Ma partiamo con ordine seppur sinteticamente.
Parto con la precisa intenzione di non scannarmi, i 20 km iniziali scorrono via tranquillamente. Raggiungo Cividale del Friuli e via Prossenico e Vernasso (con tutte le frazioni di San Pietro al Natisone) raggiungo il cartello Montefosca.
Il cartello indica il mio obiettivo a 13,5 km; si tratta di una salita che ho già scalato lo scorso anno con Luca e non la ricordavo nè tanto lunga nè impegnativa al massimo.
Prendo a salire per una strada rifatta in gran parte di recente, non ci sono molti tornanti ma lunghi rettilinei dove la pendenza è molto regolare.
La prima frazione che raggiungo è Erbezzo, finalmente riesco a respirare per qualche centinaio di metri anche se la fatica è resa meno gravosa dal silenzio della montagna. Si sente solo il cinguettio degli uccelli e lo svolazzare di qualche rapace che si alza in volo, ne ho contati almeno 5 nella mattinata. Dopo Erbezzo pochi minuti di ascesa e raggiungo Zapatocco dove vicino al cartello saluto un vecchietto che gentilmente mi aveva chiesto come stessi.
Ormai la salita volge al termine quando raggiungo Calla che si apre con un bel panorama.
Affronto qualche km di piano prima di raggiungere Montefosca; lungo la strada incontro alcuni lavoratori della forestale che stanno ripulendo la strada e li ringrazio, in fondo stanno lavorando anche per me.
La discesa è difficoltosissima, vi sono tratti con pendenze impegnative ma soprattutto l'asfalto è molto dissestato, vado a passo di lumaca.
Ho modo però in questo pezzo di apprezzare la primavera nel suo massimo splendore; tanti fiori, crochus viola che colorano il panorama, primule qua e là, una specie di margherite bianche si appropriano di isole di terreno. Sono in quella che Luca, lo scorso anno mi disse chiamarsi il Piano delle Fracadizze.
Ho ancora una salita, seppure non impegnativa prima di raggiungere Bocchetta Sant'Antonio dove troverò il "quadrivio delle scelte". Mi fermo per una foto ed intraprendo la discesa di Canebola. Quando la discesa è quasi terminata una serie di buche inevitabili a causa di un incrocio con una macchina e sento il sedere ballonzolare sul duro. Ho forato.
Senza por tempo in mezzo, cambio camera d'aria e via verso Faedis.
Non mi sento sicuro a proseguire il mio disegno, troppo avventuroso andare su a Porzus in solitario senza "scorta", meglio rimandare e così prendo per la statale fino a Nimis da dove rientro riuscendo a portare in porto comunque il mio centello che mi lascia però solo parzialmente soddisfatto.
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