Nessuno può sentirsi sicuro di vincere, al momento di partire. Non si può star certi nemmeno di arrivare fino in fondo. La maratona è l'unica gara che si può perdere anche correndo da soli.
Perle di saggezza
Se vuoi correre, corri un miglio. Se vuoi conoscere una nuovaEmil Zatopek (citazione segnalatami da Giovanni Chessa)
vita, corri la Maratona!
Me medesimo in numeri
PB 2:36'28'' 08.10.2000 GoldMarathon Cesano Boscone (MI)
un centinaio di MEZZE corse
PB 1:13'09'' 01.10.2000 Udine
cinque 6 ORE
PB 73,096 km (Buttrio 2014)
cinque 100 km (4 Passatore)
PB 8:51'28'' giugno 2005 in pista Fagagna (UD)
PB Passatore 9:09' 2004 Firenze-Faenza
una 12 ORE
PB 119,571 km 31-08-2014 Passons (UD)
3000
PB 9'39'' San Vito al Tagliamento (PN)
5000
PB 16'27''
10000
PB 35' 36''
3 VOLTE IRONMAN FINISHER
venerdì 26 febbraio 2010
In attesa di tempi migliori
lunedì 22 febbraio 2010
Verona Marathon
Grande successo per la Verona Marathon abbinata alla Romeo e Giulietta HalfMarathon. Non accade molto spesso in Italia di riuscire a portare al traguardo ben 5550 atleti e soprattutto nella primissima parte della stagione. Sono 1709 coloro che hanno affrontato la distanza classica dei 42,195 km mentre 3826 coloro che hanno scelto la più “sentimentale” e abbordabile Romeo & Giulietta, a loro si sono aggiunti 15 disabili.
Dove sta la ragione di tanto successo? Ognuno potrebbe avere la sua ricetta, a mio parere risiede nell’affidabilità di un’organizzazione che già lo scorso anno aveva testato bene il polso dei podisti del Nord-Est; si aggiunga a questo la scelta del costo abbordabile, un pacco gara invitante, un percorso suggestivo con il passaggio in Arena nel finale.
Avevo partecipato anni fa alla maratona nella città scaligera su un percorso diverso, lo scorso anno la sventura mi aveva privato della soddisfazione di correre costringendomi al ritiro già al primo km; grande era quindi la voglia di essere protagonista e arrivare a braccia alzate in Piazza Bra’.
Accolgo con soddisfazione la proposta di affrontare la gara come pace-maker anche se devo “ripiegare” sul tempo delle 3.15 un po’ per necessità dell’organizzazione ma anche e soprattutto a causa delle mie non perfette condizioni fisiche. Questa situazione mi stimola ad invitare la mia compagna di allenamento Monica alla partecipazione con l’allettante occasione di starle accanto su un ritmo che ritenevo per lei abbordabile. Ho stimolato la partecipazione di molti miei compagni di squadra dell’atletica Buja e devo dire che il riscontro è stato anche superiore alle mie attese così che ci siamo ritrovati al traguardo in 32 ai quali si sommano altri che comunque si sono aggregati a noi.
Ottima l’organizzazione in quasi tutti i suoi aspetti, chiusura al traffico completa, logistica alla partenza e all’arrivo perfetta, docce calde e numerose per tutti, lo spogliatoio forse poteva essere più grande, servizio di pace-maker abbondante e affidabile, pacco gara, come già detto, abbondante. Bella medaglia al traguardo a coronare un arrivo indimenticabile.
Da incontentabile appassionato di maratone che cerca di stimolare sempre al miglioramento offro un paio di spunti che si possono ancora migliorare: approntare i tavoli dei ristori disponendo o di bottigliette o comunque di più personale (diversi nella prima parte hanno avuto problemi); rivedere la misurazione del percorso. Molti Garmin hanno rilevato che gli ultimi 3 km erano decisamente lunghi ma oltre a questo la sensibilità dei più esperti non lasciava adito a dubbi: ci hanno “deliziato” di un paio di centinaia di metri in più. Dettagli, per carità, ma se migliorare si può perché non farlo?
Noi del Buja arriviamo in diversi gruppi alla partenza, ci si ritrova con altri amici per condividere i momenti prima del via ed ultimare le operazioni preliminari. C’è attesa, c’è tensione, siamo ad inizio di stagione ma già qualcuno cerca il risultato, quella gratificazione al lavoro svolto durante questo freddo inverno. Sono state settimane di lunghi, di tanti km corsi ed ora si prova a raccogliere o quantomeno di testare la gamba in vista della prossima Maratona di Treviso.
Indosso la canotta di pace-maker delle 3.15, è la prima volta che lo faccio. Molti mi dicono che sarà una passeggiata ma a tutti ribatto che la Signora Maratona va sempre rispettata e non va mai affrontata con sufficienza perché il conto può arrivare in qualsiasi momento ed essere anche molto caro.
I minuti di attesa al via sono un continuo scambio di saluti e risposte a domande scontate, la tensione cresce e mi ritrovo con le gambe molli quando lo starter con qualche secondo di anticipo ci dà il via.
Avevo appuntamento con Monica che però non vedo, sarà davanti. Prendo il passo con i miei compagni di ventura, cerchiamo di recuperare il leggero ritardo accumulato in modo graduale ma già al terzo km siamo sulla media desiderata. In questa prima parte la strada è larga, l’affollamento non dà problemi. Viaggio con rilassatezza volgendo lo sguardo innanzi alla ricerca della bionda chioma di Monica, al lato alla ricerca dell’intesa con i colleghi pacers, vedo alla ricerca di qualche amico da salutare ed incitare. Passa Fabio, lo davano in precarie condizioni fisiche ma va, lo segue a poca distanza suo fratello Alberto con un passo decisamente più agile (e in effetti corona la sua gara con un gran risultato). Quando dopo diversi km riprendiamo Monica le è al fianco Ilenia anche lei amica di allenamenti al parco. Il gruppone è veramente numeroso: è un piacere ma anche una grande responsabilità tenere il giusto ritmo. Viaggiamo costanti senza battere ciglio, riprendiamo Fabio in evidente crisi ( difficile affrontare una mezza febbricitante), non ci rimane che incitarlo e sperare che riesca a portare a termine la sua impresa.
Giunge il bivio al di là del quale saremo in netta minoranza che sceglieremo la via più ardua della Maratona. Ci avviamo sul lung’Adige, abbandoniamo il centro, rimaniamo scoperti alla mercè del vento che in questo primo tratto non ci danneggia molto. Sul lato opposto della strada i primi ritornano, per la verità scorgiamo il primo che ha ormai fatto il vuoto; passano diversi minuti prima di vedere un altro gruppo di atleti africani.
Improvvisamente sento che qualcosa si agita dentro, non sono rimorsi di coscienza ma qualcosa di molto più materiale ed inderogabile. Sono costretto al pit-stop, avverto i colleghi e dopo aver preso un po’ di vantaggio mi apparto. Che scena! Appartato dietro una siepe ma con i palloncini coloratissimi che annunciano la mia presenza urbi et orbi. Le battute si sprecano. Libero e leggero riprendo la mia strada alla rincorsa del gruppetto smarrito.
Ora arrivano di fronte a me alla spicciolata: le prime due donne, un incitamento è d’obbligo; il compagno di squadra Luca Pascolo sempre bellicoso (concluderà benissimo in 2.48), poco distanti i pace-maker delle 3 ore Denis e Marco compagni di tanti allenamenti.
Quando riprendo il mio gruppetto mi affianco a Monica che colgo in tensione perché non si fida del ritmo leggermente elevato degli ultimi km. Il lung’Adige sembra infinito, il leggero vento contrario dà fastidio, la media però è sempre perfetta. Quando transitiamo al 30° abbiamo ancora qualche secondo di vantaggio. La maratona inizia qui, lo sappiamo tutti ed io comincio il mio incitamento verbale verso i compagni di ventura. Ben presto la voce va via. Il pubblico ai lati della strada è scarso e poco incline all’applauso. Ancora di più apprezziamo qualche sparuto incitamento. Manca poco più di mezz’ora al termine quando transitiamo in zona arrivo. Quelli della mezza hanno finito la loro fatica, sentiamo ed individuiamo tanti amici che ci caricano, Gian Paolo Amaduzzi (all’ennesimo miglioramento) si sbraccia e con lui tanti altri. Non posso nascondere che mi emoziono, le gambe sono veramente molli, sento fatica ma anche responsabilità di portare al traguardo Monica e gli altri, tanti altri con questa media fino all’arrivo. Non mi risparmio, i tratti di pavè che ora si succedono danno fastidio ma il consumarsi dello spazio che ci separa dall’apoteosi ci rende euforici.
Gli ultimi km sono interminabili, sprono Monica a tentare di riprendere anche un’altra donna che è davanti dopo averne prese tante nella seconda parte di gara. Il suo tentativo non sortisce effetti e le siamo di nuovo addosso, giriamo intorno all’Arena. Pavè, curve, questo dannato km che non vuole finire mai. Entriamo nel regno della lirica, profaniamo un tempio ma oggi è il nostro giorno. Lo speaker Fabio Rossi non si risparmia, poco prima di noi è transitata la compagna di squadra Anna Parrella che ha concluso in 3.12. Vedo il buon Antonio Rossi che ci immortala in foto, un ponticello e siamo fuori dal tempio. Ci spetta un lungo rettilineo infinito, guardo davanti, il cronometro è spento, viaggiamo al buio, porgo la mano a Monica e dal lato opposto si pone l’altro pace-maker. Giungiamo a braccia alzate in tre (non capisco come abbiano fatto a classificarci con tre tempi diversi). Il tempo ufficiale segnerà 3.15.04. Tutta colpa di quei dannati metri in più, ma si tratta di un dettaglio. La medaglia, ci vuole la medaglia al collo. Ma la medaglia non arriva. Ah questa non me la dovevate fare. Ci sono i militari a distribuirle ma si limitano a consegnarle a mano. E’ una delusione: dopo 42 km io voglio essere omaggiato da una bella ragazza sorridente dopotutto ho fatto tutta la fatica solo per quello.
Monica è stanca io non meno. Scorgiamo gli amici che hanno affrontato la mezza: sia Agnese che Piero hanno fatto il proprio PB anche se con opposte reazioni. Ogni arrivo è un successo nella corsa di lunga distanza, la fatica merita rispetto e un PB merita di essere accolto sempre con un sorriso.
Il post gara nell’attesa degli altri amici scorre via veloce; un’altra giornata in compagnia è consumata, un altro tassello aggiunto alla meraviglia della nostra passione.venerdì 19 febbraio 2010
Maratona di Verona
5967 ALTOBELLI GIUSEPPE MM45 6898 CIARLA ANNA MARIA MF40 6899 DEGANO STEPHANO MM40 5973 FERLIZZA MAURO MM40 7867 MARGIOTTA ANTONIO MM40 5163 MORANDINI STEFANO MM35 6900 MUCIN MICHELE MM35 5995 PARRELLA ANNA MF45 6901 PARRELLA ANTONELLA MF50 5164 PASCOLO LUCA MM40 5974 SETTE ANTONIO MM45 5975 TITTAFERRANTE RENATO MM45 6902 VIRGOLINI FABRIZIO MM50 5976 ZENAROLLA MONICA MF35 6903 ZORATTI MARIO MM45
Mezza Maratona
1407 AMATO GIUSEPPE MM50 2464 BELTRAME ANDREINA MF45 2471 BELTRAMINI GIAN PIERO MM45 1426 BERTOLDI PAOLO MM35 1427 COMINI ANDREA MM35 2472 DE CILLIA ILARIA MF45 366 DI GIOSEFFO GIANPIETRO MM45 2466 DIGITO FRANCESCO MM50 1428 EVANGELISTA MICHELE MM45 2473 FASUOLO BERNADETTE MF35 1429 GRION PAOLA MF45 1430 MADDALENA GIOVANNI TM 2474 MARANZANA LAURO MM50 1431 MEGA MARIANO MM35 2475 MERLUZZI ANNA TF 1432 MIANI NICOLA MM40 367 MICHELUTTI FRANCESCO MM40 1433 NOSELLI MARCO MM45 1434 OLIVO MARINO MM50 1435 SCOMPARIN MORENO MM35
Ci sarà sicuramente da diverstirsi.
Mercoledì: sci di fondo
martedì 16 febbraio 2010
Bici + corsa...può bastare?
domenica 14 febbraio 2010
Progressivo da manuale
martedì 9 febbraio 2010
Lenta ripresa dopo la Maratona
lunedì 8 febbraio 2010
Maratona del Salento d'Amare
La Maratona del Salento chiama come una sirena di Ulisse ed io non resisto al fascino del ritorno nella terra natia per viverla nella maniera che mi è più congeniale: di corsa. Sebbene le premesse non siano delle migliori a causa delle deficienze fisiche che mi accompagnano da mesi non posso mancare, è troppo forte il desiderio di assaggiare l’ebbrezza delle campagne del sud-Salento, gustare i colori tenui dei mandorli in fiore, il giallo del trifoglio selvatico in fiore, perdersi negli uliveti percorrendo strade a tratti sconnesse, attraversare piccoli paesi che conservano ancora oggi i tratti dell’antichità contadina. Perché il Salento è ancora e anche questo.
Da qualche anno la partenza della Maratona del Salento d’Amare (è questa le giusta denominazione) è stata spostata a Casarano nei pressi del mitico stadio Capozza mentre l’arrivo avviene tradizionalmente nel centro di Parabita.
Quando giungiamo nei pressi dello stadio accompagnati dalla navetta è ancora molto presto, sono in compagnia di molti maratoneti che vengono da fuori, apprezzano il manto erboso e qualcuno ricorda il nome di della squadra del Casarano che anni fa aveva attraversato momenti gloriosi ed io con loro rammento una partita di Coppa Italia vissuta da spettatore su quegli spalti a tifare Lecce.
Ora su quelle gradinate ci sono podisti che si preparano per la lunga fatica lunga 42 km
e spiccioli, cercando di dipanare l’incertezza tra manica lunga, manica corta o canotta si riportano alla memoria vecchie corse, vecchie gare, incontri storici o episodi banali. Se a rivivere questi momenti trovi un “personaggio” come Fabio Marri, il “Diretur” del primo www.Podisti.net i viaggi con la memoria sono una certezza e …un passaggio per Prato è assicurato.
Numerosi incontri con amici leccesi: Anna con la quale feci una foto in occasione di una nostra partecipazione alla NYC Marathon, un amico che condussi alla sua prima volta sotto le 3 ore a Reggio e poi tanti e tanti altri, scopri le comuni radici con un blogger che frequenti da tempo…
Siamo pronti per partire. Era da molto che mi presentavo allo start senza sapere che ritmo impostare, mi lascerò guidare solo dalle gambe, saranno loro a scandire i tempi, stavolta il cervello può starsene tranquillo.
Questa maratona è dura, lo so, l’ho imparato nelle precedenti quattro partecipazioni nelle quali ho ottenuto sempre ottime prestazioni ma faticando tantissimo.
Un breve giro a Casarano e “tirituppete” si va a Matino, è un lunghissimo rettilineo come i tanti che troveremo lungo il percorso, e questo, come gli altri ha notevoli pendenze. La piazza di Matino di accoglie affollata da numerosi cittadini che ci fanno anche la festa tirando fuori “dalle poce” (le tasche) le mani per il loro caloroso incitamento.
Si va; viaggio insieme ad un gruppetto nel quale compare la quarta donna che è atleta di casa. Lì davanti Calcaterra non ha avversari mentre in campo femminile le signore delle Ultramaratone Carlin-Casiraghi-Sanna seguite dalla croata Vraijc la fanno da padrone. Purtroppo Monica Carlin è ben presto costretta al ritiro a causa di problemi al piede, problemi che vivo fino all’arrivo a Venezia in quanto il rientro nel Nord-Est è stato comune.
Verso metà gara affrontiamo qualche km di leggera discesa, lascio andare le gambe e mi ritrovo a transitare alla mezza in 1:30’ la qual cosa mi fa illudere per qualche momento di aver fatto Bingo…ma il ricordo del mio stato e dei km che ancora devo affrontare mi riportano coi piedi per terra.
Dinanzi a me nei lunghi rettilinei vedo e intravedo numerosi podisti, l’obiettivo diventa cercare di agguantarne il più possibile. Mentre le gambe fanno il loro compito il mio “cervello matematico” inizia a elaborare medie e tempi finali possibili. Anche nella peggiore delle ipotesi il 3.10 è assicurato tutto il guadagno sarà manna dal cielo.
Scorrono i km, il tratto da Alezio a Taviano è interminabile ma almeno ci sono tratti a favore di vento, il giro di boa ci proporrà invece il vento in faccia dopo il 30esimo. Il ritmo scema, la strada diventa sconnessa, si viaggia su strade rurali, buche, curve, solo raramente qualche addetto a presidiare gli incroci. Bisogna ricercare in se stessi energie per continuare. Pur calando vistosamente il ritmo, evidentemente riesco a trovarne più degli altri visto che continuo a riprendere podisti che mi precedevano. Chiedo ausilio alle più profonde scorte di energia mentale per andare avanti, concentro la mia attenzione sul concorrente che mi precede e dedico ogni km alle persone che sono certo mi abbiano pensato.
Parabità si vede di fronte a me, le sue case prevalentemente bianche, i numerosi ripetitori televisivi e telefonici. Quando finalmente transito al rifornimento del 40° prendo la bottiglia, due sorsi me la rovescio in testa e mi lancio per un finale nel quale mi impongo di spendere fino all’ultima energia: sarà una gara con il cronometro voglio batterlo. Voglio arrivare prima che scatti il quarto minuto dopo le 3 ore.
Punto un concorrente in maglia celeste che mi precede, gli recupero metro su metro, improvvisamente si ferma. Ho perduto la bussola, con un volo pindarico mi sposto nel mio Parco del Cormor, percorro idealmente il mio ultimo miglio a cavallo tra Parabita e Udine. Follia? Non ho risposta. Nel cuore sento soddisfazione, per aver portato a termine questa mia 161^ fatica lunga 42,195 km, di averlo fatto incoscientemente, di aver goduto di 36 ore di spensieratezza, di essermi sentito veramente me stesso.
Negli ultimi metri, anche questi segnati da una bella salita, dò fondo alle ultime energie ma trovo anche la forza di regalare un sorriso ad un fotografo.
Il traguardo lo taglio a braccia alzate come al solito, è un’altra vittoria. Chiudo in 3.03.47. Non ci avrei scommesso una lira ma ancora una volta si concretizza il miracolo: quando indosso un pettorale tutto si trasforma, il mio istinto agonistico prevale e quel che sembrava impossibile diventa reale.