La mia nona maratona di Venezia è stata una maratona corsa nell'ombra. Nell'ombra e all'insegna dell'attesa per il risultato e le tante emozioni che mi avrebbero concesso gli altri amici con la loro gara che era si gara vera.
La mia VeniceMarathon è cominciata con diverse settimane di anticipo, seguendo passo passo le incertezze, le richieste di aiuto, di consigli degli amici che puntavano a questa gara come momento di esordio in maratona o come momento di rilancio dopo un lungo stop.
Alla fine la favola ha avuto alterni finali, c'è chi come Ilenia, piangendo e soffrendo potrà ricordare per sempre questa giornata come una delle più sofferte ma anche delle più felici della sua vita podistica (e non solo forse); c'è chi come Monica può gioire di poter finalmente tagliare il traguardo di una maratona dopo due anni di vicissitudini con le tibie che non volevano più sapere di macinar km.
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Sono felice se in entrambi i casi ho contribuito a motivare e dare un sostegno lungo il percorso di avvicinamento alla partenza della VeniceMarathon, poi dopo lo sparo ci hanno messo loro le gambe, la testa, la volontà di portarla a termine.
C'è anche chi come GianPaolo voleva vendicare l'ennesima resa ai crampi che aveva dovuto subire a Berlino, ero veramente convinto che stavolta ce la facesse e che il grande lavoro svolto si concretizzasse poco dopo Piazza San Marco, ed invece anche stavolta Mr Crampuz si è preso gioco di lui e lo ha costretto ad alzare bandiera bianca sul Ponte della Libertà.
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Sarebbe lungo elencare le persone che ho atteso al traguardo, quelle che ho incontrato alla partenza dopo averli persi di vista per alcuni mesi; la mia VeniceMarathon sarà il ricordo dei loro trionfi e delle loro piccole sconfitte, per me rimarrà ben poco.
Avevo pronosticato prima della partenza un tempo di 2:52'-2:53' per me, la mia gara in sostanza si è risolta nell'inseguire quel tempo perdendo di vista tutto ciò che mi scorreva ai lati. Ho dovuto dar fondo a tutte le mie energie, ho dovuto correre nel finale e fare uno sprint lunghissimo per riuscire nel mio intento e ci sono riuscito.
Sono arrivato pochi secondi prima che il cronometro decretasse il mio fallimento nel pronostico, ma ce l'ho fatta: 2.53.55.
Eppure la vigilia si presentava bene, la giusta tensione, una sensazione che ad alcuni amici ho confidato essere concentrazione, una sabato passato riposando, una cena da perfetto maratoneta, una nottata che sembrava iniziare bene e poi è terminata con la solita insonnia da maratona.
Anche le ore che hanno preceduto la gara, con il viaggio per raggiungere Venezia e poi Stra in autobus sembravano scorrere nella maniera giusta, concentrato sul ritmo da scandire, ma soprattutto con la testa già all'arrivo nell'attesa del risultato degli altri.
Prima della partenza ho rivisto tanti amici di maratone, con alcuni solo un saluto, con altri scambi di impressioni e racconti di gare in attesa dello start.
Dopo lo sparo un black-out, di solito il popolo veneto che è sempre presente lungo le strade delle maratone di questa regione mi carica, riesco a raccogliere energie dai loro incitamenti, le mani dei bambini che cercano il “cinque” mi caricano di adrenalina. In questa occasione invece l'attraversamento dei paesi, le orchestrine lungo il Brenta sono scorse senza lasciare segno, solo in un paio di casi ho mimato un applauso verso alcuni insegnanti e genitori che protestavano.
Ad ogni km uno split, 4'04'', 4'05'', 4'10'', 4'00''. Numeri. Tempi. Media perfetta. Passaggio alla mezza in 1:25'42'', 18 secondi più veloce di quanto previsto.
Marghera è brutta come al solito, ormai lo sanno tutti, ma per me quest'anno lo è stata di più; 21 km ed ancora nessuna buona sensazione.
Arranco, ci sono dei momenti nei quali mi stacco dai compagni di ventura, poi una breve progressione per riprenderli.
Entriamo nel Parco di San Giuliano, due anni fa alla prima esperienza di questo nuovo percorso mi era sembrato affascinante stavolta lo sento solo inutile ed eccessivamente tortuoso e faticoso.
Improvvisamente i miei intermedi sul cronometro si alzano, dal km 29 al 34 perdo quasi 10'' al km, sento bruttisime sensazioni, non vedo l'ora di uscire da San Giuliano, nonostante questo comincio a riprendere qualche concorrente. Faccio un po' di conti, se continuo di questo passo l'unico obiettivo è terminare sotto le 3 ore.
Appena fuori da San Giuliano su una ripida salita mi prende anche un accenno di crampi, e tra poco inizierà anche il terribile Ponte della Libertà.
Poi improvvisamente quando le colonne che segnano l'inizio del ponte ci immettono in laguna accenno ad un disperato tentativo di rilancio.
Miracolosamente le gambe ricominciano a girare, nel punto in cui tante volte avevo alzato bandiera bianca stavolta comincia la mia rinascita. Km dopo km gli intertempi si abbassano, sono numerosissimi i podisti che riprendo. Ridiventa concreta la possibilità di centrare il pronostico, raccolgo ogni incitamento che mi viene da persone note e sconosciute, attraversato il ponte di barche che ci immette nel km finale mi lancio in uno sprint lunghissimo, Michela, Daniela, gli amici del San Martino, sento tanti incitamenti ma non ho tempo per guardarmi attorno.
Là davanti un cronometro corre ed io devo arrivare prima che tocchi le 2:54'.
Riesco nel mio tentativo e concludo questa mia strana maratona.
Analizzando i dati a mente fredda scopro che ho fatto una delle gare più strane di sempre ma aver superato 47 concorrenti negli ultimi 12 km mi conforta e mi da lo sprone per ripresentarmi alla prossima con ancora maggiore determinazione e volontà di riprovare anche sensazioni belle oltre che pensare ai ritmi.
PS
un mio amico ha ritrovato lungo il percorso un “pezzo” di Garmin 305 che contiene tutta l'elettronica chi lo avesse smarrito può contattarmi.
1 commento:
Antonio, mi spiace per le sensazioni non buone che hai avuto durante la corsa ma mi pare che alla fine qualcosa di buono, se non ottimo, te lo sei portato a casa: il tempo entro il pronostico e la consapevolezza di aver aiutato l'avvicinamento a Venezia di tanti tuoi amici...
Sempre grande!
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