Dopo ogni caduta il rialzarsi è difficile ma prodromico ad una entusiasmante ripresa, si spera.
L'iscrizione alla Maratona di Barcellona l'avevo fatta in tempi non sospetti quando immaginavo di poterla onorare come due anni fa sotto le 3 ore; mi ritrovo invece in condizioni del tutto opposte ma con un principio di fiducia.
Il malanno sembra in via di risoluzione ma sicuramente non bisogna esagerare.
L'atmosfera è strana, in città seppure alla vigilia di un evento da 15000 iscritti tutto è molto tranquillo, l'Expo è decentrato, i podisti-turisti sono in netta minoranza rispetto ai turisti veri.
La domenica mattina un'ora prima della partenza tutto è ancora molto tranquillo, very soft, gli altoparlanti si affannano ad annunciare di sbrigarsi a consegnare le sacche ma sono poco ascoltati. L'ingresso nelle gabbie è tranquillo, chi ha frequentato solo Maratone italiane faticherebbe a crederlo, la tensione del tempo all'estero è molto meno asfissiante di quel che accade in Italia. L'obiettivo principale per il 90% degli iscritti è quello di diventare FINISHER e basta.
La mia gara.
Ho un preciso obiettivo: mantenere la calma, gestire il ritmo nella massima tranquillità, non compromettere la ripresa e cercare di portare a casa questo 171 traguardo possibilmente entro le 3:30 ma non a tutti i costi.
La notte di sabato scorre come se fossi un esordiente, quasi insonne, grande tensione, preoccupazione sulla condotta di gara, attenzione a non dimenticare nulla.
Raggiungo la partenza (circa 2 km) a piedi, il clima è ottimo; le previsioni annunciano una temperatura ottima che giustifica la partenza alle 8.30.
Già detto del clima soft entro nella prima gabbia (quella degli under three hours che ancora mi spetta di diritto), so già che questo significa dover subire un numero elevatissimo di sorpassi ma non me ne curo.
Correre a 5' al km mi è diventato ormai normale, quindi non fatico a gestire il ritmo; verifico con il mio Garmin ma non servirebbe.
Pian piano scorrono tutti i posti più noti di Barcellona, per la maggior parte si viaggia su lunghissimi rettilinei con il ritmo che viene influenzato dai numerosi saliscendi. Fatico non poco a tenere il ritmo, viaggio quasi al limite di quello che le mie gambe possono dare visti i pochissimi km percorsi negli ultimi mesi.
Transito a metà gara in 1:45', sono stato sorpassato da diversi amici udinesi che però nei lunghi rettilinei riesco a tenere d'occhio.
Al 30° km la stanchezza non è aumentata rispetto alla partenza, la mia scelta attendistica si è rivelata proficua e già qualche secondo sono riuscito a limarlo.
Inizio a spingere un po' e tenendo d'occhio l'amico Brusini prima e Fabrizio dopo, incremento il ritmo portandolo intorno ai 4'45'' con qualche km anche più veloce.
La chiappa tiene. Dal 35° non mi risparmio ed inizio una serie impressionante di sorpassi, circa 700 negli ultimi 12 km.
Gli ultimi 2 km sono una splendida apoteosi, vado di gran lena anche se poi guardandomi in video il mio modo di correre fa pena (evoluzione del triathlon?) ma è molto efficace.
Concludo in 3:26'07'' con uno split negativo di quasi 4 minuti.
La medaglia e una foto con Fabrizio sono il giusto premio per questo mio "nuovo inizio" che poi è solo una semplice tappa verso l'Ironman di luglio.
2 commenti:
ho un bellissimo ricordo di quella gara!sullo stile di corsa non ho visto immagini ma dalla foto sembra che il nuoto le spalle te le abbia allargate ;)
complimenti. bella prograssione finale (esattamente l'opposto di quello che di solito faccio io).
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