebbe stato più gradevole un arrivo sul viale principale con tanto di arco, illuminazione adeguata, spazi ampi, possibilità per pubblico e parenti di assistere ed incitare; l'area creata immediatamente dopo l'arrivo, era troppo limitata, tanto che, al mio giungere, intorno “all’ora e trenta”, si è formato intasamento e gran confusione, tra coloro che provvedevano al prelievo del chip e i pochissimi addetti alla consegna delle medaglie.
In breve, l'acqua, depositata sulla sabbia, è andata esaurita e questo non è concepibile al termine di una tale fatica nel mese di giugno, anche perché, il ristoro successivo, fissato nei pressi del deposito borse, era lontano oltre 500 metri, senza alcuna indicazione per raggiungerlo.
E' impensabile, inoltre, gestire una zona “deposito borse e spogliatoio”in mezzo alla strada, creando disagio agli atleti ed anche ai turisti che passavano, giacchè non c'era un'area adibita a spogliatoio con panche e le docce erano quelle dei bagni della spiaggia, totalmente aperte e con acqua gelata.
Ammetto che siamo in estate e in zona balneare, ammetto che non sono un “bigotto”, ma mi sembra poco “onorevole” che una donna sia costretta a fare la doccia in reggiseno e slip dinanzi a 200 uomini, seppur stanchi e "resi inoffensivi dalla fatica"! Per finire, è un grande spreco invitare uno dei migliori speaker italiani, se non gli è permesso di svolgere il proprio lavoro, che sa fare benissimo: vedere Brighenti rimanere inascoltato, mentre, con un megafono in mano, cercava di dare spiegazioni sul ritardo della partenza, mi ha fatto un certo effetto, considerando che di solito riesce a rendere elettrico il clima e a caricare tutti per la gara.
Il tracciato, piuttosto duro per la presenza di diverse curve ad U che interrompono il ritmo, è gradevole soprattutto nella prima parte e negli ultimi km, quando si arriva sui viali del Lido; viceversa, risulta assolutamente sgradevole nel tratto compreso tra l’8 e il10° km, quando si viaggia accanto ad una fila interminabile di auto tutte rigorosamente a motore acceso, che alimentano i nostri polmoni con aria "poco salubre".
La mia gara.
Giungo in auto al centro maratona per il ritiro del pettorale, senza che abbia visto, lungo la strada, neppure una indicazione dell'Expo, nonostante si tratti di un evento che coinvolge oltre 3000 atleti; per fortuna, ad accogliermi, c'è la prorompente energia di Filippo Bellin, conosciuto in un viaggio di trasferimento prima della maratona di Padova e da allora diventato grande amico, che gareggia sulla maratona (mentre la moglie sarà mia compagna di gara nella mezza): un breve scambio di saluti e via, in direzione parcheggio,rigorosamente abusivo (3 euro consegnati nelle mani di "due bell'imbusti" o "brutti ceffi", peraltro molti gentili ma che non rilasciano alcuna ricevuta). Sulla navetta che mi porta a Cavallino, dove è posta la partenza, non riconosco nessuno; anche tra coloro che mi circondano alla partenza, mi sembra di vedere pochissime facce note: è il mio amico Gianni Braidotti a farmi notare che sono alla partenza della mezza ed invece i miei amici sono per lo più maratoneti!
Oggi ho concordato con Giovanna Mulloni, un’amica podista udinese, che cercherò di farle da lepre per portarla al personale: per me non è una novità, sulla maratona l'ho fatto più volte con gran divertimento e, ogni volta, che qualcuno mi saluta, ricordandomi di essere stato il suo pacer in una gara, è una gran soddisfazione (a Jesolo, tre illustri sconosciuti, mi hanno salutato come loro accompagnatore alle maratone di Padova e Treviso sulle tre ore).
Trascorro quasi un'ora a discorrere, poi mi avvio per un breve riscaldamento, già in abbigliamento da gara, provvisto della mia bandana rossa; mi sento chiamare, si tratta del parmigian-parmense Andrea "Fanfo" Fanfoni, che non vedevo da tanto, ed è un momento emozionante: Andrea rimane uno degli amici della “prim’ora” del sito, con la sua solarità contagiante ed, inoltre, con l’ottima ospitalità in occasione della maratona di Parma, sempre calorosissima. Cerco, ora, altri amici udinesi: Anna, Aldo, Walter, Anna, Marco, Ezio, Gianni... poi tutti in gruppo per la partenza.
Siamo nelle prime file, non mi sembra di scorgere grossi nomi, siamo in molti, c'è tanta voglia di correre, tanta voglia di competere, non c'è bisogno di invitare grossi nomi per attirare i podisti, basta fornire buoni servizi ed, inoltre, i maggiori successi arrivano proprio dove l'ingresso viene limitato ai soli amatori.
La partenza è sul ritmo giusto, cerco di frenare l'impeto della mia compagna di viaggio nei primi 4 km, poi, invece, noto che, imboccato un viale controvento, il suo respirare diventa più difficoltoso, perde qualche passo, si agita a sistemare i capelli ed intuisco che, forse, qualcosa che non va.
Di solito, inizio ad incitare i miei compagni di viaggio dopo metà gara, stavolta mi vedo costretto a farlo già dal sesto km: il ritmo scende, Giovanna mi dice di andare, provo ad aspettarla ancora fino all'ottavo, ma l'intermedio segna un tempo troppo alto per sperare in positivo, concordiamo che sarà per una prossima e la lascio al suo destino (che saprà perfettamente assecondare), mentre io, incremento, e vado.
Tento di recuperare il terreno perso, quando arrivo nella zona centrale di Jesolo Lido, comincio a vedere tanti amici che attendono la partenza della Maratona e ne riconosco un sacco: il volto del brindisino di Rimini, Gemma, s’interroga sulla mia presenza sulla distanza breve; patron "Calderara" Gozzi mi saluta a gran voce, ai lati della strada sento gridare il mio nome, il mio cognome, il mio “nick” Margantonio e questo entusiamo mi carica. Ai margini delle transenne ci sono diversi bambini che porgono il cinque, la parte sentimentale del mio correre cede e vado a raccogliere il loro saluto porgendo la mia mano sudata, Vittorio Bosco e Marina m’incitano a voce alta, più avanti raccolgo il sorriso e il saluto delle sorelle toscane, Serena e Ilaria Razzolini.
L'incremento di ritmo comincia a farsi sentire nelle gambe, sulla strada si viaggia in due corsie, dinanzi a me ritornano coloro che sono avanti di qualche minuto, riesco a contare le donne e ad avvertire l'amica e compagna di squadra Anna Parrella che si trova in settima posizione, di circa un minuto dinanzi a me; faccio scattare il cronometro al cartello del 17° km (mi viene fuori un intermedio di 5'34'', mentre finora viaggiavo costante a 4'15''), non mi pongo tanto il problema, ma cerco di spendere tutte le residue energie in questi ultimi 4 km, recuperando diverse posizioni e concludendo con il tempo ufficiale di 1:32'11'', a pochi secondi da Anna che, intanto, ha concluso la sua gara in 8^ posizione assoluta.
Del dopo gara ho già detto. Mi piacerebbe rifare questa gara perchè correre in notturna m’ispira, ma vorrei che ci fosse un deciso “cambio di ritmo” da parte degli organizzatori, anche perché, precedenti esperienze di altre organizzazioni, anche molto rinomate, dimostrano che il primo errore è tollerato, ma, il secondo, si paga, senza perdono.
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